L’olivo è una pianta sempreverde, molto longeva la cui produzione in frutti, drupe, si caratterizza per produrre olive da olio o da mensa. L’olivo entra in produzione a partire dal 4°-6° anno dall’impianto e raggiunge la piena produzione tra il 10° e il 15° anno. In Italia la maggiore concentrazione olivicola è nelle regioni meridionali. La Puglia è la prima regione in Italia per numero di piante, con una popolazione che è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi, molti di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola del Seicento. A seguire altre regioni centro-meridionali sono: Sicilia, Calabria, Toscana, Umbria, Campania, ecc.
Nella valle del Volturno, in particolare nei comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari
Terreno
Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.
L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati siccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici pregiudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scarso accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia pur minima, anche nelle condizioni più difficili.
Per quanto riguarda la giacitura i nuovi impianti dovranno essere realizzati in aree con pendenza non superiore al 15 - 20% dove la meccanizzazione delle operazioni colturali è ancora possibile senza compromettere né la stabilità dei versanti né l'incolumità degli operatori delle macchine agricole.
I valori consigliati per i parametri pedologici sono i seguenti:
PARAMETRI PEDOLOGICI | VALORI DI RIFERIMENTO |
---|---|
Tessitura (ideale terreni medio impasto o sabbiosi) |
Argilla max 20-30% Sabbioso 50%-80% Limo 30-50 % |
Falda Profondità |
Medio impasto 0,8 m Sabbioso 0,5 m |
pH |
5,5 - 8 |
Calcare totale e attivo |
Calcare totale: max 5% Calcare attivo: max 6-7% |
Sostanza organica |
2,6-4% |
Salinità |
Max. 2 g di NaCl per kg di terra |
Clima
Le esigenze climatiche dell’olivo sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.
Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.
I valori consigliati per parametri climatici sono i seguenti:
PARAMETRO | VALORI DI RIFERIMENTO |
---|---|
T° per la mignolatura |
10° C |
T° per la fioritura - allegagione |
20°- 22° C |
T° dall’invaiatura alla maturazione |
15° C |
T° letale per la pianta |
-6/-10° C (in funzione del tasso di umidità) |
Piovosità |
300 mm- 700 mm |
Le modalità d'impianto di un oliveto non differiscono in sostanza dalle tradizionali operazioni di messa a coltura di un terreno da destinare ad un impianto arboreo.
Nel caso si dovesse intervenire su aree mai messe a coltura, sarà necessario procedere all'eliminazione della preesistente vegetazione (decespugliamento o dicioccamento) seguito da spietramento e livellamento del terreno.
Vincoli per le lavorazioni nei terreni con pendenza superiore al 10%: attenersi a quanto prescritto nella parte generale.
Sistemazioni superficiali e preparazione del terreno
Si consiglia di porre attenzione alle seguenti considerazioni:
Aree pianeggianti (pendenza < 5%)
- Obiettivi: prevenire il ristagno e consentire un’adeguata meccanizzazione
- Tecnica da adottare: livellamento superficiale. Nel caso in cui il dislivello sia intorno al 5-6% l’impianto può essere realizzato lungo le curve di livello.
Aree declivi (pendenza >5%)
- Obiettivi: proteggere il suolo dall’erosione, contrastare il dissesto idrogeologico e consentire un’adeguata meccanizzazione
- Criteri di scelta: pendenza dei versanti
- Tecnica da adottare: per pendenza compresa tra il 10 e il 30% sono consentite lavorazioni ad una profondità massima di 30 cm, ad eccezione delle rippature per le quali non si applica questa limitazione; per pendenza > 30% sono ammesse le lavorazioni puntuali.
Impianto, sesti ed epoca di impianto
Il materiale di propagazione deve essere sano e garantito dal punto di vista genetico; deve offrire garanzie fitosanitarie e di qualità agronomica. Per le colture arboree se disponibile, si deve ricorrere a materiale di categoria “certificato” virus esente o virus controllato. In assenza di tale materiale potrà essere impiegato materiale di categoria C.A.C
Nell'impiantare un nuovo oliveto la scelta della densità d'impianto scaturisce dalla considerazione che l'arboreto adulto raggiungerà il massimo potenziale produttivo quando gli alberi saranno disposti con la densità più elevata che ancora consente di intercettare una quantità di luce solare sufficiente per lo sviluppo, alla periferia della chioma, dei germogli fruttiferi.
