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Fonte: Rivista "Vigne, Vini & qualità"
articolo a cura di Daniel Bondesan
Unità Protezione Piante e Biodiversità Agroforestale - Fondazione Edmund Mach (San Michele all'Adige, TN)

 

Sono sempre di più i costruttori di macchine irroratrici che, adempiendo fra l'altro alle disposizioni introdotte con il decreto legislativo del 22 giugno 2012 n. 124 (attuazione della direttiva CE 127/09), presentano soluzioni innovative che da un lato consentano di migliorare la qualità dell'irrorazione e dall'altro riducano l'impatto dei trattamenti alle colture.

 

È infatti un'esigenza cogente che le irroratrici vengano progettate e costruite in mo­do da assicurare che il prodotto fitosanitari­o sia depositato omogeneamente sulla vegetazione, riducendo al minimo le perdite nelle aree limitrofe non interessate dal trattamento ed evitando la dispersione di miscela fitosanitaria nell'ambiente.

 

Specie in viticoltura, si stanno diffondendo ­anche in Italia macchine schermate e a recupero che permettono di ridurre fortemente le perdite di prodotto e sono in grado di trattare più filari in un singolo passaggio, consentendo di incrementare anche la tempestività d'intervento.

 

Questa tipologia di macchine è stata protagonista alla terza edizione di Nova Agricoltura in Vigneto, che si è svolta presso la Tenuta Sant'Anna ad Annone Veneto (VE) l'8 giugno 2017.


L'evoluzione del concept

Le prime irroratrici a tunnel con sistemi di contenimento dello spray che racchiudevano parzialmente il filare vennero sviluppate e testate negli Stati Uniti già a partire dai primi anni Settanta per mora, lampone e vite.

 

Gli schemi costruttivi che da allora sono stati proposti sono numerosi e variamente complessi. Si va dalla semplice schermatura aldilà della parete trattata (con apparato scavallante) per impedire l'allontanamento della miscela per deriva, fino alle vere e proprie macchine a recupero di prodotto.

 

Il sistema a deflettore, proposto negli anni Novanta, presenta una schermatura riflettente posta oltre la parete vegetativa spruzzata, che realizza il cambiamento di direzione del getto redirezionandolo verso la vegetazione. In questo modo le goccioline con diametro inferiore (80-100 pm) vengono inviate nuovamente verso la pianta, mentre le gocce di maggiori dimensioni scivolano lungo la parete dove il liquido viene eventualmente raccolto e inviato al serbatoio. Durante le prime fasi vegetative è possibile trattare entrambi i lati del filare con un unico passaggio. Si tratta di una soluzione alquanto semplice, ma già in grado di intercettare buona parte della miscela non depositata sul filare.

 

Il sistema a collettori prevede la presenza di pannelli di intercettamento delle gocce che oltrepassano la vegetazione. Davanti ai pannelli possono essere posizionati dei dispositivi con funzione di separazione aria-liquido per aumentare l'efficienza del sistema di raccolta. Il liquido intercettato scivola sui pannelli fino a dei pozzetti.


Da qui la miscela recuperata viene inviata nuovamente al serbatoio mediante pompe dedicate o sistemi a idro-iniettore. La posizione dei pannelli collettori (uno per filare) rispetto alla parete di foglie può essere regolata attraverso un sistema idraulico che agisce su dei bracci di sostegno. Per il lavoro in ambienti collinari, le macchine possono essere dotate di dispositivo di auto livellamento dei pannelli e delle barre, mantenendoli equidistanti dal suolo e paralleli al filare. Anche in questo caso la quantità di prodotto recuperabile dipende dalla fase vegetativa in cui si effettua l'applicazione e dai volumi di miscela impiegati.


Nel sistema a tunnel la vegetazione del filare viene parzialmente racchiusa da due pannelli a recupero contrapposti, spesso sormontati da una paratia di contenimento delle goccioline che tendono ad aerodi­sperdersi. Tale sistema è in assoluto il più diffuso.

 

Le soluzioni costruttive prevedono attrezzature semi-portate o trainate, costituite da uno o due tunnel. I moduli a recupero ben si adattano a essere montati anche su macchine portattrezzi semoventi con tre o più tunnel. Anche in questo caso all'interno dei pannelli sono montate delle barre con ugelli idraulici o degli erogatori pneumatici e dispositivi per migliorare l'efficienza di raccolta del liquido (separatori aria-liquido).

 

Il sistema di recupero del liquido è del tutto simile a quello dei sistemi a collettori, con reinvio della miscela al serbatoio attraverso pompe ausiliarie o per effetto Venturi ottenuto attraverso la pompa principale. La corrente d'aria per il trasporto delle gocce sulla vegetazione può essere prodotta da ventilatori assiali, centrifughi o tangenziali, spesso uno per ciascun pannello.

