Fonte articolo: Rivista "Agricommercio"
di Agostino Brunelli
Attività ed efficacia, la caratterizzazione fitoiatrica, il ruolo della formulazione, l'impiego alla luce delle nuove normative
L' utilizzazione del rame come mezzo di difesa delle piante risale ad oltre due secoli fa nella protezione delle sementi di grano da carie e carbone, ma il reale ingresso del metallo sulla scena fitoiatrica può essere collocato intorno al'anno 1885 nell'area di Bordeaux, in Francia, dove si constatò che l'aggiunta della calce migliorava sostanzialmente l'efficacia protettiva del solfato di rame contro la peronospora della vite, da poco arrivata in Europa.
Era nata la poltiglia bordolese, per decenni indiscussa protagonista della difesa nella preparazione aziendale e ancora oggi ampiamente diffusa, come preparazione industriale, anche se ad essa si sono progressivamente affiancati diversi altri prodotti.
L'introduzione dei fungicidi di sintesi ha portato a un progressivo ridimensionamento del ruolo del rame nella difesa delle colture, tuttavia l'impiego del metallo è rimasto in Italia su livelli notevoli, specie in viticoltura dove, per diversi motivi, esso si è integrato con gli altri antiperonosporici.
Alla fine del secolo scorso si è registrato un ritorno di attenzione per il rame, sulla spinta di diverse e opposte motivazioni.
Da un lato il crescente orientamento per i mezzi di difesa di origine naturale, nonché per i metodi di coltivazione biologica, ha ampliato l'uso fitoiatrico del metallo, anche in considerazione della mancanza di reali alternative naturali; dall'altro il suo profilo eco-tossicologico non positivo, con particolare riguardo all'accumulo nel terreno, ha sollevato interrogativi di ordine ambientale.
Tale nuovo scenario ha di fatto modificato l'approccio all'uso fitolatrico del rame, da sempre ispirato a criteri estremamente cautelativi sia nei dosaggi sia nelle strategie d'impiego, e creato la necessità di ridurre i quantitativi impiegati. Questa esigenza è diventata ancora più pressante nell'ambito dell'agricoltura biologica a seguito dei provvedimenti comunitari che hanno stabilito limiti quantitativi per l'applicazione del rame. Un contributo fondamentale alle possibilità di riduzione dei quantitativi di rame in fitoiatria è venuto dalla componente industriale, che si è fortemente impegnata nella messa a punto di nuove tecnologie finalizzate a ridurre i dosaggi.
L'attuale disponibilità di prodotti rameici
Oggi la disponibilità di formulati rameici industriali per uso fitoiatrico è in Italia riferibile a cinque categorie:
- solfato neutralizzato con calce: si tratta di prodotti preparati sul modello della tradizionale poltiglia bordolese e come questa sono costituiti da un complesso di sali di rame non ben definito;
- solfato tribasico, in cui la neutralizzazione viene ottenuta con un processo di lavorazione diverso da quello proprio della poltiglia bordolese;
- ossicloruri (ossicloruro di rame e calcio o triramico e ossicloruro tetraramico);
- ossido rameoso;
- idrossido di rame.
Tali prodotti si presentano in diverse formulazioni (polvere bagnabile, granuli disperdibili, sospensione concentrata) e in qualche caso due diversi tipi di rame sono formulati insieme (es. ossicloruro e idrossido, oppure solfato tribasico e idrossido).
Contengono una percentuale di rame molto variabile, e variabile è anche il dosaggio, che comunque è sempre stato più o meno ampiamente superiore al 100-150 g/hl e solo da alcuni anni ha mostrato la tendenza alla riduzione anche al disotto dei 100 g/hl.
Esistono in commercio anche numerosi formulati in cui il rame (soprattutto come ossicloruro) é miscelato con fungicidi organici.
L'azione antifungina del rame
I preparati a base di rame sono accomunati dalla proprietà di contenere il metallo sotto forma di sale insolubile, che in presenza di acqua e con il concorso di altri fattori ambientali o collegati alla pianta (es. CO2 cede una quota del metallo come ioni Cu++, i quali sono i responsabili dell'attività antifungina (e antibatterica). I prodotti rameici funzionano quindi come riserve di rame, che si rende disponibile sulla vegetazione in forma ionica nel momento in cui i fattori ambientali (soprattutto piogge e bagnatura favoriscono lo sviluppo del patogeno.