La scelta del sesto e la densità di impianto da adottare è in relazione alla gestione dell’oliveto, soprattutto in relazione alla meccanizzazione delle operazioni colturali, alla raccolta, la potatura e la forma di allevamento adottata, oltre che alle condizioni pedologiche e climatiche della zona, esposizione, ventosità, luminosità, natura del terreno.
L'olivo è specie fortemente eliofila (avida di luce), le cui produzioni fruttifere si localizzano preferibilmente sui rami dell'anno precedente, posizionati in gran parte nella porzione più esterna della chioma sottoposta a maggiore irraggiamento, i filari vanno pertanto orientati in direzione nord-sud.
La piantumazione si effettua preferibilmente a fine inverno - inizio primavera, così da garantire alla piantina un'adeguata espansione dell'apparato radicale prima che questo venga bloccato dallo sviluppo dei germogli e dall'aridità estiva.
I sesti di impianto che meglio si adattano alle zone olivicole sono sia a filare che a quinconce sono:
il 6x6, il 7x7, 7x6 e solo in alcune situazioni particolarmente ben esposte, con terreni poveri e poco profondi e varietà con poca vigoria il 6x5 o il 5x5(impianti intensivi).
La forma di allevamento più idonea a questi sesti d’impianto e alle esigenze eliofile dell’olivo è il vaso policonico con 3-4 branche principali e un’altezza del tronco da terra fino all’impalco da 0,80 m fino a 1,40 m in funzione della pendenza del terreno e del sistema di raccolta (più alto in caso di raccolta meccanica con scuotitori al tronco).
Da qualche anno si stanno confrontando due vere e proprie ideologie, non solo scuole di pensiero, tra chi vede nel superintensivo, di importazione spagnola, l'ancora di salvezza per far recuperare redditività al sistema olivicolo e chi, invece, vuole modernizzare l'attuale sistema intensivo, migliorandone produttività e riducendo i costi.
Gestione della pianta e della fruttificazione
L’olivo richiede diversi tipi di potature: nella fase giovanile le potature hanno lo scopo di dare alla pianta la forma di allevamento che è stata scelta ed accelerare l’entrata in produzione; una volta che la pianta è matura, entra in produzione, le potature, oltre a mantenere la forma di allevamento, sono specificatamente mirate alla costanza della produzione.
La potatura, unita alla concimazione, all’irrigazione e alla difesa fitosanitaria, concorre a conservare il giusto equilibrio tra la parte vegetativa e riproduttiva della pianta: la fertilità e la lunghezza delle branchette a frutto sono legate oltre che alla potatura, alla dotazione idrica, allo stato nutrizionale del terreno e all’illuminazione delle chiome. Poiché l’olivo è una pianta fortemente basitona, è necessario procedere anche all’eliminazione di polloni inutili.
Il periodo migliore per la potatura è dopo il periodo invernale appena prima del periodo primaverile, poco prima della ripresa vegetativa; è comunque possibile proseguire nelle operazioni di potatura fino all’inizio della fioritura.
È sconsigliata la potatura invernale al fine di evitare danno da gelo.
Gestione dell’oliveto: inerbimento, potature
Nelle aree di pianura è obbligatorio l’inerbimento dell’interfila (inteso anche come vegetazione spontanea) nel periodo autunno-invernale per contenere la perdita di elementi nutritivi.
Il cotico erboso comunque va periodicamente sfalciato con apposite macchine quali i trinciaerba o trincia sarmenti che sminuzzano finemente le erbe rilasciandole sul posto perché incrementino il contenuto in sostanza organica del suolo. Per gli oliveti irrigui delle aree collinari l’inerbimento dell’interfila può contribuire a contenere l'erosione e a innalzare il grado di fertilità del terreno. Sulla fila qualora si ricorra alla tecnica della pacciamatura, si raccomanda l’utilizzo di materiali pacciamanti biodegradabili o riciclabili.
