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Fonte: Rivista VVQ Vigne, Vini & Qualità
articolo a cura di Riccardo Bugiani, Massimo Bariselli
Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna

 

Gli agenti di bio-controllo trovano impiego crescente in vigneto, con efficacia e prontezza di azione variabili in funzione della formulazione, del momento e delle modalità di applicazione. Un'analisi critica delle loro peculiarità, nonchè dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dal loro impiego, consenti di inserirli in strategie di difesa complete, in combinazione con principi attivi a diverso meccanismo di azione.

 

I bio-pesticidi, più comunemente denominati BCA (Bio Control Agent) nel 2013 rappresentavano una quota del 3,5% del mercato fitosanitario mondiale, con un valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari. Attualmente l'Europa rappresenta circa il 25% di un mercato in cui è leader l'America del Nord, in virtù del peso dei prodotti che derivano dal Bacillus thuringiensis.

 

Le prospettive però sono quelle di una rapida crescita del settore che, secondo le proiezioni, dovrebbe arrivare a coprire una quota di mercato oscillante fra il 15% e il 23% entro i prossimi 3-4 anni.

Numeri che indicano come il promettente settore degli agenti di bio-controllo susciti un notevole interesse nelle multinazionali della chimica fitosanitaria, visto che parliamo di un mercato potenziale che si stima possa valere nel 2020 da 6 a 8 miliardi di dollari in un mercato, come quello degli agrofarmaci tradizionali, in continua contrazione.


Attualmente sono disponibili sul mercato agenti di bio-controllo soprattutto per la lotta contro i fitofagi. In questo settore, infatti, si concentrano più di due terzi dei prodotti disponibili, mentre solo un quarto dei prodotti sviluppati sono rappresentati dai fungicidi. La lotta contro le malerbe, invece, resta ancora un mercato di nicchia nonostante il controllo delle infestanti sia una delle principali finalità dell'utilizzo di prodotti chimici in agricoltura. La recente comparsa delle principali multinazionali leader dell'agrochimica sul mercato dei bio-pesticidi darà sicuramente un ulteriore impulso al settore, sia per la loro capacità di investimento e di ricerca, sia per la loro esperienza in materia di formulazione e di autorizzazione di nuovi prodotti. L'interesse delle multinazionali per questo settore, fino a qui marginale, è testimoniato dalle tante acquisizioni e dalle manovre finanziarie su scala mondiale che si stanno registrando in questi ultimi tempi. 


I prodotti per il vigneto

Se l'impiego di BCA in frutticoltura è ormai un fatto acquisito da tempo, la viticoltura sembra dare in questi anni un nuovo impulso al bio-controllo.

 

Diversi bio-pesticidi sono stati autorizzati o sono allo studio e in via di sperimentazione per il contenimento di peronospora, oidio, muffa grigia e mal dell'esca, considerate le malattie chiave della coltura.

 

Gli agenti di bio-controllo delle malattie fungine che si stanno sviluppando possono essere suddivisi in due gruppi.

GIÀ AMPIAMENTE UTILIZZATI IN FRUTTICOLTURA

Nelle colture frutticole è già evidente l'importanza e il ruolo che possono assumere gli agenti di bio-controllo.

Nella moderna produzione integrata, infatti, trova sempre più spazio l'impiego di feromoni sessuali per la lotta ai fitofagi mentre i nematodi entomopatogeni stanno acquisendo quote di mercato sempre maggiori.

Anche i feromoni sessuali non vengono più utilizzati solo per il monitoraggio ma anche come complemento agli insetticidi nel 50% delle pomacee (pero e melo) e in viticoltura.


1) Antagonisti Naturali Microbiologici

Sono bio-agrofarmaci a base di microrganismi fungini, batterici e lieviti. Alcuni esempi sono riportati qui di seguito.

 

REMEDIER®: miscela di Trichoderma asperellum e T gamsii, autorizzati ed impiegati con successo per il contenimento del mal dell'esca.

