Fonte: Rivista "Fertilizzanti"
articolo a cura di Riccardo Calzavara calzavara@arvan.it
Per ottenere buoni risultati su fruttiferi e vite è necessaria una corretta concimazione
Generalità
Nella concimazione dei frutteti e della vite assume particolare importanza il potassio, che favorisce l'accumulo di zuccheri e la maturazione, e si deve porre molta attenzione al dosaggio dell'azoto, che è certamente l'elemento di più difficile somministrazione, in quanto ha la massima influenza sulla quantità e sulla qualità delle produzioni.
Insufficienti disponibilità di azoto incidono negativamente sulla quantità dei prodotti, favorendo la produzione di frutti piccoli, con aromi e sapore insoddisfacenti, nonché sull'accumulo delle sostanze di riserva necessarie alla fioritura e alla fruttificazione degli anni seguenti.
Gli eccessi di azoto, prolungando la fase vegetativa, ritardano la maturazione, riducendo il colore del frutto, che risulta più acido e meno zuccherino, e provocano un eccessivo "ingentilimento" della pianta, aumentandone la sensibilità ai parassiti e ai patogeni, richiedendo quindi un aumento degli interventi di lotta antiparassitaria.
Gli eccessi di azoto, soprattutto tardivi, possono anche provocare squilibri nella nutrizione, favorendo gravi alterazioni, quali la butteratura amara nel melo o il disseccamento del rachide nella vite.
Di conseguenza anche là fertilizzazione organica dev'essere condotta con estrema attenzione, per evitare che essa liberi dell'azoto in momenti inopportuni, come per esempio durante la maturazione dei frutti. Infatti la sostanza organica nel suolo rilascia l'azoto soprattutto in primavera e nella tarda estate. Quest'ultima fase è particolarmente a rischio, perché coincide con la maturazione delle mele, dell'uva e di alcune varietà di pere e pesche. Una buona disponibilità di azoto in questo periodo può provocare una ripresa delle attività vegetative, a scapito della maturazione, o accelerare l'ingrossamento dei frutti, riducendone la qualità ed esponendoli a malattie e alterazioni.
Malgrado queste riserve, è comunque opportuno provvedere periodicamente, ogni 4÷5 anni, alla fertilizzazione organica, per mantenere un adeguato contenuto in sostanza organica nel terreno.
Momenti di intervento
La distribuzione del fosforo e del potassio ai frutteti in produzione può essere effettuata sia in autunno, dopo la caduta delle foglie, che a fine inverno, subito prima della ripresa vegetativa. La distribuzione autunnale è da preferirsi senz'altro nel caso si effettui anche una lavorazione del terreno, che permetta una migliore miscelazione dei concimi con il suolo, o, in generale, nei terreni più pesanti, dove le piogge possono favorire, anche se di poco, l'approfondimento degli elementi nutritivi.
Nei terreni non lavorati o inerbiti e, in generale, nei terreni leggeri o con molto scheletro, è preferibile distribuire fosforo e potassio a fine inverno, assieme alla prima dose di azoto.
Fruttiferi e vite
In questo caso si potranno quindi impiegare anche i concimi composti, mentre se la concimazione è fatta in autunno/inverno si dovrà evitare l'apporto di azoto, che andrebbe perso, distribuendo solo fosforo e potassio, con concimi semplici o con composti privi di azoto.
Utilizzando mezzi meccanici su terreni non inerbiti è preferibile distribuire il fertilizzante quando il terreno è abbastanza asciutto, o quando è gelato, per evitare i danni da calpestamento.
Per quanto riguarda l'azoto il frazionamento è d'obbligo, anche per dosare adeguatamente l'elemento. È infatti opportuno applicare prima del risveglio vegetativo un po' meno di metà della dose di azoto, completando la concimazione con una applicazione durante la primavera. Le dosi da distribuirsi in questo secondo intervento vanno valutate sulla base dello sviluppo della coltura: in caso di eccessiva vegetazione è necessario ridurre le dosi, che vanno invece aumentate nel caso di scarso sviluppo. Proprio per questo motivo è sconsigliabile la distribuzione di tutto l'azoto in un'unica soluzione: infatti in caso di particolari andamenti stagionali non si potrebbero correggere eventuali eccessi nella dose distribuita.