Il Sistema Super Intensivo
E’ una tecnologia di coltivazione dell'olivo che permette di ottenere un aumento considerevole della redditività, rispetto ai sistemi tradizionali. Le chiavi del successo del sistema superintensivo sono:
- la Raccolta Meccanizzata al 100% con l'impiego delle macchine raccoglitrici in continuo;
- la Rapida Entrata in Produzione già dal 2°-3° anno
- un'Elevata e Costante Redditività
- e l'Elevata Qualità dell'Olio Extra Vergine prodotto.
I relativi dati agronomici sono:
- Sesto di impianto: 1,5 x 4 o 1,2 x 5 oppure 1 x 6
- Densità d'impianto: maggiore di 1600 piante/ha
- Varietà utilizzabili: Arbequina, Arbosana, Koroneiki
- Anni di durata dell'impianto: 15
- Produzione media di olive nei primi tre anni d'impianto: 50 quintali/ha
- Produzione media di olive a partire dal quarto anno: 100 quintali/ha
- Resa media in olio: 12% (accertato un calo della resa di 1-2 punti percentuali rispetto a oliveti intensivi)
Le piantagioni possono essere realizzate con macchinari che operano su una o due file, allineate con il laser. In questo modo la capacità operativa nella fase di messa a dimora della piantagione per un gruppo di 5 persone è di ca. 7.000-9.000 piante/giorno.
Il Sistema Superintensivo è in grado di ridurre in modo veramente drastico l'esigenza di manodopera, e non solo per le operazioni di raccolta, che nel sistema tradizionale rappresenta fino al 50-60% dei costi complessivi, ma anche per tutte le altre operazioni meccanizzabili come la potatura o la realizzazione della piantagione stessa. Praticamente con l'impiego del Sistema Superintensivo, è possibile ottenere un notevole aumento della redditività e questo soprattutto grazie alla notevole riduzione della manodopera.
Cultivar italiane e Spagnole
L'Italia vanta il maggior numero di cultivar al mondo, e hanno per la maggior parte un areale circoscritto e sono poche quelle diffuse su più regioni. Un elemento di caratterizzazione pertanto è la regione di origine.
Dalle liste regionali sono escluse alcune cultivar di diffusione interregionale in quanto largamente utilizzate come impollinatori.
CULTIVAR NAZIONALI |
Frantoio |
Maurino |
Pendolino |
Moraiolo |
Leccino |
|
CULTIVAR REGIONALI - ITALIA |
||||||
Abruzzo |
Dritta Raja |
Monicella Carpinetana |
Toccolana Castiglionese |
Nebbio Intosso |
Tortiglione Morella |
Gentile di Chieti |
---|---|---|---|---|---|---|
Basilicata |
Carolea Cima di Melfi |
Majatica di Ferrandina |
Ogliarola del Vulture |
Rapollese di Lavello |
Ogliarola del Bradano Palmarola o Fasolina |
Nostrale Coratina |
Calabria |
Borgese Carolea Tondina o Roggianella |
Cassanese Ciciarello Tonda di Strongoli |
Crimbitè Dolce di Rossano Policastrese Tombarello |
Mafra Muzzolè Napoletana |
Ogliara Ottobratica Pennulara Grossa Di Gerace |
Rossanese Sinopolese Spagna Zinzifarica |
Campania |
Carpellese Cornia |
Ogliarola Olive |
Ravece Rotondello |
Nostrale Salella |
Pisciottana Minucciola |
|
Emilia-Romagna |
Carbunciòn di Carpineta |
Colombina Coreggiolo |
Ghiacciolo Grappuda |
Nostrana di Brisighella |
Rossina Selvatico |
Orfana Capolga |
Friuli-Venezia Giulia |
Bianchera |
Buga |
Leccio del Corno |
Carbona |
||
Lazio |
