Tortrice grigio-violacea (Archips xylosteanus) Avversità >>

Piante ospiti e danni


Archips xylosteanus
è un lepidottero tortricide assai polifago che vive in genere a spese di essenze forestali comprendenti: quercia, acero, salice, faggio, frassino, olmo, tiglio e addirittura abeti. L'insetto attacca anche le piante da frutto (melo, pero, cotogno, ciliegio, susino, ribes, sorbo, nocciolo, castagno, ecc.). Il melo e il cotogno sono, tra i fruttiferi, quelli maggiormente attaccati.

 

Le infestazioni sono per lo più sporadiche, di entità assai inferiore a quella delle altre più comuni tortrici ricamatrici e sono localizzate soprattutto nelle coltivazioni di melo dell'Italia del Nord, nonché nei frutteti collinari ubicati in prossimità di zone boschive.

 

La larva lega con fili sericei le foglie dei germogli per poi compiere erosioni a carico del lembo. Attacca talora anche le foglie libere nel qual caso arrotola trasversalmente il lembo fogliare, a partire dall'apice, formando una sorta di sigaro nel cui interno si sviluppa e si incrisalida quando è divenuta matura. Le larve danneggiano anche i bottoni fiorali e compiono profonde erosioni sui giovani frutti.

Ciclo biologico


L'insetto si evolve con una sola generazione all'anno. Sverna allo stato di uova deposte in ovoplacche sulla corteccia dei grossi rami e del tronco o, come accade per il pero, nell'infossatura che si forma nelle borse fiorali in seguito al distacco del peduncolo del frutto.

 

All'inizio della primavera, in genere a partire dalla metà di marzo, in occasione dell'apertura delle gemme, nascono le larve. Esse si portano sui germogli all'apice dei rami per attaccare le giovani foglie, quindi danneggiano i fiori e i frutticini. La larva completa lo sviluppo alla fine di aprile, in 30-40 giorni, per incrisalidarsi all'interno dell'ultimo cartoccio fogliare. Gli adulti sfarfallano in maggio, dopo una decina di giorni. Alcuni giorni dopo la loro comparsa si accoppiano e poco dopo la femmina depone qualche centinaia di uova, riunite in 5-8 ovoplacche brunastre composte in genere di 30-40 elementi, destinate a schiudere nella successiva primavera.