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Fonte: Rivista VVQ Vigne, Vini & Qualità
articolo a cura di Riccardo Bugiani, Massimo Bariselli - Servizio fitosanitario regione Emilia-Romagna

 

I mutamenti climatici anticipano la ripresa vegetativa in vigneto ma anche il termine del periodo di latenza delle oospore, con conseguente rischio di infezioni primarie sempre più precoci. Necessari il monitoraggio attento dei sintomi e la protezione tempestiva in presenza di fattori di rischio.

 

La maggior parte della comunità scientifica mondiale, in seguito al progressivo riscaldamento della crosta terreste - comunemente chiamato Global Warming - prevede da qui al 2050 un aumento della temperatura media da 0,8 a 1,8°C, un aumento del tenore di umidità relativa dal 5 al 10%, causato dell'evaporazione determinata dalle alte temperature, una diminuzione media delle precipitazioni del 5-10% e una loro forte concentrazione in pochi eventi piovosi durante l'annata. In Emilia Romagna il regime termico sembra seguire il trend delineato a livello mondiale. Gli esperti di meteorologia registrano infatti un costante innalzamento della temperatura, a partire dai primi anni '90 del secolo scorso. Gli aumenti delle temperature non sono uguali durante tutto l'arco dell'anno, ma si concentrano maggiormente in primavera ed estate e meno in autunno-inverno, tanto più se si considera la temperatura massima. Se si prende in considerazione il regime idrico, l'Emilia-Romagna non sembra caratterizzata da un trend apprezzabile. Tuttavia si può notare negli ultimi anni una riduzione della piovosità in generale, ma soprattutto una forte variabilità fra i diversi anni, con l'anno più piovoso rappresentato dal 2010.


È impensabile che tali cambiamenti climatici non abbiano una qualsivoglia influenza sia sulla vite, sia sugli agenti patogeni e fitofagi di interesse in viticoltura.

TEMPERATURE E FASI FENOLOGICHE

Su scala globale, l'aumento della temperatura si rifletterà indubbiamente sugli areali di coltivazione. Il riscaldamento globale probabilmente ridisegnerà gli areali di vocazionalità della vite (come già successo anche in passato), con un progressivo innalzamento della latitudine ideale per la pratica della viticoltura.

Così, aree tradizionalmente considerate marginali per la carenza di unità termiche stagionali tenderanno a diventare sempre più vocate per la coltivazione delta vite. Inoltre, in particolare per i vigneti dell'area mediterranea, eventi estremi sempre più frequenti uniti a un significativo incremento della temperatura nei mesi estivi porterà i vigneti a subire maggiori stress idrici specialmente durante la stagione estiva. Dal punto di vista della crescita vegetativa, le maggiori ripercussioni si hanno sulla precocità della ripresa vegetativa.

 

Già nel 2015 veniva registrato un anticipo di una settimana rispetto agli anni precedetti, divenuto di 7-10 giorni nel 2016 rispetto al 2015. L'anticipo dei periodi di vegetazione a lungo andare potrebbe arrivare a coincidere con un anticipo anche del comportamento dei parassiti, anch'essi influenzati da temperature e regimi idrici.

 



Clima e ciclo della peronospora

Se dal punto di vista fisiologico si assiste a un progressivo anticipo della ripresa vegetativa, da quello fitopatologico va sottolineato che la più temuta avversità della vite, la peronospora, negli ambienti del nord Italia potrebbe non trovare situazioni climatiche più favorevoli di quelle odierne.

Tuttavia, simulazioni eseguite delineando gli scenari climatici futuri, con brevi ma intensi periodi primaverili piovosi e temperatura in aumento all'inizio


 

della primavera, tendono a prevedere una comparsa della malattia in anticipo rispetto a quanto siamo abituati a osservare normalmente. Se a tutto ciò si unisce l'anticipo della ripresa vegetativa della coltura, è facilmente intuibile prevedere un anticipo anche delle infezioni primarie. Se in Emilia-Romagna in passato si cominciava a pensare di proteggere la coltura a partire della prima settimana di maggio, oggi la percezione del rischio peronosporico viene spostata indietro nel tempo.


In questo contesto i modelli previsionali di tipo meccanicistico rappresentano utili strumenti per prevedere un anticipo o un ritardo del rischio peronosporico.