Canino (sin.Caninese) |
Olivago Olivastrone |
Rosciola Salviana |
Raja Itrana |
Carboncella |
|
Liguria |
Colombaia Lavagnina |
Mortina Pignola |
Pignola di Arnasco (sin. Arnasca) |
Razzola Rossese |
Taggiasca Merlina |
|
Lombardia |
Casaliva Gargnano |
Grignano Miol |
Negrel Sbresa |
Pendolino Frantoio |
||
Marche |
Piantone di Falerone Sargano di S. Benedetto |
Dritta Canino Carboncella Cornetta |
Oliva grossa Lea Leccio del Corno Ascolana tenera |
Mignola Nebbia del Menocchia Orbetana |
Piantone di Mogliano Raggia Raggiola Coroncina |
Rosciola Sargano di Fermo Ascolana dura |
Molise |
All'acqua di Montenero |
Cerasa di Montenero Gentile di |
Oliva nera di Colletorto Olivastro |
Olivastra di Montenero Paesana Bianca |
Rosciola Saligna di Larino Larino |
Sperone di gallo Aurina di Venafro |
Piemonte |
Grignano |
Nostrale di Rigali |
Leccio del Corno |
|||
Puglia |
Bambina di Gravina Bella di Cerignola Carolea |
Cellina Barese Cellina di Nardò Cima di Bitonto Termite di Bitetto |
Cipressino Coratina (sin. Racioppa) Leccese Cima di Mola |
Massafrese Monopolese Nasuta Ogliarola Garganica Ciliero |
Ogliarola di Lecce Oliva Cerignola Pizzuta |
Peranzana (sin. Provenzale) Rotondella Sant' |
Sardegna |
Bosana (sin. Vari) Cariasina |
Cipressino (sin. Frangivento) Corsicana |
Nera di Gonnos (sin. Tonda di Cagliari) |
Pibireddu Pizz'e carroga |
Semidana Sivigliana Nera di Oliena |
Ogliastrino Olieddu |
Sicilia |
Biancolilla Brandofino Buscionetto Messinese |
Carolea Calamignara Cerasuola Giarraffa |
Mandanici Moresca Minuta Nasitana |
Nocellara del Belice Nocellara Etnea Nocellara |
Ogliarola Messinese Ottobratica Passulunara Santagatese |
San Benedetto Tonda Iblea Verdello |
Toscana |
Albatro[1] Allora[1] Americano Apollo Arancino[1] Belmonte Bianca di Cicignano[1] Castagneto Carducci Cerretano Ciliegino[1] Colombana[1] Colombino[1] Coreggiolo[1] Cucca[1] Cuoricino Da Cuccare Diana |
Emilia[1] Filare[1] Frantoio[1] Frullino di Vaiano Grappolo[1] Gremigna Tonda[1] Gremigno di Fauglia Gremignolo di Bolgheri Gremignolo Grossaio[1] Grossolana[1] Lastrino[1] Larcianese Lazzero[1] Lazzero delle Guadalupe[1] |
Lazzero di Prata[1] Lazzero Pratigiano[1] Leccino[1] Leccio del Corno[1] Leccio Maremmano[1] Leccione[1] Ligustro[1] Madonna dell'Impruneta[1] Madremignola[1] Mansino[1] Maremmano[1] Marzio Maurino Melaiolo[1] Mignolo[1] Mignolo Cerretano |
[1] Minerva Minuta di Chiusi[1] Moraiolo[1] Morcaio[1] Morchiaio[1] Morchione[1] Morcone[1] Moro di Cicignano[1] Mortellino[1] Olivastra Olivastra di Suvereto Olivastra Populonia[1] Olivastra Seggianese Olivo del Mulino[1] |
Olivo della Strega[1] Olivo di Casavecchia Olivo di Cerreto Olivo di San Lorenzo[1] Olivone di Prato[1] Olivone Semproniano[1] Ornellaia[1] Ogliarola Seggianese Olivo Bufalo Pendagliolo[1] Pendolino[1] Pesciatino[1] Piangente[1] Punteriolo Punteruolo[1] Puntino[1] Pitursello |
Quercetano Quercetana[1] Razzio Razzo Rosino[1] Rossello[1] Rosellino Rossino Salicino[1] San Donato[1] San Francesco[1] Santa Caterina[1] Selvatica Tardiva[1] Scarlinese[1] Tisignana[1] Tondello[1] Tosca Zeus |
Trentino Alto Adige |
Casaliva |
Favarol Fort |
Lezzo Morcai |
Razza |
