Olivo Schede colturali >>

L’olivo è una pianta sempreverde, molto longeva la cui produzione in frutti, drupe, si caratterizza per produrre olive da olio o da mensa. L’olivo entra in produzione a partire dal 4°-6° anno dall’impianto e raggiunge la piena produzione tra il 10° e il 15° anno. In Italia la maggiore concentrazione olivicola è nelle regioni meridionali. La Puglia è la prima regione in Italia per numero di piante, con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi, molti di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola del Seicento. A seguire altre regioni centro-meridionali sono: Sicilia, Calabria, Toscana, Umbria, Campania, ecc.

 

Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari

Terreno

Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.

 

L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.

 

Per quanto riguarda la giacitura i nuovi impianti dovranno essere realizzati in aree con pendenza non superiore al 15 - 20% dove la meccanizzazione delle operazioni colturali è ancora possibile senza compromettere né la stabilità dei versanti né l'incolumità degli operatori delle macchine agricole.

 

I valori consigliati per i parametri pedologici sono i seguenti:

PARAMETRI PEDOLOGICI VALORI DI RIFERIMENTO

Tessitura

(ideale terreni medio impasto o sabbiosi)

Argilla max 20-30%

Sabbioso 50%-80%

Limo 30-50 %

Falda Profondità

Medio impasto 0,8 m

Sabbioso 0,5 m

pH

5,5 - 8

Calcare totale e attivo

Calcare totale: max 5%

Calcare attivo: max 6-7%

Sostanza organica

2,6-4%

Salinità

Max. 2 g di NaCl per kg di terra

Clima

Le esigenze climatiche dell’olivo sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.

 

Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.

 

I valori consigliati per parametri climatici sono i seguenti:

PARAMETRO VALORI DI RIFERIMENTO

T° per la mignolatura

10° C

T° per la fioritura - allegagione

20°- 22° C

T° dall’invaiatura alla maturazione

15° C

T° letale per la pianta

-6/-10° C (in funzione del tasso di umidità)

Piovosità

300 mm- 700 mm

Le modalità d'impianto di un oliveto non differiscono in sostanza dalle tradizionali operazioni di messa a coltura di un terreno da destinare ad un impianto arboreo.

Nel caso si dovesse intervenire su aree mai messe a coltura, sarà necessario procedere all'eliminazione della preesistente vegetazione (decespugliamento o dicioccamento) seguito da spietramento e livellamento del terreno.

Vincoli per le lavorazioni nei terreni con pendenza superiore al 10%: attenersi a quanto prescritto nella parte generale.

Sistemazioni superficiali e preparazione del terreno

Si consiglia di porre attenzione alle seguenti considerazioni:

Aree pianeggianti (pendenza < 5%)

  • Obiettivi: prevenire il ristagno e consentire un’adeguata meccanizzazione
  • Tecnica da adottare: livellamento superficiale. Nel caso in cui il dislivello sia intorno al 5-6% l’impianto può essere realizzato lungo le curve di livello.

Aree declivi (pendenza >5%)

  • Obiettivi: proteggere il suolo dall’erosione, contrastare il dissesto idrogeologico e consentire un’adeguata meccanizzazione
  • Criteri di scelta: pendenza dei versanti
  • Tecnica da adottare: per pendenza compresa tra il 10 e il 30% sono consentite lavorazioni ad una profondità massima di 30 cm, ad eccezione delle rippature per le quali non si applica questa limitazione; per pendenza > 30% sono ammesse le lavorazioni puntuali.

Impianto, sesti ed epoca di impianto

Il materiale di propagazione deve essere sano e garantito dal punto di vista genetico; deve offrire garanzie fitosanitarie e di qualità agronomica. Per le colture arboree se disponibile, si deve ricorrere a materiale di categoria “certificato” virus esente o virus controllato. In assenza di tale materiale potrà essere impiegato materiale di categoria C.A.C

 

Nell'impiantare un nuovo oliveto la scelta della densità d'impianto scaturisce dalla considerazione che l'arboreto adulto raggiungerà il massimo potenziale produttivo quando gli alberi saranno disposti con la densità più elevata che ancora consente di intercettare una quantità di luce solare sufficiente per lo sviluppo, alla periferia della chioma, dei germogli fruttiferi.

