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HABITAT E SPECIE CHE DIPENDONO DALLA GESTIONE AGRICOLA

La sopravvivenza di molti degli habitat e delle specie di interesse comunitario dipende dalla gestione agricola. Sono ben 24 gli habitat che in Italia (sui 58 individuati in tutta l’UE) dipendono da adeguati sistemi e pratiche agricole, di cui 6 prioritari, cioè in pericolo di scomparsa. Per 7 di questi habitat la dipendenza da pratiche agricole estensive è totale, cioè la cessazione o cambiamenti significativi nella intensità di gestione comporta alterazioni spesso irreversibili nella loro struttura e composizione in specie. Si tratta di habitat prativi seminaturali che includono diverse tipologie di formazioni erbose che insieme occupano circa il 69% della superficie complessiva di tutti e 24 gli habitat, che è pari a 8.109.000 ha. Tuttavia, gli habitat associati ad attività agricole mostrano uno stato di conservazione peggiore rispetto agli altri habitat e le praterie sembrano essere proprio quelli sottoposti alle maggiori pressioni.

 

Delle 259 specie di interesse comunitario individuate a livello europeo come associate a ecosistemi agricoli o prativi, quelle presenti in Italia sono 105: 18 piante, 9 invertebrati, 3 anfibi, 3 rettili, 6 mammiferi e 66 uccelli. La maggior parte delle specie sono principalmente associate agli habitat prativi, e in minor numero a colture agricole estensive o richiedono entrambi i tipi di sistema agricolo.

 

Di queste specie, 14 si trovano solo in Italia: 9 piante, 2 farfalle, 2 anfibi e 1 mammifero, il camoscio d’Abruzzo. L’Italia ospita anche la maggior parte delle popolazioni dell’Unione Europea di Pernice sarda e Coturnice.


Il nostro paese riveste quindi un ruolo di grande responsabilità per la conservazione di queste specie. Tuttavia, lo stato di conservazione generale sfavorevole del 70% delle specie e il declino della maggior parte degli uccelli associati agli agro-ecosistemi, impone a tutti gli Stati Membri grande attenzione e sforzo per la loro salvaguardia.


FATTORI DI PRESSIONE E MINACCIA PER HABITAT E SPECIE AGRICOLE

L'abbandono dell'agricoltura tradizionale e dell’allevamento estensivo è la minaccia che maggiormente grava sulla conservazione di habitat e specie. Fattori sociali, economici, politici e ambientali, influenzano le scelte di allevatori e agricoltori che decidono di abbandonare e/o intensificare le attività a fronte, ad esempio, di un calo dei prezzi della carne, della difficoltà di accesso ai mercati, dei vincoli alla produttività etc.

Alcune specie sia animali che vegetali sono semplicemente strettamente associati ai sistemi estensivi di coltivazione, la cui modifica causa cali drastici nelle loro popolazioni. L’assenza di pascolo e/o taglio del fieno, la mancanza delle attività di pastorizia comporta che i prati, soprattutto se abbandonati per lunghi periodi, vengano colonizzati da comunità arbustive e successivamente dalle foreste. Tale afforestamento provoca un’eccessiva semplificazione ambientale.


L’abbandono di queste pratiche e di prati e pascoli, corrisponde, in altre aree, all’intensificazione delle pratiche agricole, sovra-pascolamento e alimentazione supplementare del bestiame. Per massimizzare la resa, le tradizionali pratiche di taglio del fieno, che permettono di creare un mosaico ambientale complesso e variegato favorevole al mantenimento della biodiversità, sono state sostituite da pratiche meccanizzate di taglio e sfalcio che provocano l’istantanea e completa distruzione di habitat per invertebrati e uccelli, sincronizzano la ricrescita su tutta l'area, e uccidono direttamente la maggior parte dei piccoli animali come cavallette, api, anfibi e alcuni uccelli nidificanti.