 

AQ10®: prodotto a base del fungo Ampelomyces quisqualis, il quale agisce per competizione trofica ma soprattutto parassitizzando i cleistoteci, organi di riproduzione sessuata di Uncinula necator.

 

POLYVERSUM®: a base di Pythium oligandrum, per il controllo della botrite. Il prodotto agisce per parassitismo nei confronti del fungo patogeno e inducendo nella pianta la produzione di barriere biochimiche e morfologiche alla penetrazione del fungo stesso.

 

SERENADE ASO®: a base di Bacillus subtilis ceppo QST 713. Il prodotto possiede un'azione diretta (producendo lipopeptidi ad azione fungicida e antibatterica), indiretta (le spore formano una barriera protettiva ed entrano in competizione con il fungo patogeno, impedendone lo sviluppo), e infine di induzione (stimolando le difese interne della pianta con effetto sistemico).



AMYLO-X®: a base del ceppo D747 di Bacillus amyloliquefaciens, per il controllo di botrite e marciume acido. Presenta una modalità di azione complessa, basata sulla competizione sia per le fonti nutritive sia per lo spazio, ma anche sulla produzione di sostanze in grado di inibire la crescita e lo sviluppo dei patogeni. B. amyloliquefaciens è inoltre in grado di attivare meccanismi di induzione di resistenza nella pianta trattata.

 

SONATA®: a base del ceppo QST 2808 di Bacillus pumilus, per il controllo dell'oidio della vite. Il microrganismo produce uno zucchero aminico in grado di inibire il metabolismo della cellula fungina. L'attività fungicida inoltre si esplica creando un'area di inibizione per la crescita del fungo patogeno.

 

BOTECTOR®: a base di Aureobasidium pullulans, un fungo ubiquitario con un alto grado di poliformismo che vive come saprofita su una moltitudine di substrati quali terreno, acque di fiume, materiale vegetale. I ceppi DSM 14940 e DSM 14941 di A. pullulans esplicano attività fungicida nei confronti di Botrytis cinerea. Entrambi hanno un range termico di sviluppo con un optimum tra 27 e 29°C, mentre cessano di moltiplicarsi a temperature superiori ai 33°C.

A. pullulans possiede diversi meccanismi d'azione: competizione per il nutrimento e lo spazio e produzione di cutinasi in grado di determinare l'aumento della divisione cellulare dell'epidermide della pianta, con produzione di fitoalessine.



2) Botanical

Si tratta di principi attivi estratti da vegetali che vengono successivamente formulati in prodotti commerciali. Si segnalano anche in questo caso alcuni esempi.

 

SAKALIA®: a base di estratti da Reynoutria sachalinensis, pianta appartenente alla famiglia delle Poligonacee. Il prodotto induce l'attivazione di un meccanismo di difesa di tipo ISR (Induced Systemic Resistance). Attraverso diversi meccanismi d'azione, induce la pianta a produrre fitoalessine, antiossidanti, composti fenolici, proteine PR e rafforza la parete e la membrana cellulare. Tali composti sono noti per essere coinvolti nelle risposte di difesa della pianta ad attacchi di organismi patogeni, inibendone sviluppo. Le sperimentazioni condotte su diverse colture hanno evidenziato una buona attività di contenimento di oidio e botrite.


VACCIPLANT®: oligosaccaride naturale estratto dall'alga bruna Laminaria digitata. Il prodotto agisce inducendo nella pianta processi biochimici e morfologici in grado di opporre resistenza alle infezioni di Plasmopara viticola.

 

ROMEO®: prodotto a base di cerevisane, una frazione inerte di un ceppo non modificato geneticamente del lievito Saccharomices cerevisiae. Cerevisane è un induttore sistemico di resistenza che agisce preventivamente. Favorisce la liberazione di composti correlati ai meccanismi di difesa della pianta preparandola a proteggersi dagli attacchi di funghi e batteri patogeni. In particolare, il biofungicida agisce stimolando la produzione da parte delle piante di fitoalessine e perossido di idrogeno, composti direttamente coinvolti nei meccanismi endogeni di difesa delle piante e che permettono alle stesse di svolgere un'attività di contenimento di alcuni patogeni. Diverse prove condotte negli ultimi anni su vite hanno evidenziato come il biofungicida dimostri un discreto livello di efficacia su B. cinerea, P. viticola ed E. necator.