 

La scelta del sesto e la densità di impianto da adottare è in relazione alla gestione dell’oliveto, soprattutto in relazione alla meccanizzazione delle operazioni colturali, alla raccolta, la potatura e la forma di allevamento adottata, oltre che alle condizioni pedologiche e climatiche della zona, esposizione, ventosità, luminosità, natura del terreno.

 

L'olivo è specie fortemente eliofila (avida di luce), le cui produzioni fruttifere si localizzano preferibilmente sui rami dell'anno precedente, posizionati in gran parte nella porzione più esterna della chioma sottoposta a maggiore irraggiamento, i filari vanno pertanto orientati in direzione nord-sud.

 

La piantumazione si effettua preferibilmente a fine inverno - inizio primavera, così da garantire alla piantina un'adeguata espansione dell'apparato radicale prima che questo venga bloccato dallo sviluppo dei germogli e dall'aridità estiva.

 

I sesti di impianto che meglio si adattano alle zone olivicole sono sia a filare che a quinconce sono:

il 6x6, il 7x7, 7x6 e solo in alcune situazioni particolarmente ben esposte, con terreni poveri e poco profondi e varietà con poca vigoria il 6x5 o il 5x5(impianti intensivi).

La forma di allevamento più idonea a questi sesti d’impianto e alle esigenze eliofile dell’olivo è il vaso policonico con 3-4 branche principali e un’altezza del tronco da terra fino all’impalco da 0,80 m fino a 1,40 m in funzione della pendenza del terreno e del sistema di raccolta (più alto in caso di raccolta meccanica con scuotitori al tronco).

Da qualche anno si stanno confrontando due vere e proprie ideologie, non solo scuole di pensiero, tra chi vede nel superintensivo, di importazione spagnola, l'ancora di salvezza per far recuperare redditività al sistema olivicolo e chi, invece, vuole modernizzare l'attuale sistema intensivo, migliorandone produttività e riducendo i costi.

Gestione della pianta e della fruttificazione

L’olivo richiede diversi tipi di potature: nella fase giovanile le potature hanno lo scopo di dare alla pianta la forma di allevamento che è stata scelta ed accelerare l’entrata in produzione; una volta che la pianta è matura, entra in produzione, le potature, oltre a mantenere la forma di allevamento, sono specificatamente mirate alla costanza della produzione.

 

La potatura, unita alla concimazione, all’irrigazione e alla difesa fitosanitaria, concorre a conservare il giusto equilibrio tra la parte vegetativa e riproduttiva della pianta: la fertilità e la lunghezza delle branchette a frutto sono legate oltre che alla potatura, alla dotazione idrica, allo stato nutrizionale del terreno e all’illuminazione delle chiome. Poiché l’olivo è una pianta fortemente basitona, è necessario procedere anche all’eliminazione di polloni inutili.

 

Il periodo migliore per la potatura è dopo il periodo invernale appena prima del periodo primaverile, poco prima della ripresa vegetativa; è comunque possibile proseguire nelle operazioni di potatura fino all’inizio della fioritura.

È sconsigliata la potatura invernale al fine di evitare danno da gelo.

Gestione dell’oliveto: inerbimento, potature

Nelle aree di pianura è obbligatorio l’inerbimento dell’interfila (inteso anche come vegetazione spontanea) nel periodo autunno-invernale per contenere la perdita di elementi nutritivi.

Il cotico erboso comunque va periodicamente sfalciato con apposite macchine quali i trinciaerba o trincia sarmenti che sminuzzano finemente le erbe rilasciandole sul posto perché incrementino il contenuto in sostanza organica del suolo. Per gli oliveti irrigui delle aree collinari l’inerbimento dell’interfila può contribuire a contenere l'erosione e a innalzare il grado di fertilità del terreno. Sulla fila qualora si ricorra alla tecnica della pacciamatura, si raccomanda l’utilizzo di materiali pacciamanti biodegradabili o riciclabili.

