Buone pratiche agronomiche
In Europa le pratiche agricole tradizionali hanno contribuito a creare nel corso dei secoli un’ampia diversità di habitat idonei a ospitare comunità ecologiche molto ricche di specie diverse.
Negli ultimi 50 anni, l’affermarsi dell’agricoltura intensiva ha spesso finito per nuocere alla biodiversità determinando nel tempo una semplificazione strutturale degli ambienti, e sostituendo alla varietà naturale degli ecosistemi un numero limitato di piante coltivate e di animali domestici.
Tuttavia, non tutti i sistemi di coltivazione attualmente diffusi producono una semplificazione importante della biodiversità.
Documenti ufficiali, come il piano di azione della Commissione Europea a favore della biodiversità in agricoltura (COM2001b), ricordano infatti che fra agricoltura e biodiversità esistono interazioni utili per la conservazione della diversità biologica. Ad esempio, la diffusione di un mosaico di habitat, creato dall’alternanza di campi coltivati e dei margini con siepi, fossi e alberature, incrementa le condizioni di rifugio e alimento per molte specie di flora, fauna e microfauna. Anche la presenza di coltivazioni estensive di cereali e foraggere insieme a boschi e arbusteti favorisce la diffusione di diverse specie (la lepre, alcuni galliformi, numerosi passeriformi, ecc.); l’alternanza di habitat agricoli creata dalla rotazione colturale tra cereali autunnali e invernali e leguminose, aiuta lo sviluppo e la permanenza di alcune specie selvatiche nelle aree ad agricoltura semi‐intensiva, oltre ad arricchire il suolo di preziose sostanze nutritive.
Alcune di queste pratiche agronomiche sono previste dai Piani di Sviluppo Rurale e sono indennizzate con specifici regimi di aiuto in quanto, molto spesso, la loro attuazione potrebbe comportare una perdita di reddito da parte degli agricoltori. Tra queste pratiche ricordiamo:
- Il posizionamento e la manutenzione di nidi artificiali nei frutteti e nei vigneti;
- La gestione razionale dei pascoli;
- L’allungamento del periodo di allagamento delle risaie;
- La realizzazione di tutti quegli elementi tipici del paesaggio agrario e rurale a prevalente valenza ambientale e paesaggistica;
- La fertilizzazione organica.
Per ogni ecosistema agricolo, poi, si può elencare una serie di pratiche sostenibili ad hoc. Il pascolo intensivo, ad esempio, è importante per salvaguardare praterie montane o alpine, impedendo la ricrescita del bosco e dei cespuglieti al fine di conservare questi ambienti che ospitano ricche comunità di specie di uccelli, lepidotteri rettili e mammiferi e, se ben gestiti, sono caratterizzati da un’elevata ricchezza floristica di notevole interesse botanico ed estetico.
Misure di conservazione e gestione:
- Valutazione del carico animale: il pascolo estensivo prevede 0,2-0,8 capi per ettaro, variabili in funzione della fertilità e del tipo di suolo e clima locale;
- Definizione dei periodi di pascolamento e di integrazione degli alimenti (pascolo, bosco, etc);
- Indicazioni sull’ubicazione dei punti di abbeveraggio presenti o previsti;
- Gestione sostenibile del prato per evitare l’imboschimento su pascoli, versanti erbosi e nelle aree con prati stabili, arbusteti e brughiere;
- Falciatura regolare: una volta all’anno, a un’altezza di circa 15 centimetri, e un turno di pascolo in tarda estate-autunno;
- Sfalciare dal centro verso il perimetro del campo o progredendo riaffiancando per lungo lo sfalcio precedente;
- Mantenere a rotazione porzioni di prato non sfalciate, anche piccole, preferibilmente dopo la metà di agosto, per non intralciare l’allevamento dei piccoli delle specie che nidificano a terra;
- Durante i tagli con i mezzi meccanici munire le macchine di apposite barre di involo collocate davanti alle rotative al fine di ridurre la mortalità della fauna selvatica;
- Fermare lo sfalcio al primo segno di involo per recuperare e ricollocare uova e nidiacei;
- Prevedere bassi livelli di concimazione organica;
- Effettuare il decespugliamento, mediante il taglio periodico degli arbusti.
Gli oliveti tradizionali, oltre a rappresentare un patrimonio storico e paesaggistico degno di tutela, hanno una funzione naturalistica fondamentale.
Se gestiti con tecniche agricole sostenibili, tra le loro fronde consentono la nidificazione di molte specie di uccelli mentre nella corteccia svernano insetti e larve di cui i volatili si nutrono. Possono inoltre ospitare la fioritura di specie vegetali rare, che si insediano anche sui muretti a secco, elemento caratteristico del paesaggio agrario collinare.
Misure di conservazione e gestione:
- Non intervenire con i diserbanti;
- Mantenere una copertura vegetale permanente tutto l’anno;
- Effettuare lo sfalcio della copertura erbacea in un periodo compatibile con lo svernamento dell’avifauna, per favorire la nidificazione a terra;
- Mantenere strisce inerbite o bordi campo seminati o piantumando le specie erbacee di cui si nutrono i lepidotteri (timo, origano, sedum, ecc);
- Assicurare la presenza di essenze arbustive e arboree;
- Installazione di nidi artificiali negli uliveti giovani, per sopperire all’assenza di cavità per la nidificazione;
- Favorire l’inerbimento per ridurre l’erosione del suolo e aumentare la diversità biologica;
- Mantenere tra gli olivi alberi maturi (mandorli, carrubi, querce, ecc);
- Mantenere o ripristinare i muretti a secco.