 

IBISCO®: induttore di resistenza a base di chito-oligosaccaridi e oligo-galatturonidi di origine naturale per il controllo dell'oidio.

 

PREVAM®: a base di oli essenziali di arancio dolce, ottenuti con un particolare processo industriale di spremitura a freddo. L'olio essenziale di arancio dolce, principio attivo del PREV-AM Plus, agisce contro Uncinula necator molto rapidamente ed essenzialmente per contatto diretto sul patogeno già presente sulle piante, disidratando e dissolvendo micelio e spore.


La lotta biologica alle cocciniglie farinose

Nei punti in cui la vegetazione è più fitta all'interno dei vigneti, Planococcus ficus e le altre cocciniglie farinose trovano le condizioni ottimali di sviluppo. Qui la maggiore umidità, il ridotto arieggiamento e la scarsa luminosità, ne favoriscono una rapida moltiplicazione, con formazione di ampie colonie su ceppi, tralci e grappoli. Queste pullulazioni sono estremamente variabili nel tempo, anche in funzione delle diverse condizioni climatiche. Un autunno mite, per esempio, favorisce la migrazione sui ceppi, mentre un inverno freddo può provocare la morte di un'elevata percentuale di femmine svernanti, riducendone la pericolosità. I danni che le cocciniglie farinose causano alla vite sono dovuti alla sottrazione di linfa, ma soprattutto all'elevata produzione di melata e al conseguente sviluppo di fumaggini, funghi nerastri che vanno ad imbrattare la vegetazione, riducendo il potenziale fotosintetico delle piante, e i grappoli. ostacolandone la normale maturazione. La melata zuccherina, inoltre, attrae sulle piante vespe e moscerini che, oltre a essere fastidiosi, sottraggono linfa, con conseguente indebolimento della pianta stessa. Tra i danni indiretti, invece, una notevole importanza ha la trasmissione di virus. Probabilmente (aumento delle infestazioni e la rinnovata pericolosità di queste cocciniglie sulla vite sono originati da fattori concomitanti, quali la presenza di condizioni climatiche generalmente più favorevoli allo sviluppo delle cocciniglie piuttosto che ai loro nemici naturali, e a cambi di strategie e strumenti di contenimento di altre specie dannose (come per esempio l'impiego di prodotti con minore 


spettro di azione rispetto al passato e il crescente impiego della confusione sessuale per la lotta alla Tignoletta) La difesa chimica è sempre abbastanza complicata in quanto le cocciniglie farinose, in genere, sono riunite in colonie riparate sotto il ritidoma del ceppo e dei cordoni permanenti e sono protette dalla corteccia. Anche le neanidi della prima generazione compaiono con una certa scalarità in primavera in funzione dall'andamento stagionale rendendo difficile il posizionamento degli interventi. Per il controllo di queste cocciniglie un'interessante alternativa ai trattamenti chimici è rappresentato dai lanci di Anagyrus pseudococci. Si tratta di un imenottero Encyrtidae, un parassitoide solitario tipico del bacino del Mediterraneo, dove è attivo dalla primavera sino all'autunno, compiendo più generazioni con cicli di circa 3-4 settimane. A. pseudococci depone le uova nelle neanidi di seconda e terza età di P ficus ma anche nelle femmine immature. La sua capacità di ricerca è molto elevata e agisce pertanto anche a bassi livelli di infestazione potendo così essere utilizzato per i lanci precoci già da fine aprile-maggio in campo aperto. Le cocciniglie parassitizzate si riconoscono in quanto si gonfiano e diventano mummie giallo-marrone da cui gli adulti di A. pseudococci sfarfalleranno praticando un foro rotondo. La distribuzione in campo dei parassitoidi è molto semplice in quanto vanno semplicemente rilasciati nei pressi delle piante infestate dalle cocciniglie per ottenere un'azione rapida e senza rischi di predazione da parte di formiche. In considerazione del fatto che le infestazioni di cocciniglie farinose non sono omogenee. è importante ispezionare durante [inverno i vigneti per individuare e contrassegnare le piante attaccate, in modo da concentrare i lanci nelle zone 