Il Sistema Super Intensivo

E’ una tecnologia di coltivazione dell'olivo che permette di ottenere un aumento considerevole della redditività, rispetto ai sistemi tradizionali. Le chiavi del successo del sistema superintensivo sono:

  • la Raccolta Meccanizzata al 100% con l'impiego delle macchine raccoglitrici in continuo;
  • la  Rapida Entrata in Produzione già dal 2°-3° anno
  • un'Elevata e Costante Redditività
  • e l'Elevata Qualità dell'Olio Extra Vergine prodotto.

I relativi dati agronomici sono:

  • Sesto di impianto: 1,5 x 4 o 1,2 x 5 oppure 1 x 6
  • Densità d'impianto: maggiore di 1600 piante/ha
  • Varietà utilizzabili: Arbequina, Arbosana, Koroneiki
  • Anni di durata dell'impianto: 15
  • Produzione media di olive nei primi tre anni d'impianto: 50 quintali/ha
  • Produzione media di olive a partire dal quarto anno: 100 quintali/ha
  • Resa media in olio: 12% (accertato un calo della resa di 1-2 punti percentuali rispetto a oliveti intensivi)

Le piantagioni possono essere realizzate con macchinari che operano su una o due file, allineate con il laser. In questo modo la capacità operativa nella fase di messa a dimora della piantagione per un gruppo di 5 persone è di ca. 7.000-9.000 piante/giorno.

Il Sistema Superintensivo è in grado di ridurre in modo veramente drastico l'esigenza di manodopera, e non solo per le operazioni di raccolta, che nel sistema tradizionale rappresenta fino al 50-60% dei costi complessivi, ma anche per tutte le altre operazioni meccanizzabili come la potatura o la realizzazione della piantagione stessa. Praticamente con l'impiego del Sistema Superintensivo, è possibile ottenere un notevole aumento della redditività e questo soprattutto grazie alla notevole riduzione della manodopera.

Cultivar italiane e Spagnole

L'Italia vanta il maggior numero di cultivar al mondo, e hanno per la maggior parte un areale circoscritto e sono poche quelle diffuse su più regioni. Un elemento di caratterizzazione pertanto è la regione di origine.

Dalle liste regionali sono escluse alcune cultivar di diffusione interregionale in quanto largamente utilizzate come impollinatori.

CULTIVAR NAZIONALI

Frantoio

Maurino

Pendolino

Moraiolo

Leccino

 

CULTIVAR REGIONALI - ITALIA

Abruzzo

Dritta

Raja

Monicella

Carpinetana

Toccolana

Castiglionese

Nebbio

Intosso

Tortiglione

Morella

Gentile di Chieti

Basilicata

Carolea

Cima di Melfi

Majatica di Ferrandina

Ogliarola del Vulture

Rapollese di Lavello

Ogliarola del Bradano

Palmarola o Fasolina

Nostrale

Coratina

Calabria

Borgese

Carolea

Tondina o Roggianella

Cassanese

Ciciarello

Tonda di Strongoli

Crimbitè

Dolce di Rossano

Policastrese

Tombarello

Mafra

Muzzolè

Napoletana

Ogliara

Ottobratica

Pennulara

Grossa Di Gerace

Rossanese

Sinopolese

Spagna

Zinzifarica

Campania

Carpellese

Cornia

Ogliarola

Olive

Ravece

Rotondello

Nostrale

Salella

Pisciottana

Minucciola

 
Emilia-Romagna

Carbunciòn di Carpineta

Colombina

Coreggiolo

Ghiacciolo

Grappuda

Nostrana di

Brisighella

Rossina

Selvatico

Orfana

Capolga

Friuli-Venezia Giulia

Bianchera

Buga

Leccio del Corno

Carbona

   
Lazio

Canino

(sin.Caninese)