 

L’alimentazione complementare del bestiame inoltre provoca l’aumento della densità di bestiame e cambiamenti nella stagionalità dei pascoli, l’aumento nei livelli di erosione localizzata del suolo e problemi di eutrofizzazione dovuti alla eccessiva immissione dei rifiuti organici del bestiame stesso. Agricoltura e allevamento intensivi prevedono l’utilizzo di concimi e calce, erbicidi e pesticidi. L'uso di tali sostanze ha un profondo impatto sulle comunità animali e vegetali, comportando variazione nel pH del terreno, modificando il bilancio dei nutrienti del suolo, inquinando corsi d'acqua o provocando la morte di specie vegetali e animali e alterando quindi i delicati equilibri degli habitat (es. perdita di specie a funzioni di impollinatori e/o parassiti di controllo, declino di specie vegetali o invertebrati utilizzati come fonti di cibo etc.).
Alcuni prati e molti tipi di macchie e brughiere sono stati gestiti tradizionalmente attraverso l’utilizzo controllato del fuoco, per promuovere la crescita di nuova vegetazione da utilizzare come foraggio per il bestiame e per fermare la successione della foresta.


Il crescente predominio delle specie arbustive e l’accumulo di lettiera può portare a incendi incontrollati e intensi. Inoltre all’abbandono di tali pratiche consegue che l’habitat brughiera diventa dominante con perdita di biodiversità. L’eccessiva semplificazione ambientale, la perdita di habitat e di caratteristiche legate al paesaggio agricolo influenzano sia direttamente che indirettamente lo stato di conservazione.
Alcune specie sono particolarmente dipendenti proprio dalla presenza simultanea di un mosaico di diversi habitat che possono e/o devono comprendere sia pascoli, prati da sfalcio, macchia, boschi e foreste aperte. Altre sono strettamente associate all’ambiente di fattoria o ad altre caratteristiche tipiche dei terreni agricoli (siepi, muri in pietra, fossati stagni, edifici, ecc.). Alcune specie animali (es. Elaphe situla) vivono tradizionalmente in terreni coltivati, muretti a secco, terrazzamenti e siepi.


Alcune specie richiedono grandi habitat aperti e pertanto, l'erezione di recinzioni o infrastrutture in habitat aperti può rappresentare una minaccia significativa come nell’esempio di alcuni grandi uccelli.
Specie e habitat sono inoltre notevolmente influenzati dalle variazioni dell’idrologia. In molti casi, il danno è dovuto al drenaggio di terreni per permettere l'agricoltura, la silvicoltura, o la sviluppo delle infrastrutture. Praterie umide e prati sono particolarmente sensibili alle variazioni dei livelli della falda freatica.
In conclusione, il mantenimento delle pratiche agricole, in particolare di alcuni tradizionali sistemi di agricoltura e allevamento estensivi, è la chiave per la conservazione della natura.


PRATICHE AGRICOLE CHE CONTRIBUISCONO ALLA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ 

Per garantire la conservazione degli habitat e delle specie legate a pratiche agricole è indispensabile praticare una gestione agricola a bassa intensità. La maggior parte degli habitat agricoli sono gestiti attraverso il pascolo. Tuttavia, sistemi di pascolo inappropriati possono danneggiare gli habitat. È quindi necessario definire un’adeguata densità di bestiame, la stagionalità e la tempistica, la tipologia di bestiame, e, in alcuni casi la rotazione. Per molti habitat, in particolare nelle regioni di montagna, la pastorizia è una tradizione culturale. Favorisce la biodiversità impedendo l’evoluzione degli habitat verso il bosco, mantenendo un mosaico di habitat diversi nello spazio e nel tempo, riducendo il rischio di incendi e di erosione del suolo, contribuendo alla dispersione dei semi, apportando e ridistribuendo nutrienti al suolo. 

 

Molte praterie semi-naturali sono gestiste con lo sfalcio e il taglio del fieno. Lo sfalcio non selettivo favorisce la crescita di graminacee e piante a bassa crescita riducendo le erbe alte ed eliminando le piante legnose. La rimozione dell’erba tagliata consente di mantenere bassi livelli di nutrienti, e quindi un’elevata diversità sia di piante che di comunità di invertebrati associate.