La distribuzione di fertilizzanti dopo la raccolta, suggerita da più parti per favorire l'accumulo di sostanze di riserva nelle gemme, va guardata con molta prudenza, soprattutto per quanto riguarda l'azoto nelle colture a raccolta tardiva. Infatti, distribuzioni azotate dopo la metà di settembre possono favorire una ripresa della vegetazione e un ritardo della senescenza naturale delle foglie.
Queste ultime, in tali condizioni, rallentano la traslocazione delle sostanze elaborate verso il resto della pianta. Non appena sopravviene una gelata, le foglie cadono e tutti gli elaborati in esse contenute vanno persi, impoverendo, invece di arricchire, le riserve nelle gemme. Di conseguenza si può pensare a una concimazione post-raccolta per il ciliegio o le pesche precoci, ma è sconsigliabile per varietà ordinarie di melo o per la vite, soprattutto ove la vendemmia inizia dopo la metà di settembre.
Modalità di distribuzione
Dopo i primi tre o quattro anni dall'impianto, l'apparato radicale dei fruttiferi e della vite si estende ovunque, superando anche il centro del filare. Di conseguenza non ha alcun senso localizzare lungo la fila la concimazione, che deve invece interessare tutto l'appezzamento.
In presenza di irrigazione localizzata, soprattutto se a goccia, le radici tendono a concentrarsi nel terreno bagnato, effetto però rilevante solo nelle zone aride.
Nell'Italia settentrionale le piante sono per molti mesi indipendenti dall'irrigazione e, di conseguenza, le radici si diffondono dappertutto. Nel caso di frutteti inerbiti la migliore struttura del suolo favorisce ancor di più la diffusione radicale. Tutti i concimi vanno quindi distribuiti a spaglio su tutta la superficie, indipendentemente dalle pratiche colturali adottate.
Nel caso di frutteti inerbiti, o comunque non lavorati, il concime potrà essere distribuito senza approfondirlo, grazie al fatto che le radici assorbenti degli alberi risalgono fino alla superficie, come sotto meglio specificato. Nei terreni lavorati è invece opportuno distribuire fosforo e potassio prima della lavorazione, in maniera da portare gli elementi nutritivi più vicini alle radici.
I diversi sistemi di concimazione in profondità (pali iniettori, aratri assolcatori ecc.) sono per lo più da sconsigliare, in quanto richiedono un impegno economico e di lavoro non compensato dai risultati.
Inerbimento
L'inerbimento, realizzato soprattutto per ridurre il compattamento del terreno, ha notevoli risvolti anche sulla nutrizione delle piante:
- L'inerbimento fa aumentare la dotazione in sostanza organica e migliora tutte le caratteristiche fisiche del suolo. Di conseguenza gli elementi nutritivi sono meno soggetti alle perdite per insolubilizzazione o lisciviazione e le radici degli alberi possono esplorare una massa di terreno maggiore.
- Anche se l'inerbimento impedisce di mandare in profondità i fertilizzanti, le radici salgono fino alla superficie e possono ugualmente giovarsi delle concimazioni. Nei terreni lavorati i concimi vengono mescolati a una massa maggiore di suolo, ma in tale massa le radici sono distrutte dalle stesse lavorazioni.
- Una parte degli elementi nutritivi assorbiti dall'erba viene trasportata nelle loro radici profonde, che successivamente muoiono e si decompongono, liberando nuovamente i nutrienti. Al posto delle radici morte dell'erba si creano inoltre dei canalicoli, lungo i quali si possono muovere sia le radici degli alberi che gli elementi nutritivi.
- L'erba assorbe elementi nutritivi, ma questi sono sottratti alla coltura arborea solo temporaneamente, perché i residui dello sfalcio dell'erba restano sul campo. Anzi l'assorbimento da parte dell'erba e il mantenimento dei nutrienti in forma organica ne limita le perdite per insolubilizzazione e lisciviazione.
Di conseguenza l'inerbimento richiede una maggiore concimazione solo nei primi due o tre anni: successivamente si attiva un ciclo che garantisce
comunque l'utilizzo dei nutrienti da parte della coltura arborea e anzi la nutrizione delle piante è migliorata e si possono ridurre le dosi di concimazione.