Olivago

Olivastrone

Rosciola

Salviana

Raja

Itrana

Carboncella

 
Liguria

Colombaia

Lavagnina

Mortina

Pignola

Pignola di Arnasco

(sin. Arnasca)

Razzola

Rossese

Taggiasca

Merlina

 
Lombardia

Casaliva

Gargnano

Grignano

Miol

Negrel

Sbresa

Pendolino

Frantoio

   
Marche

Piantone di Falerone

Sargano di S. Benedetto

Dritta

Canino

Carboncella

Cornetta

Oliva grossa

Lea

Leccio del Corno

Ascolana tenera

Mignola

Nebbia del Menocchia

Orbetana

Piantone di Mogliano

Raggia

Raggiola

Coroncina

Rosciola

Sargano di Fermo

Ascolana dura

Molise

All'acqua di Montenero

Cerasa di Montenero

Gentile di

Oliva nera di Colletorto

Olivastro

Olivastra di Montenero

Paesana Bianca

Rosciola

Saligna di Larino

Larino

Sperone di gallo

Aurina di Venafro

Piemonte

Grignano

Nostrale di Rigali

Leccio del Corno

     
Puglia

Bambina di Gravina

Bella di Cerignola

Carolea

Cellina Barese

Cellina di Nardò

Cima di Bitonto

Termite di Bitetto

Cipressino

Coratina (sin. Racioppa)

Leccese

Cima di Mola

Massafrese

Monopolese

Nasuta

Ogliarola Garganica

Ciliero

Ogliarola di Lecce

Oliva Cerignola

Pizzuta

Peranzana (sin. Provenzale)

Rotondella

Sant'
Agostino

Sardegna

Bosana (sin. Vari)

Cariasina

Cipressino (sin. Frangivento)

Corsicana

Nera di Gonnos (sin. Tonda di Cagliari)

Pibireddu

Pizz'e carroga

Semidana

Sivigliana

Nera di Oliena

Ogliastrino

Olieddu

Sicilia

Biancolilla

Brandofino

Buscionetto Messinese

Carolea

Calamignara

Cerasuola

Giarraffa

Mandanici

Moresca

Minuta

Nasitana

Nocellara del Belice

Nocellara Etnea

Nocellara

Ogliarola Messinese

Ottobratica

Passulunara

Santagatese

San Benedetto

Tonda Iblea

Verdello

Toscana

Albatro[1]

Allora[1]

Americano

Apollo

Arancino[1]

Belmonte

Bianca di Cicignano[1]

Castagneto

Carducci

Cerretano

Ciliegino[1]

Colombana[1]

Colombino[1]

Coreggiolo[1]

Cucca[1]

Cuoricino

Da Cuccare

Diana

Emilia[1]

Filare[1]

Frantoio[1]

Frullino di Vaiano
Giogolino[1]

Grappolo[1]

Gremigna Tonda[1]

Gremigno di Fauglia

Gremignolo di Bolgheri

Gremignolo

Grossaio[1]

Grossolana[1]

Lastrino[1]

Larcianese

Lazzero[1]

Lazzero delle Guadalupe[1]

Lazzero di Prata[1]

Lazzero Pratigiano[1] Leccino[1]

Leccio del Corno[1]

Leccio Maremmano[1]

Leccione[1]

Ligustro[1]

Madonna dell'Impruneta[1]

Madremignola[1]

Mansino[1]

Maremmano[1]

Marzio

Maurino Melaiolo[1]

Mignolo[1]

Mignolo Cerretano

[1]

Minerva

Minuta di Chiusi[1]

Moraiolo[1]

Morcaio[1]

Morchiaio[1]

Morchione[1]

Morcone[1]

Moro di Cicignano[1]

Mortellino[1]

Olivastra

Olivastra di Suvereto

Olivastra Populonia[1]

Olivastra Seggianese

Olivo del Mulino[1]