 

In Emilia-Romagna è da tempo utilizzato il modello previsionale DOWGRAPRI.

 

Con il modello previsionale, per verificare un anticipo della ripresa fisiologica delle oospore di P. viticola nei diversi anni è utile prendere in considerazione il termine del periodo di latenza delle oospore, indicatore che evidenzia un eventuale anticipo stagionale dell'attività fisiologica del patogeno. Prima termina questo periodo, più lungo è il lasso di tempo in cui le oospore possono intercettare le piogge che daranno il via al processo di germinazione.

 

In media negli ultimi 24 anni il termine della latenza sì è avuto intorno al 20 marzo. Il termine della latenza più precoce si è avuto nel 2014, il 25 di febbraio, mentre quello più tardivo è stato registrato nel 2012 (anno caratterizzato da una forte siccità), il 13 aprile. Fra gli anni in cui il termine della latenza è terminato precocemente, con scostamenti sostanziali dalla media, sono presenti buona parte degli anni dopo il 2000, mentre gli anni '90 si posizionano prevalentemente intorno al periodo medio.

 

Ciò a conferma di un trend che sposta indietro nel tempo il termine della latenza, anche se fra gli anni con il termine di latenza più precoci ricadono anche il 1994 e il 1996. Non necessariamente quanto delineato comporta anche un anticipo delle infezioni peronosporiche in campo.


Perché ciò si verifichi sono infatti necessarie altre due condizioni fondamentali. In primo luogo il potenziale di inoculo oosporico in germinazione deve portare a termine tale processo, intercettando alcuni eventi piovosi anche minimi: possono bastare pochi millimetri di pioggia e una bagnatura di poche ore con temperature ottimali per avere un'infezione. In secondo luogo devono essere presenti germogli recettivi sui quali le zoospore di P. viticola possano essere veicolate attraverso gli schizzi di pioggia e successivamente penetrare attraverso gli storni appena formatisi. L'aumento della temperatura nei periodi primaverili porta inevitabilmente con sé anche un aumento della velocità di germinazione che, probabilmente, sarà ancora più apprezzabile negli anni a venire. Dalle simulazioni effettuate negli anni passati, la germinazione delle oospore (influenzata dalla temperatura e dall'umettazione della lettiera) risulta più veloce mediamente fra la prima e la tema settimana del mese di maggio.


Il rischio è reale

Da quanto sopra si evince che vi è una generale tendenza all'anticipo dell'attività vegetativa del potenziale oosporico di P. viticola. Ciò permetterebbe alle oospore coetanee di intercettare un maggior numero di piogge primaverili (qualora si verificassero) in grado di incrementare il potenziale di inoculo in germinazione.

 

Se la tendenza in Emilia Romagna, come precedentemente descritto, è all'aumento delle temperature e degli eventi piovosi soprattutto nel periodo primaverile, tali condizioni, combinate a un generale anticipo della ripresa vegetativa della coltura, potrebbero portare in campo a infezioni più precoci di quanto mediamente ci si possa aspettare.

 

A riprova di quanto emerso, in Emilia-Romagna, nel 2015 i primi sintomi di peronospora sono stati osservati il 30 aprile in seguito all'infezione causata dalla pioggia del 17 aprile, la più precoce degli ultimi 25 anni, quando la vegetazione risultava essere in uno stadio di 3-1 foglioline distese (mediamente 5-6 cm di lunghezza). Nel 2016, lo stesso stadio fenologico è stato raggiunto intorno al 5 di aprile, mentre le prime infezioni sono state osservate il 9 maggio in seguito alla pioggia infettante del 30 aprile - 1 maggio.

 

L'andamento climatico di questo inizio 2017, caratterizzato da una consistente e perdurante ondata di freddo sembra per il momento scongiurare quanto verificatosi nei due anni precedenti.



E la difesa?

Per quanto riguarda le tecniche di difesa anticrittogamica contro questa pericolosa avversità, esse non necessitano di particolari accorgimenti se non quelli di monitorare frequentemente il proprio vigneto, di sfruttare le informazioni che i modelli matematici previsionali sono in grado di fornire e di proteggere la coltura il più tempestivamente possibile se si verificassero condizioni di rischio infettivo in concomitanza con la presenza di germogli anche di pochi cm di lunghezza.

Clima e peronospora: infezioni più precoci

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