maggiormente infestate. La dose di impiego va dai 1000 ai 2000 individui per ettaro, a seconda del livello di infestazione. A. pseudococci è particolarmente efficace con temperature attorno a 25°C ma continua a essere attivo fino a 13°C. Il limite termico superiore sono i 38°C. La specie è naturalmente diffusa in Cina, Cipro, Egitto, Italia, Israele, Pakistan, Arabia Saudita, ex URSS ed è stata introdotta per la lotta biologica alle cocciniglie cotonose, su vite e agrumi, in America (Argentina e Brasile), Sud Africa e Stati Uniti.


Vantaggi

L'utilizzo dei BCA nelle strategie di difesa comporta diversi vantaggi per l'agricoltore. Prima di tutto questi preparati presentano un migliore profilo tossicologico rispetto agli agrofarmaci di normale impiego agricolo e sono caratterizzati da una maggiore sicurezza ambientale, che interessa gli addetti alla produzione e gli operatori agricoli, ma anche la popolazione e i consumatori.

 

Dal punto di vista tecnico, l'inserimento dei BCA nelle strategie di difesa permette una riduzione dei residui nelle derrate, obiettivo molto importante e in linea con gli orientamenti della Ue per la sicurezza alimentare dai campi alla tavola. Inoltre va considerato che questi formulati hanno tempi di carenza e/o di rientro inferiori ai normali prodotti chimici, per cui permettono una difesa fitosanitaria efficace anche in prossimità della raccolta. Infine, il largo impiego di alcuni agrofarmaci ha provocato nel tempo la comparsa in alcune aree viticole di ceppi patogeni resistenti al loro meccanismo d'azione. In questi casi l'utilizzo dei BCA consente di mettere in atto efficaci strategie anti-resistenza, alternando gli agenti di bio-controllo con prodotti a diverso meccanismo d'azione.

Svantaggi

Per contro, l'impiego dei BCA comporta anche alcuni svantaggi che non vanno sottovalutati. In primo luogo i BCA, proprio per le loro caratteristiche, sono formulati complessivamente più difficili da applicare.


Ogni preparato ha caratteristiche peculiari che vanno conosciute al fine di ottenere i migliori risultati. Inoltre, per esplicare al meglio la loro attività, essi necessitano di una maggiore conoscenza biologica ed epidemiologica, da parte dei tecnici e degli agricoltori, delle malattie che si vogliono contrastare. I BCA, infatti, se impiegati in un momento non corretto o nella fase biologica sbagliata della malattia, possono non avere alcuna efficacia. Ma anche se applicati nella fase e nel momento migliore, spesso la loro efficacia non è paragonabile a quella ottenuta con trattamenti eseguiti con i formulati tradizionali, sia in termini assoluti, sia in termini di prontezza d'azione. Infine va considerato che non sempre esiste una piena compatibilità con i principi attivi chimici e questo è un fattore che va valutato attentamente nella definizione di una strategia di difesa.

Nuove strategie di difesa globali

Queste differenze comportano che, nel prossimo futuro, molto probabilmente dovremo abituarci a un'altra concezione di difesa, fino a ripensare il sistema di produzione: passando dal semplice utilizzo di un prodotto di bio-controllo in luogo di un agrofarmaco tradizionale, con effetto generalmente parziale, a una strategia globale che combini le diverse tecniche, per portare a una protezione sicura ed efficace delle colture, competitiva con le soluzioni attualmente impiegate. Anche se i BCA possiedono generalmente un'efficacia inferiore a quella dei prodotti classici, e non possono pertanto arrivare a sostituirli totalmente, possono tuttavia affiancare questi ultimi, completandone l'attività. Non è inoltre da sottovalutare il beneficio in termini di immagine che l'impiego di questi prodotti può generare per l'azienda, se comunicato.

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