 

La pratica dello sfalcio richiede comunque di valutare tempi e frequenze appropriate, ad esempio dopo che le piante hanno disseminato e la schiusa delle uova degli uccelli nidificanti, l’uso di attrezzature e macchinari adeguati e, a seconda del tipo di habitat, la rimozione o meno del fieno tagliato.


Inoltre, un programma di gestione delle praterie a rotazione consente di mantenere diverse fasi della successione, aumentando la diversità delle specie. In un certo numero di habitat, il pascolo viene utilizzato in combinazione con lo sfalcio.

 

Quasi nessuna delle tipologie di praterie aride tollera l’apporto di fertilizzanti, sia in loco o nelle zone adiacenti. La gestione di questi habitat dovrebbe dare priorità alla prevenzione dell'ingresso di nutrienti da fertilizzazione, dilavamento di origine agricola, etc.

 

La fertilizzazione dei prati non è generalmente raccomandata, soprattutto in aree che non sono state fertilizzate in precedenza. Al giorno d'oggi, molti prati sono colpiti da eutrofizzazione, e la fertilizzazione deve essere rigorosamente controllata o vietata.

Tuttavia, alcuni tipi di prati da fieno possono, in alcune circostanze, beneficiare di una piccola quantità di fertilizzazione per mantenere la produttività e la diversità delle specie.

 

Per quanto riguarda la gestione delle aree idonee per le specie tipiche degli ambienti agricoli, la maggior parte delle specie beneficia delle stesse misure necessarie per gli habitat agricoli a cui sono associate.

 

In generale, è importante assicurarsi che gli habitat siano adeguati alle necessità di alimentazione, riproduzione e rifugio in tutte le stagioni e all'interno dell’area utilizzata durante l’intero ciclo vitale.



Ciò può richiedere la creazione un mosaico di habitat e porzioni di habitat differenti che devono anche essere sufficientemente estesi e connessi per mantenere popolazioni vitali. Elementi del paesaggio agricolo come siepi, muretti a secco, stagni e terrazzamenti sono habitat importanti per le specie legate all'agricoltura estensiva e devono essere mantenuti o ripristinati.

 

La modifica delle pratiche agricole, come la frequenza o la tempistica di falciatura e pascolamento, consente di evitare o ridurre la mortalità e il disturbo delle specie vulnerabili (ad esempio gli uccelli che nidificano a terra). 

La maggior parte delle specie associate ad habitat agricoli dipendono dalla gestione agricola estensiva.

Alcune delle misure fondamentali per la conservazione di queste specie includono:

  • basso uso di fertilizzanti, nessuna o scarsa irrigazione, uso di varietà adatte ad ambienti a bassa produttività;
  • nessuna applicazione di pesticidi; 
  • coltivazione estiva di cereali mantenendo a lungo le stoppie e lasciando aree incolte;
  • combinare e alternare aree a seminativi con aree a prateria;
  • adeguare i metodi di raccolta delle colture alle esigenze delle specie, ad esempio, lasciare strisce non tagliate o patch come rifugi, usare una falciatrice con lama a barra, usare una barra di fronte alla falciatrice per avvertire gli animali, evitare il condizionamento del fieno (schiacciamento dell'erba appena tagliata per farla asciugare più velocemente);
  • creare aree per la nidificazione o strisce per il rifugio.

Alcune specie frequentano terreni agricoli gestiti intensivamente. Le misure per la conservazione di queste specie variano da specie a specie, e possono includere:

  • proteggere gli uccelli nidificanti dalle operazioni agricole con la marcatura dei nidi;
  • limitare l'uso dei pesticidi per mantenere le popolazioni di invertebrati, soprattutto ai margini dei campi;
  • mantenere i livelli delle acque sotterranee, le inondazioni in inverno, e / o la struttura del terreno per garantire una buona infiltrazione dell’acqua nel suolo e il foraggiamento degli uccelli.