Olivo della Strega[1]

Olivo di Casavecchia

Olivo di Cerreto

Olivo di San Lorenzo[1]

Olivone di Prato[1]

Olivone Semproniano[1]

Ornellaia[1]

Ogliarola Seggianese

Olivo Bufalo

Pendagliolo[1]

Pendolino[1]

Pesciatino[1]

Piangente[1]

Punteriolo

Punteruolo[1]

Puntino[1]

Pitursello

Quercetano

Quercetana[1]

Razzio

Razzo

Rosino[1]

Rossello[1]

Rosellino

Rossino

Salicino[1]

San Donato[1]

San Francesco[1]

Santa Caterina[1]

Selvatica

Tardiva[1]

Scarlinese[1]

Tisignana[1]

Tondello[1]

Tosca

Zeus

Trentino Alto Adige

Casaliva

Favarol

Fort

Lezzo

Morcai

Razza

Rossanel

Trep

Umbria

Ascolana tenera

Dolce Agogia

Nostrale di Rigali

Raggio (sin. Rajo)

San Felice

Vocio

Veneto

Casaliva

Favarol

Fort

Grignano

Leccio del Corno

Lezzo

Matosso

Morcai

Padanina

Rasara

Razza

Rondella

Rossanel

Trep

CULTIVAR

SPAGNOLE

Alfafara

Arbequina

Blanqueta

Cacereña

Callosina

Cañivano blanco

Cañivano negro

Carrasqueño

Carrasqueño de Alcaudete

Carrasqueño de la Sierra

Changlot reial

Cornicaba

CornezueloEmpeltre

Farga

Gordal sevillana

Hojiblanca

Lechìn

Manzanilla

Morrut

Negral

Nevadillo negro

Nevadillo blanco

Nevado azul

OblongaPico limòn

Picudo

Palomar Olesana

Picual

Rapasayo

Sevillenca

Verdial de Alcaudete

Verdial de Badajoz

Verdial de Huevar

Verdial de Velez-Málaga

Verdiell

Vilallonga

Il materiale di propagazione deve essere sano, se disponibile, ricorrere a materiale con certificazione genetica e sanitaria.

L'olivo è pianta xerofita, che presenta meccanismi biologici e fisiologici idonei a risparmiare acqua. L'olivo comunque tollera meglio la carenza idrica che i ristagni; infatti è in grado di ridurre il consumo di circa il 35% rispetto al fabbisogno ottimale mantenendo uno stato fisiologico accettabile, mentre nei suoli poco permeabili la ridotta aerazione riduce in breve tempo la funzionalità delle radici.

L’olivo ha bisogno di almeno 200 mm d’acqua per anno, ma ne sono necessari 600-700 mm per evitare frequenti stress idrici.

I momenti in cui l’olivo risulta maggiormente sensibile agli stress idrici sono:

  • prefioritura, fioritura e allegagione;
  • accrescimento dei frutti per moltiplicazione cellulare (dall’allegagione all’inizio dell’indurimento del nocciolo);
  • accrescimento dei frutti per distensione cellulare (dalla fine dell’indurimento del nocciolo in poi).

Nelle piante giovani, che hanno limitate capacità di approvvigionamento idrico a causa di un apparato radicale ancora poco sviluppato e superficiale, l’apporto irriguo accelera l’accrescimento e il completamento della struttura scheletrica e anticipa l’entrata in produzione, mentre nelle piante adulte favorisce il rinnovo della vegetazione e l’ottenimento di elevate produzioni. Per i nuovi impianti di colture arboree è vietato il ricorso all’irrigazione per scorrimento ad eccezione di quelli alimentati da consorzi di bonifica che non garantiscono continuità di fornitura. Negli impianti arborei già in essere e nelle colture erbacee l’irrigazione per scorrimento è ammissibile solo se vengono adottate le precauzioni necessarie alla massima riduzione degli sprechi.

L'azienda deve registrare: data e volume di irrigazione; dato di pioggia.