Rossanel |
Trep |
Umbria |
Ascolana tenera |
Dolce Agogia |
Nostrale di Rigali |
Raggio (sin. Rajo) |
San Felice |
Vocio |
Veneto |
Casaliva Favarol |
Fort Grignano Leccio del Corno |
Lezzo Matosso Morcai |
Padanina Rasara |
Razza Rondella |
Rossanel Trep |
CULTIVAR SPAGNOLE |
Alfafara Arbequina Blanqueta Cacereña Callosina Cañivano blanco |
Cañivano negro Carrasqueño Carrasqueño de Alcaudete Carrasqueño de la Sierra |
Changlot reial Cornicaba CornezueloEmpeltre Farga Gordal sevillana Hojiblanca |
Lechìn Manzanilla Morrut Negral Nevadillo negro Nevadillo blanco |
Nevado azul OblongaPico limòn Picudo Palomar Olesana Picual Rapasayo |
Sevillenca Verdial de Alcaudete Verdial de Badajoz Verdial de Huevar Verdial de Velez-Málaga Verdiell Vilallonga |
Il materiale di propagazione deve essere sano, se disponibile, ricorrere a materiale con certificazione genetica e sanitaria.
L'olivo è pianta xerofita, che presenta meccanismi biologici e fisiologici idonei a risparmiare acqua. L'olivo comunque tollera meglio la carenza idrica che i ristagni; infatti è in grado di ridurre il consumo di circa il 35% rispetto al fabbisogno ottimale mantenendo uno stato fisiologico accettabile, mentre nei suoli poco permeabili la ridotta aerazione riduce in breve tempo la funzionalità delle radici.
L’olivo ha bisogno di almeno 200 mm d’acqua per anno, ma ne sono necessari 600-700 mm per evitare frequenti stress idrici.
I momenti in cui l’olivo risulta maggiormente sensibile agli stress idrici sono:
- prefioritura, fioritura e allegagione;
- accrescimento dei frutti per moltiplicazione cellulare (dall’allegagione all’inizio dell’indurimento del nocciolo);
- accrescimento dei frutti per distensione cellulare (dalla fine dell’indurimento del nocciolo in poi).
Nelle piante giovani, che hanno limitate capacità di approvvigionamento idrico a causa di un apparato radicale ancora poco sviluppato e superficiale, l’apporto irriguo accelera l’accrescimento e il completamento della struttura scheletrica e anticipa l’entrata in produzione, mentre nelle piante adulte favorisce il rinnovo della vegetazione e l’ottenimento di elevate produzioni. Per i nuovi impianti di colture arboree è vietato il ricorso all’irrigazione per scorrimento ad eccezione di quelli alimentati da consorzi di bonifica che non garantiscono continuità di fornitura. Negli impianti arborei già in essere e nelle colture erbacee l’irrigazione per scorrimento è ammissibile solo se vengono adottate le precauzioni necessarie alla massima riduzione degli sprechi.
L'azienda deve registrare: data e volume di irrigazione; dato di pioggia.
Inoltre deve rispettare per ciascun intervento irriguo il volume massimo previsto in funzione del tipo di terreno desunto dalla tabella seguente
È consigliata l’adozione di uno dei seguenti tre metodi avanzati illustrati nelle norme generali: Schede irrigue; Supporti informatici; Supporti aziendali specialistici. Si consiglia di effettuare il bilancio idrico tenendo conto dell’evapotraspirazione potenziale (ETP) corretta dai coefficienti colturali (Kc)
MESE |
APRILE |
MAGGIO |
GIUGNO |
LUGLIO |
AGOSTO |
SETTEMBRE |
Kc |
0,4 |
0,4 |
0,5 |
0,6 |
0,5 |
0,4 |