Qualora si decida di passare all'inerbimento le concimazioni vanno variate seguendo in linea di massima il seguente schema:
- nei primi tre anni, le concimazioni con tutti i tre elementi (azoto, fosforo e potassio) vanno aumentate del 20%;
- dal quarto anno:
- se si ha una notevole presenza di leguminose, si devono ridurre la concimazione azotata del 20:30% e quelle fosfo-potassiche del 20%;
- se non si ha una notevole presenza di leguminose, si devono ridurre la concimazione azotata del 10% e quelle fosfo-potassiche del 20%.
Alternanza di produzione
La carenza di nutrienti provoca, oltre ai danni diretti alla produzione dell'anno, uno scarso accumulo di sostanze di riserva nella pianta, che a sua volta non permette una buona fioritura nell'anno successivo.
Molti alberi da frutto cadono così nel circolo vizioso della "alternanza": a una annata di elevata o elevatissima produzione (ma spesso con frutti di modesta dimensione) succede un anno con pochi fiori e quindi pochi frutti, spesso troppo grossi. La scarsa produzione provoca a sua volta un eccessivo accumulo di sostanze di riserva e quindi un'abbondante fioritura l'anno seguente e la prosecuzione dell'alternanza.
Il fenomeno, che è più frequente e più intenso in alcune specie, come l'olivo, può essere provocato anche da altri fattori: per esempio una gelata tardiva o una grandinata possono distruggere la produzione senza alterare sensibilmente l'assorbimento dei nutrienti e provocare quindi una notevole fioritura e allegagione nell'anno seguente.
La lotta contro l'alternanza, che comunque è piuttosto difficile, si basa soprattutto sul diradamento, ma è anche opportuno agire sulla concimazione, soprattutto azotata, che va diminuita negli anni di "scarica", allo scopo di ridurre la fioritura dell'anno seguente. Negli anni di "carica", la concimazione va invece incrementata, in maniera da permettere sia l'accrescimento dei frutti che l'accumulo di sufficienti sostanze di riserva.
Frutteto biologico
La fertilizzazione organica può rendere disponibile dell'azoto in momenti poco opportuni per un equilibrato sviluppo delle piante. Evidentemente questo provoca notevoli difficoltà per l'agricoltura biologica, che basa la fertilizzazione proprio sui prodotti organici. Qualche risultato può essere ottenuto impiegando concimi organici che cedano abbastanza rapidamente l'azoto (sangue secco, residui di macellazione, carniccio, farina di carne, farina di pesce ecc.).
Considerando che l'agricoltura biologica tende all'ottenimento di prodotti di particolare qualità, sembra comunque preferibile limitare la concimazione, mantenendo l'equilibrio tra i diversi fattori della fertilità, scegliendo di ottenere una produzione limitata, ma che garantisca, oltre alle specifiche qualità delle produzioni biologiche, anche frutta di gusto gradevole e resistente alle alterazioni.
La concimazione per l'agricoltura biologica riportata nelle schede non è quindi in grado di garantire una resa pari a quella tipica dell'agricoltura "tradizionale", ma dovrebbe evitare il manifestarsi di effetti negativi sulla qualità della produzione.
Va inoltre ricordato che il costante apporto di sostanza organica può provocare un eccessivo accumulo di azoto organico nel suolo, che in particolari condizioni climatiche può liberarsi in momenti poco opportuni, provocando dei problemi alle colture. Di conseguenza nella frutticoltura biologica è indispensabile non concimare tutti gli anni. In generale si può ritenere equilibrato saltare la concimazione per una stagione ogni quattro. Nel caso si evidenzi un eccessivo sviluppo vegetativo delle piante l'anno di riposo dovrà però essere più frequente. Va inoltre ricordato che il letame è idoneo alla concimazione dei frutteti solo in terreni con fertilità equilibrata. Quando, per esempio, siano carenti il fosforo o il potassio, l'apporto di letame, o di un altro concime organico, provoca uno squilibrio tra azoto e l'elemento mancante che si ripercuote negativamente sullo sviluppo della coltura.
Nei casi di carenza accertata è necessario quindi intervenire con prodotti specifici. Per apportare potassio si potrà impiegare il solfato di potassio o la borlanda e per il fosforo la farina d'ossa o la fosforite macinata, ma quest'ultima dev'essere mescolata al letame nel cumulo e lasciata fermentare per parecchi mesi. Infatti la fosforite distribuita direttamente sul terreno resta insolubile e non è in grado di nutrire le piante, soprattutto nei suoli alcalini, predominanti nel nostro Paese.