Inoltre deve rispettare per ciascun intervento irriguo il volume massimo previsto in funzione del tipo di terreno desunto dalla tabella seguente

È consigliata l’adozione di uno dei seguenti tre metodi avanzati illustrati nelle norme generali: Schede irrigue; Supporti informatici; Supporti aziendali specialistici. Si consiglia di effettuare il bilancio idrico tenendo conto dell’evapotraspirazione potenziale (ETP) corretta dai coefficienti colturali (Kc)

MESE

APRILE

MAGGIO

GIUGNO

LUGLIO

AGOSTO

SETTEMBRE

Kc

0,4

0,4

0,5

0,6

0,5

0,4

L'azienda deve disporre delle informazioni relative alle caratteristiche chimico fisiche del terreno che ospita o ospiterà l’oliveto. L’azienda è tenuta a redigere un piano di fertilizzazione analitico.

Concimazione organica

La somministrazione va eseguita su terreno sodo ed interrata con un’aratura profonda o con una aratura superficiale eseguita dopo la rippatura in caso di doppia lavorazione. Consistente concimazione organica (40-50 t/ha) con letame maturo bovino, oppure 25-30 t/ha in caso si utilizzi pollina, oppure 10-20 t/ha di ACM (Ammendante Composto Misto) BIOBLEND. Lo spargimento di reflui oleari è possibile secondo quanto previsto dalla Legislazione in materia di produzione, maturazione, modalità, dosi e tempi di spargimento.

Concimazione in produzione

La definizione del piano di concimazione deve tener conto dei seguenti parametri: diagnosi dello stato nutrizionale dell’impianto; stima delle esigenze nutrizionali. A sua volta la stima dello stato nutrizionale deve basarsi su:

  • analisi del terreno;
  • analisi visiva dello stato vegeto-produttivo;
  • analisi della qualità dei frutti.

Dopo l’impianto l’analisi del terreno deve essere ripetuta ogni 5 anni relativamente ai livelli di:

S.O. (sostanza organica) , P (Fosforo assimilabile), K (Potassio scambiabile) e Mg (Magnesio scambiabile).

L’analisi dello stato vegeto-produttivo andrebbe eseguita annualmente e comprende:

  • una valutazione di eventuali sintomatologie riferibili a carenze/eccessi nutrizionali;
  • un giudizio sullo sviluppo vegetativo;
  • un giudizio sul carico produttivo;
  • un giudizio sull’epoca della caduta autunnale delle foglie.

La concimazione fogliare

Gli apporti di fertilizzanti a livello fogliare risultano particolarmente efficaci ed indicati nei casi in cui la potenzialità produttiva delle piante è compromessa o se la si vuole aumentare.

Risultati molto evidenti si hanno quando questa tecnica applicativa è utilizzata per integrare le concimazioni al terreno, per stimolare piante sottoposte a stress ambientali e fisiologici, e per prevenire o curare carenze nutrizionali.

A tal proposito la pianta dell’olivo risulta beneficiare non poco dei prodotti ad azione fogliare, specialmente quelli a base di: sostanze organiche naturali, microelementi complessati, prodotti contenete zolfo, concimi azotati (N) e misti (NP, NK, NPK). Alcuni esempi di prodotti commerciali abitualmente utilizzati sull’olivo sono:

Azoto

Nella fase di allevamento gli apporti di azoto devono essere localizzati in prossimità della zona di terreno occupata dagli apparati radicali e devono venire ridotti rispetto alla quantità di pinea produzione. Non si deve superare il 40% il primo anno di allevamento e il 50% negli anni successivi dei quantitativi previsti nella fase di piena produzione.

