Fonte: Rivista "Fertilizzanti"
articolo a cura di Silvio Fritegotto www.fritegotto.it
La fertirrigazione del mais è una interessante novità nel panorama agricolo italiano
Nella coltivazione del mais, negli ultimi anni, l'irrigazione a goccia è una tecnica che ha avuto un interesse sempre crescente. Se poi parliamo anche di fertirrigazione, solo qualche anno fa, sarebbe stata fantascienza.
La tecnica irrigua a goccia e la conseguente fertirrigazione, si è da subito collegata alla coltivazione del mais per la produzione di biomassa per i biodigestori.
Essa ha poi avuto un'ulteriore e definitiva conferma nella sua validità agronomica in seguito all'estate 2012 caratterizzata da un clima eccezionalmente siccitoso e caldo che, ha messo in grossa difficoltà le aziende maidicole, sia per la scarsa produzione che per l'alto contenuto di micotossine nella granella.
Le motivazioni a favore di questa tecnica sono numerose e sono motivazioni sia di carattere agronomico che economico. Le prime, quelle agronomiche, sono dovute special modo alla maggiore resa produttiva (+15-20%), le seconde, quelle economiche, sono dovute al notevole risparmio energetico di gasolio, fino anche al 50-60% rispetto a un sistema irriguo ad aspersione (es. rotolone).
Le motivazioni agronomiche inoltre sono legate principalmente alla maggiore efficienza irrigua dell'irrigazione a goccia (85-90%) rispetto all'irrigazione a scorrimento (40-50%) e all'aspersione (60-70%), nonchè alla possibilità di irrigare con qualsiasi condizioni di vento e di ridurre al minimo gli stress idrici per la coltura. Tra le motivazioni agronomiche si annovera anche la possibilità di fare la fertirrigazione nel mais, cioè distribuire i fertilizzanti in forma solubile o liquida con l'impianto di irrigazione a goccia.
Piante non sottoposte a condizioni di stress idrico-nutrizionali (condizioni di stress che ne condizionano negativamente la crescita), sono meno soggette all'attacco di funghi patogeni tossigeni e di conseguenza a un minore rischio per la presenza di micotossine.
La fertirrigazione, come già avviene per numerose altre colture, come quelle orticole, permette di gestire in modo ottimale la nutrizione della coltura, frazionando gli apporti di fertilizzante in copertura e apportando acqua ed elementi nutritivi direttamente vicino all'apparato radicale assorbente e seguendo le curve di assorbimento e le reali necessità della coltura. In una coltura come il mais, tradizionalmente concimata solo con uno o due passaggi di urea in copertura, la fertirrigazione può aprire numerose prospettive per migliorare la nutrizione della pianta.
Innanzitutto è possibile distribuire gli elementi nutritivi in copertura anche quando la pianta ha raggiunto dimensioni tali che, sarebbe impossibile entrare nel campo con degli spandiconcime. Inoltre la fertirrigazione aumenta la disponibilità e la mobilità del fosforo e del potassio nel bulbo umido del terreno interessato dell'irrigazione, rendendo di fatto possibile anche una concimazione con fosforo e potassio in copertura, seguendo in questo modo le curve di assorbimento della coltura (cfr. Figura 1).
Il fosforo e il potassio sono due elementi nutritivi che intervengono in maniera determinante sul riempimento della cariosside e sulla qualità della produzione. Anche la disponibilità e l'assorbimento dei microelementi come lo zinco, vengono aumentate con apporti frazionati e frequenti in fertirrigazione.
Rispetto alla tradizionale distribuzione di urea con lo spandiconcime in copertura, con la fertirrigazione si riducono notevolmente le perdite di azoto nell'ambiente sia per volatilizzazione come ammoniaca che dilavamento in forma nitrica. Questo si traduce in una riduzione delle unità fertilizzanti azotate distribuite in fertirrigazione: numerose esperienze hanno dimostrato buoni risultati produttivi con una riduzione del 20-30% delle unità fertilizzanti azotate.
Nutrizione del mais
II mais è una coltura estremamente esigente dal punto di vista nutrizionale: si stimano delle asportazioni, per 100 kg di granella prodotta, pari a 1,5 unità di azoto, 0,70 di fosforo e 0,40 di potassio (2,2 di azoto, 0,94 di fosforo, 2,1 di potassio nel caso in cui venisse asportata la pianta intera) (Tabella 1 e Figura 2).
Tabella 1 - Asportazioni della coltura del mais da: DPI Regione Emilia Romagna
ASPORTAZIONI DEL MAIS DA GRANELLA | ||||||
Elementi nutritivi (Kg/ha) | PRODUZIONE (t/ha) | |||||
8 | 9 | 10 | 11 | 12 | ||
N | Granella | 120 | 135 | 150 | 165 | 180 |
Stocchi e foglie | 58 | 65 | 72 | 79 | 86 | |
totale | 178 | 200 | 222 | 244 | 266 | |
P2O | Granella | 56 | 63 | 70 | 77 | 84 |
Stocchi e foglie | 19 | 22 | 24 | 26 | 29 | |
totale | 75 | 85 | 94 | 103 | 113 | |
K2O | Granella | 32 | 36 | 40 | 44 | 48 |
Stocchi e foglie | 134 | 151 | 168 | 185 | 202 | |
totale | 166 | 187 | 208 | 229 | 250 |
ASPORTAZIONI DEL MAIS DA TRINCIATO | |||||
Elementi nutritivi (Kg/ha) | PRODUZIONE (t/ha) | ||||
30 | 40 | 50 | 60 | 70 | |
N | 111 | 148 | 185 | 222 | 259 |
P2O | 48 | 64 | 80 | 96 | 112 |
K2O | 105 | 140 | 175 | 210 | 245 |
Alla comparsa delle sete o barbe o filamenti, il 75% del potassio, il 60% dell'azoto e il 43% del fosforo totale sono già stati assorbiti dalle radici del mais.