Nelle zone in cui gli habitat agricoli sono stati abbandonati o sono degradati per effetto dell’agricoltura intensiva, possono essere necessarie misure di ripristino per garantire la conservazione dei principali habitat e specie Natura 2000.

 

Azioni di ripristino possono comportare:

  • invertire il processo di arricchimento in nutrienti del suolo, interrompendo la fertilizzazione e, in alcuni casi, rimuovendo i nutrienti, e reintrodurre specie meno esigenti;
  • ripristinare la diversità floristica delle specie, attraverso la loro semina o lo spargimento di fieno proveniente da praterie idonee;
  • rimuovere e controllare la vegetazione arbustiva;
  • rimuovere e controllare le erbe infestanti e le specie esotiche invasive;
  • ripristinare la gestione idrologica, ad esempio rimuovendo o sbarrando i canali di drenaggio, ripristinando i livelli della falda freatica, regolando le inondazioni e il regime fluviale.

La complessa struttura di alcuni habitat sottende la loro ricchezza di specie. Per mantenere la diversità e l'eterogeneità degli habitat, si devono differenziare il tipo e l’intensità di gestione e devono essere mantenuti i margini degli habitat. La gestione dei terreni agricoli deve essere adattata localmente.

Le misure agricole devono essere adattate e mirate per poter essere efficaci. Il regime ottimale può variare notevolmente tra i sotto-tipi di habitat e da sito a sito, a seconda di fattori quali il suolo, la vegetazione, l'altitudine, il clima, ed anche la storia gestionale, in quanto gli habitat spesso derivano da regimi di gestione tradizionali e dipendono dal loro mantenimento.


L’agricoltura biologica nelle colture erbacee in asciutto: l’accoglienza favorevole di questa misura è principalmente dovuta alla semplicità della sua attuazione tecnica, perché in questa zona il grano duro è stato tradizionalmente coltivato in un modo molto simile a quanto richiesto per l’agricoltura biologica.
In parallelo a queste misure, nel 2001 SEO/BirdLife ha studiato la fattibilità per la commercializzazione dei prodotti biologici locali sotto un marchio di qualità legato alla conservazione degli uccelli della steppa. ù

 

Come risultato di questo studio, è stata creata l’azienda Riet Vell, una società dedicata alla produzione e commercializzazione di prodotti biologici legati alla conservazione della natura, che acquista il grano duro biologico dalle aree di steppa, privilegiando quello coltivato all’interno di aree Natura 2000, e lo trasforma in pasta di alta qualità, grazie alle caratteristiche proprie di questo grano duro locale.


Il risultato più prezioso dell’attuazione delle misure è la graduale creazione di condizioni che permettono il rilancio di diverse iniziative di sviluppo rurale e di opzioni socio-economiche che aiutano a mantenere la coesistenza dell’agricoltura tradizionale e delle caratteristiche di Natura 2000. I principali risultati ottenuti sono:

  • la conservazione degli habitat steppici e un aumento della biodiversità e delle popolazioni di uccelli e insetti;
  • l’agricoltura biologica di grano duro migliora le condizioni ambientali della zona coltivata e permette al prodotto di raggiungere un prezzo più elevato;
  • la commercializzazione dei prodotti locali che recano un marchio legato alla loro origine nelle zone Natura 2000 ha contribuito al mantenimento delle coltivazioni di grano, che rischierebbero di scomparire;
  • le misure attuate hanno avuto un impatto sulla conservazione del suolo e sul controllo dell’erosione;
  • la qualità del frumento duro locale, una varietà che era a rischio di scomparsa, è stata riconosciuta, così come il ruolo essenziale svolto da molti agricoltori nella conservazione di valori naturali unici in Europa;
  • la creazione di sinergie tra conservazione, agricoltura, turismo, caccia e le associazioni locali rende possibili diverse opzioni di sviluppo rurale.

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