OLIVO Alta produzione - CONCIMAZIONE AZOTO

Note decrementi

Quantitativo di AZOTO da sottrarre (-) alla dose standard in funzione delle diverse condizioni:

Apporto di AZOTO standard in situazione normale per una produzione di: 6-10 t/ha:

DOSE STANDARD:

Note incrementi

Quantitativo di AZOTO che potrà essere aggiunto (+) alla dose standard in funzione delle diverse condizioni. Il quantitativo massimo che l’agricoltore potrà aggiungere alla dose standard anche al verificarsi di tutte le situazioni è di: 30 kg/ha:

  • 20 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 6 t/ha;
  • 20 kg: in caso di elevata dotazione di sostanza organica (linee guida fertilizzazione);
  • 20 kg: nel caso di apporto di ammendanti nell’anno precedente;
  • 20 kg: in caso di eccessiva attività vegetativa.
  • 120 kg/ha di N
  • 30 kg: se si prevedono produzioni superiori a 10 t/ha;
  • 20 kg: in caso di scarsa dotazione di sostanza organica (linee guida fertilizzazione);
  • 20 kg: in caso di scarsa attività vegetativa;
  • 20 kg: in caso di forte lisciviazione dovuta a surplus pluviometrico in specifici periodi dell’anno (es. pioggia superiore a 300 mm nel periodo ottobre-febbraio).

Concimazione Azoto in allevamento:

1° anno: 20 kg/ha; 2° e 3° anno: 30 kg/ha; 4° anno 60 kg/ha

 

OLIVO Bassa produzione - CONCIMAZIONE AZOTO

Note decrementi

Quantitativo di AZOTO da sottrarre (-) alla dose standard in funzione delle diverse condizioni:

Apporto di AZOTO standard in situazione normale per una produzione di: 3-5 t/ha:

DOSE STANDARD:

Note incrementi

Quantitativo di AZOTO che potrà essere aggiunto (+) alla dose standard in funzione delle diverse condizioni. Il quantitativo massimo che l’agricoltore potrà aggiungere alla dose standard anche al verificarsi di tutte le situazioni è di: 30 kg/ha:

  • 20 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 3 t/ha;
  • 20 kg: in caso di elevata dotazione di sostanza organica (linee guida fertilizzazione);
  • 20 kg: nel caso di apporto di ammendanti;
  • 20% di N: nel caso di apporto di ammendanti nell’anno precedente;
  • 20 kg: in caso di eccessiva attività vegetativa.
  • 70 kg/ha di N
  • 20 kg: se si prevedono produzioni superiori a 5 t/ha;
  • 20 kg: in caso di scarsa dotazione di sostanza organica (linee guida fertilizzazione);
  • 20 kg: in caso di scarsa attività vegetativa;
  • 15 kg: in caso di forte lisciviazione dovuta a surplus pluviometrico in specifici periodi dell’anno (es. pioggia superiore a 300 mm nel periodo ottobre-febbraio).

Concimazione Azoto in allevamento:

1° anno: 20 kg/ha; 2° e 3° anno: 30 kg/ha; 4° anno 50 kg/ha

Fosforo e potassio

Nel caso non venga applicata la tecnica del bilancio, di seguito sono indicati i paramenti standard per la concimazione al suolo.

 

OLIVO Alta produzione - CONCIMAZIONE FOSFORO

Note decrementi

Quantitativo di P2Oda sottrarre (-) alla dose standard:

Apporto di P2Ostandard in situazione normale per una produzione di: 6-10 t/ha:

DOSE STANDARD

Note incrementi

Quantitativo di P2Oche potrà essere aggiunto (+) alla dose standard:

  • 10 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 32 t/ha.
  • 50 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
  • 100 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
  • 30 kg/ha: in situazione di elevata dotazione del terreno.
  • 10 kg: se si prevedono produzioni superiori a 10 t/ha;

 

  • 10 kg: in caso di scarsa dotazione di sostanza organica (linee guida fertilizzazione);
  • 20 kg: in caso di terreni ad elevato tenore di calcare attivo.

Concimazione fosforo in allevamento:

1° anno: 15 kg/ha; 2° anno: 25 kg/ha.