Il periodo di massima richiesta di elementi nutritivi inizia da quando la pianta ha sviluppato 8 foglie complete (fase V8) fino a poco dopo l'emissione del pennacchio e prima dell'emissione delle sete (fase R1).
In fertirrigazione, l'azoto in forma ureica, che è una molecola organica senza carica (apolare), è molto mobile nel terreno e tende a muoversi con l'acqua di irrigazione verso i bordi del bulbo umido con il rischio di dilavamento e accumulo di azoto ammoniacale. Da questo punto di vista si comporta esattamente come l'azoto nitrico, ma al contrario dell'azoto nitrico non viene direttamente assorbito dalle radici, perché prima deve essere trasformato nel terreno in azoto ammoniacale e successivamente in azoto nitrico che, normalmente avviene in 24-72 ore a seconda delle condizioni del terreno e di temperatura.
La fertirrigazione del mais si avvantaggia della distribuzione di azoto nelle tre forme (nitrico, ammoniacale e ureico) in proporzioni tali da avere un effetto immediato di assorbimento dell'azoto nitrico e una disponibilità leggermente ritardata dell'azoto ammoniacale e dell'azoto ureico.
Nutrizione del mais in fertirrigazione nella pratica:
Alla preparazione del terreno prima della semina distribuire, meglio se localizzato, circa il 20-30% dell'azoto, e il 50-70% delle unità fertilizzanti di fosforo e potassio.
Dopo la stesura dell'ala gocciolante, che normalmente viene stesa dopo la semina o con la sarchiatura (e comunque non dopo della fase fenologica delle 8-10 foglie) prevedere 8-10 interventi fertirrigui a cadenza di 7-10 giorni con una soluzione fertilizzante contenente azoto, fosforo e potassio con un rapporto
spostato verso l'azoto, in modo tale da apportare nel ciclo colturale almeno 180-220 unità di azoto a seconda del tipo di terreno e dell'investimento colturale.
Nel caso di produzione di mais da trinciato bisogna considerare le elevate asportazioni di potassio e prevedere degli interventi integrativi di potassio in fertirrigazione nelle fasi di massimo assorbimento cioè nel periodo che va dalla levata alla fioritura (cfr. Tabella 2).
Tabella 2 - Qualsiasi stress idrico sofferto nel periodo compreso tra l'emissione del pennacchio e la maturazione latteo cerosa delle cariossidi è causa di forti ripercussioni sulla resa finale
Stadio di crescita | Perdita giornaliera di resa (%) (min - med - max) |
Dalla semina alla 4a foglia | - |
Dalla 4a alla 8a foglia | - |
Dalla 8a alla 12a foglia | - |
Dalla 12a alla 16a foglia | 2,0 - 3,0 - 3,7 |
Dalla 16a foglia alla formazione del pennacchio | 2,5 - 3,2 - 4,0 |
Impollinazione | 3,0 - 6,8 - 8,0 |
Ingrossamento cariossidi | 3,0 - 4,2 - 6,0 |
Maturazione lattea | 3,0 - 4,2 - 5,8 |
Maturazione lattea-cerosa | 3,0 - 4,0 - 5,0 |
Dentatura | 2,5 - 3,0 - 4,0 |
Maturazione fisiologica | 0,0 |
Per esempio, se si devono fertirrigare 10 ha di mais, occorrerà dotarsi di una semplice vasca di miscelazione dei fertilizzanti da 1.000 litri, da posizionare vicino al banco di controllo, nella quale miscelare e disciogliere i fertilizzanti con l'acqua: circa 250 kg di concime per esempio. Preparata la soluzione madre, anche mentre l'impianto sta già irrigando, si fa partire la pompa o il sistema di iniezione dei fertilizzanti, e si inizia l'iniezione del concime nell'acqua irrigua. In modo proporzionale il sistema inserirà il fertilizzante gradualmente; se i settori irrigati saranno da 3,3 ha ciascuno, per ogni settore verrà utilizzato un terzo del contenuto della vasca. Se si irriga ogni settore per 4 ore potremmo per esempio far durare 3 ore la fertirrigazione, ipotizzando una mezz'ora iniziale per mettere bene in pressione tutto l'impianto e poco meno di mezz'ora alla fine della fertirrigazione con acqua pulita.
Se si ipotizza l'utilizzo di un'ala gocciolante ogni 150 cm, con una portata di 1,3 l/h per singolo goccio-latore con una spaziatura di 40 cm, per ogni settore, ogni ora, verranno distribuiti circa 2,1 mm di acqua, pari a 21 m3/ha x 3,3 ha, x 3 ore = circa 208 m3. In questi 208 metri cubi verranno iniettati 330 litri di soluzione fertilizzante, che conterrà 82,50 kg di fertilizzante idrosolubile: 83,3 kg/210 m3 = 0,4 g/litro (o kg/ m3) che è una concentrazione ottima della soluzione fertilizzante al fine di ottenere le massime rese produttive senza creare problemi di salinità (attenzione a non superare mai la concentrazione massima di 1,5-2,0 g/ litro di concime).
È buona norma effettuare un'analisi dell'acqua per impostare una corretta acidificazione per mantenere puliti i gocciolatori e prevenire la formazione di concrezioni calcaree, utilizzando acido ,fosforico o acido nitrico o fertilizzanti a reazione acida.