Ospitano una ricca varietà di flora e fauna anche i vigneti, ormai diffusi sull’intero territorio nazionale.
Misure di conservazione e gestione:
- Mantenere fasce erbacee nell’interfila dei vigneti con specie nutrici per lepidotteri e impollinatori;
- Effettuare lo sfalcio dell’interfila in modo alterno, così che siano sempre presenti fasce erbacee non falciate;
- Evitare operazioni colturali e potatura di viti nella stagione riproduttiva, fra l’inizio di aprile e la fine di luglio;
- Mantenere o ripristinare i muretti a secco.
Per avere un ambiente agricolo più eterogeneo e conservare la biodiversità, è importante la rotazione delle colture che, oltre a favorire la fertilità e il mantenimento del suolo, fornisce cibo e aree di rifugio per l’avifauna. Ad esempio, la presenza di piante a foglia larga (favino, crucifere, leguminose, ecc.) all’interno della rotazione permette l’incremento di semi, cibo per gli uccelli granivori. La maggiore copertura del suolo derivante dalla presenza di colture pluriennali fa aumentare il numero di insetti utili alle colture e migliora quindi il controllo biologico nei confronti di quelli nocivi.
Misure di conservazione e gestione:
- La rotazione deve avere una durata almeno biennale, meglio quadriennale, con l’inserimento di una leguminosa pluriennale;
- Adozione dei sistemi di coltivazione biologica e integrata;
- Riduzione e controllo dei prodotti chimici;
- Mantenimento quanto più a lungo possibile delle stoppie o dei residui colturali prima delle lavorazioni del terreno;
- Conservazione o creazione di margini e bordi dei campi, quanto più ampi possibili, lasciati incolti, mantenuti a prato, o con essenze arboree e arbustive, non trattati con principi chimici e sfalciati fuori dal periodo tra marzo e agosto;
- Mantenimento e ripristino di elementi di interesse ecologico e paesaggistico, tra cui siepi frangivento, arbusti, boschetti, residui di sistemazione agricole, vecchi frutteti e vigneti, maceri e laghetti.
Le piccole zone umide, sono habitat di notevole importanza ecologica e quando, come capita con laghetti, fontanili, abbeveratoi e vasche, sono inseriti nell’ambito di sistemi agrari estensivi, forniscono punti di abbeveraggio e siti di riproduzione.
Misure di conservazione e gestione:
- Realizzando laghetti al riparo dai possibili effetti degli inquinanti legati alle coltivazioni in campo, con margini poco ripidi, bordi fangosi e una profondità massima di 2 metri, si creano habitat idonei per numerose specie selvatiche;
- Non introdurre specie animali o vegetali nei nuovi laghi;
- Proteggere i laghi dalla lisciviazione di prodotti chimici, creando una zona tampone di 10–20 metri, attraverso la semina di specie native o inerbimenti con specie fiorite;
- Non creare laghi in siti caratterizzati dalla presenza di emergenze naturalistiche (formazioni erbose fiorite);
- Gestire le piante emergenti usando il pascolo estensivo o il taglio meccanico (tagliando un terzo della vegetazione l’anno);
- Il dragaggio dei laghetti può essere necessario per rimuovere i sedimenti ricchi di nutrienti. È da evitare fra marzo e settembre;
- I fontanili si puliscono fra l’autunno e l’inizio dell’inverno, con mezzi meccanici, senza togliere tutta l’acqua e senza utilizzare sostanze; si lasciano le radici delle piante morte;
- Quando si restaura un fontanile si deve creare intorno un’area naturale non impermeabilizzata, lasciando spazi non cementati nella struttura.
Gestite secondo metodi dell’agricoltura biologica o integrata, le risaie sono ambienti agricoli importanti per la conservazione della biodiversità: offrono rifugio, cibo, luogo di riproduzione per uccelli acquatici, pesci d’acqua dolce, anfibi, pipistrelli, molluschi e insetti (soprattutto libellule), e rappresentano un crocevia strategico per moltissime specie migratrici e stanziali.
A causa delle moderne tecniche di coltivazione, con frequenti asciutte e basso livello di acqua, le risaie non sono più habitat idonei per i pesci, mentre in passato non erano rari gli allevamenti di carpe. Nel caso in cui le risaie ricadano all’interno di aree ZPS, è necessario rispettare le misure e i divieti contenuti all’interno dei piani di gestione o le misure di conservazione minime.
Misure di conservazione e gestione:
- Le operazioni di manutenzione del canneto, compreso il pirodiserbo, non possono essere effettuate nel periodo di nidificazione degli aironi, fra marzo e giugno;
- In presenza di garzaie e nidi di aironi, sono vietati i tagli di boschi da reddito e le normali opere di manutenzione;
- Sugli argini permanenti dei canali bisogna evitare l’utilizzo di diserbanti e ritardare le operazioni di pulitura della vegetazione dopo l’inizio di agosto, per consentire alle specie che nidificano di concludere la riproduzione;
- Riduzione e controllo delle sostanze inquinanti di origine agricola;
- Mantenimento delle stoppie di riso durante tutto l’inverno: costituiscono un ambiente idoneo a ospitare popolazioni di uccelli migratori e svernanti;
- Mantenimento dell’acqua nelle risaie nel periodo autunnale e invernale, per non ostacolare il ciclo riproduttivo di alcune specie e non favorire specie dannose per le colture (punteruolo acquatico) e per l’uomo (zanzare);
- È preferibile effettuare gli interventi di taglio della vegetazione, nei corsi d'acqua con alveo di larghezza superiore ai 5 metri, solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo e nello spazio, al fine di garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali e animali.