 

OLIVO Alta produzione - CONCIMAZIONE POTASSIO

Note decrementi

Quantitativo di K2O da sottrarre (-) alla dose standard:

Apporto di K2O standard in situazione normale per una produzione di: 6-10 t/ha:

DOSE STANDARD

Note incrementi

Quantitativo di K2O che potrà essere aggiunto (+) alla dose standard:

  • 20 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 6 t/ha;
  • 30 kg: con apporto di ammendanti.
  • 120 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
  • 180 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
  • 80 kg/ha: in situazione di elevata dotazione del terreno.
  • 20 kg: se si prevedono produzioni superiori a 10 t/ha.

Concimazione potassio in allevamento: 1° anno: 20 kg/ha; 2° anno: 40 kg/ha.

 

OLIVO Bassa produzione - CONCIMAZIONE FOSFORO

Note decrementi

Quantitativo di P2Oda sottrarre (-) alla dose standard:

Apporto di P2O5standard in situazione normale per una produzione di: 6-10 t/ha:

DOSE STANDARD

Note incrementi

Quantitativo di P2Oche potrà essere aggiunto (+) alla dose standard:

  • 10 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 3 t/ha.
  • 40 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
  • 100 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
  • 130 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsissima;
  • 20 kg/ha: in caso di terreni con dotazione elevata.
  • 10 kg: se si prevedono produzioni superiori a 5 t/ha;

 

  • 10 kg: in caso di scarsa dotazione di sostanza organica (linee guida fertilizzazione);
  • 20 kg: in caso di terreni ad elevato tenore di calcare attivo.

Concimazione fosforo in allevamento: 1° anno: 15 kg/ha; 2° anno: 25 kg/ha.

 

OLIVO Bassa produzione - CONCIMAZIONE POTASSIO

Note decrementi

Quantitativo di K2O da sottrarre (-) alla dose standard:

(barrare le opzioni adottate)

Apporto di K2O standard in situazione normale per una produzione di: 6-10 t/ha:

DOSE STANDARD

Note incrementi

Quantitativo di K2O che potrà essere aggiunto (+) alla dose standard:

(barrare le opzioni adottate)

  • 20 kg: se si prevedono produzioni inferiori a 3 t/ha;
  • 30 kg: con apporto di ammendanti.
  • 60 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
  • 120 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
  • 40 kg/ha: in situazione di elevata dotazione del terreno.
  • 20 kg: se si prevedono produzioni superiori a 5 t/ha.

Concimazione potassio in allevamento: 1° anno: 20 kg/ha; 2° anno: 40 kg/ha.

Concimazione pre impianto

Durante la fase di impianto, tenuto conto della frequente buona dotazione dei terreni e delle ridotte esigenze della coltura nei primi anni e dei processi di retrogradazione facilmente presente a carico del fosforo, è consigliabile nella fase di pre impianto procedere solamente con una concimazione organica.

In pre impianto non sono ammessi apporti di azoto salvo quelli derivanti dall’impiego di ammendanti.

Si sconsiglia la concimazione di fondo minerale, solo per P2O5 e K2O per terreni sabbiosi e/o superficiali e sugli impianti in cui sia prevista la fertirrigazione.

Fosforo e potassio

Per terreni con elevata dotazione le anticipazioni con P e K non sono necessarie.

Le eventuali anticipazioni effettuate in pre-impianto devono essere opportunamente conteggiate (in detrazione) agli apporti in copertura. In ogni caso, anche quando si facciano concimazioni di anticipazioni, non è consentito effettuare apporti annuali superiori ai 250 kg/ha di fosforo e a 300 kg/ha di potassio .

 

Per terreni di medio impasto e con una buona dotazione di elementi minerali fondamentali, si indicano le seguenti dosi per ettaro di concimi fosfatici e potassici:

  • P2O5, 80-100 unità: perfosfato minerale (titolo 19-21) 4-5 q.li/ha;
    perfosfato triplo (titolo 46-48) 1,5- 2 q.li/ha
  • K2O, 150-200 unità: solfato di potassio (titolo 48-52) 3-4 q.li/ha