L'azione del rame avviene fondamentalmente alla superficie degli organi vegetali trattati, principalmente attraverso il blocco della germinazione delle spore.
Per tutti i prodotti a base di rame l'azione tossica é svolta dagli ioni Cu++ i quali inizialmente si fissano sulla superficie cellulare, determinando un'alterazione della semipermeabilità della membrana e facilitando la penetrazione all'interno della cellula degli stessi Ioni Cu++. Questi proseguono la loro azione dannosa fissandosi su diverse sostanze proteiche grazie alla loro affinità con alcune strutture, come i radicali sulfidrilici, fondamentali per il funzionamento cellulare.
Uno del bersagli principali è il sistema enzimatico piruvato deidrogenasi operante nell'ambito della respirazione.

Gli effetti dannosi del rame sui patogeni sono quindi molteplici e ciò é un importante aspetto nel prevenire la possibilità del patogeni di sviluppare meccanismi di resistenza.
Una delle caratteristiche del rame è l'ampio spettro di efficacia, che comprende un'ampia gamma di patogeni fungini e si estende anche a quelli batterici. Anche per tale motivo, nonostante il forte ridimensionamento collegato alla introduzione dei fungicidi di sintesi, esso ha conservato nell'agricoltura convenzionale e integrata un ruolo importante: inoltre la mancanza di valide alternative naturali rende oggi il rame indispensabile in agricoltura biologica.
I principali target
Complessivamente il rame, oltre che sulle malattie batteriche (per le quali continua a rappresentare un mezzo di lotta fondamentale), viene comunemente utilizzato in alcuni settori come la difesa antiperonosporica della vite, la protezione dei fruttiferi al bruno (es ticchiolatura delle pomacee, corineo di albicocco e ciliegio), la lotta contro l'occhio di pavone sull'olivo, la difesa da peronospora e altre maculature fogliari (septoriosi, cercosporiosi) su alcune orticole.
Per contro la sua efficacia é parziale su altre malattie come ruggini e alternariosi.
Fra le motivazioni alla base del favore incontrato dal rame nella moderna fitoiatria rientrano anche i suoi effetti fisiologici secondari, che possono risultare utili nella gestione delle colture: è questo ad es. il caso della vite, in cui il metallo da un lato, frenando lo sviluppo vegetativo, contribuisce a limitare l'aggressività delle malattie fungine (specialmente muffa grigia e oidio) e dall'altro accelera la lignificazione dei tralci.
Peraltro sulle colture più sensibili la sua non completa selettività per i tessuti vegetali può portare a effetti non sempre accettabili, che possono essere accentuati da particolari condizioni climatiche (piogge e basse temperature). Si ricordano al riguardo le necrosi fogliari sul pesco, la rugginosità dei frutti su melo e pero, i possibili danni ai fiori di diverse specie.
PROSPETTIVEDopo un prolungato periodo di stabilità succeduto alla sua integrazione con i fungicidi di sintesi, il rame si trova oggi in una nuova, dinamica fase in cui il suo ruolo fitoiatrico da un lato è andato nuovamente aumentando, dall'altro è ritornato oggetto di discussioni e ripensamenti sia di tipo tecnico che normativo, dal cui esito dipenderà il futuro del metallo nella difesa delle colture. Al momento risulta difficile prevedere gli sviluppi dell'istruttoria in corso in ambito comunitario sugli aspetti tossicologici e ambientali: è comunque certo che se il prodotto dovesse risultare penalizzato da ulteriori limitazioni, ne deriveranno difficoltà per alcuni settori di difesa e soprattutto per l'agricoltura biologica, in cui, come noto, la sua sostituzione con mezzi alternativi è ancora problematica.In tale situazione i miglioramenti in corso a vari livelli, al fine di ottimizzare l'uso del rame, sia sotto l'aspetto del dosaggio sia come tempi di intervento, possono fornire un importante contributo ad attenuare le preoccupazioni collegate alla sua non soddisfacente compatibilità sprattutto ambientale. |
"Dipartimento di Scienze agrarie, Università degli Studi di Bologna"