 

Generalmente più pesanti rispetto alle altre irroratrici schermate, quelle a tunnel necessitano spesso di doppio o triplo assale a sollevamento automatico che ne aumenti la stabilità e il galleggiamento anche su terreni sconnessi o umidi e ne migliori la manovrabilità durante il passaggio fra i filari.



I modelli in esposizione a Nova in Vigneto 2017

Fra le macchine attualmente in commercio, quella che più si avvicina al sistema con schermi deflettori è probabilmente il modello Whirlwind M612 Duo-Wing-Jet della ditta Martignani, un nebulizzatore in grado di realizzare il recupero del prodotto combinando l'azione del basso volume, dell'attrazione tra vegetazione e goccioline caricate elettrostaticamente e quella di due speciali schermi protettivi a cuscino d'aria. La miscela finemente nebulizzata in microgocce, che eventualmente oltrepassa la vegetazione, viene spinta nuovamente verso il bersa­glio dall'aria in uscita dagli schermi con fori diffusori, permettendo di lavorare in assen­za di riciclo di miscela fitosanitaria.

 

Drift Recovery 2000 di Agricolmeccani­ca Friuli Sprayers è dotata di pannelli per il recupero di prodotto in cui i potenti ventilatori radiali per il trasporto delle goccioline possono essere regolati idraulicamente per adattare le caratteristiche della corrente d'aria a quelle della vegetazione presente al momento del trattamento. La possibilità di montare ugelli a iniezione d'aria, oltre ai tradizionali getti a cono, è favorita anche dall'attenta progettazione del sistema di filtrazione della miscela che evita la formazione di occlusioni accidentali nei fori di dosaggio.

 

Decana fra le macchine a tunnel di concezione nazionale L'Arcobaleno della ditta Bertoni, da sempre caratterizzata da un sistema di aeroconvezione con ventilatori assiali lungo i pannelli che creano un vortice d'aria e migliorano la penetrazione e la distribuzione del prodotto. Il sistema, azionato dalla p.d.p. della trattrice, si distingue per l'alimentazione elettrica delle ventole stesse


mediante un alternatore. Il dispositivo, non prevedendo olio in pressione da cambiare periodicamente, risulta ecologico, pratico ed economico, oltre che parsimonioso in termini di potenza assorbita.


Il modello Brio rappresenta la proposta di sistema a collettori di Europiave. Derivato dalla serie Ecoturbo e in versione light ri­spetto alla più tecnologica Giuly 2010, rappresenta la soluzione per le piccole aziende che devono adeguarsi alle restrizioni normative sull'utilizzo dei prodotti fitosanitari in prossimità di aree sensibili, ma a costi accessibili. Il trasporto delle gocce, polverizzate meccanicamente, è affidato ad un gruppo assiale retroverso. Giuly 2010, mac­china a tunnel a recupero completo, si caratterizza fra l'altro per i separatori di gocce in pannelli d'acciaio forato, efficaci e semplici da pulire.

 

Ventilatori tangenziali per la macchina a tunnel Bacco 1500 di FOR.AGR./Favaro 1937, il cui obiettivo è di sfruttare unicamente il volume d'aria intorno alla vegetazione, caricandolo di goccioline di miscela, per ottimizzare i depositi e ridurre il rischio di generare deriva.


Grazie alla possibilità di variare in continuo la velocità di rotazione delle ventole, il sistema consente l'adattamento dei parametri di ventilazione alle condizioni di sviluppo della chioma durante l'arco della stagione.

 

Drop Save di Ideai è un nebulizzatore pneumatico a tunnel in grado di trattare due filari completi in un unico passaggio. La polverizzazione delle gocce viene realizzata dalla corrente d'aria ad elevata velocità prodotta da un ventilatore radiale, che investe il liquido erogato da speciali diffusori fiap. Il potente getto d'aria, convogliato attraverso dei tubi microforati, è anche in grado di di­rigere il prodotto erogato verso la vegeta­zione, lavorando a basso volume di liquido.



Vantaggi ed effetti collaterali

Indiscutibilmente si tratta di macchine che ben si adattano alla meccanizzazione del vigneto, ideali quindi su forme di allevamento a spalliera, ma adattabili anche a sistemi di allevamento a chioma più espansa. In linea generale se durante la stagione vegetativa vengono attuate le operazioni di potatura verde, cimatura e legatura dei germogli, si potranno ottenere i migliori risultati in termini di uniformità di copertura ed efficacia. La vicinanza dei getti alla vegetazione permette alle gocce più piccole di raggiungere il bersaglio senza evaporare (adatte anche per bassi volumi). Il concetto di distribuzione a consumo variabile, come è stata recentemente definita la modalità di applicazione con queste macchine (Pergher, 2017), rende bene l'idea di come sia possibile autoregolare la dose distribuita in relazione alla densità fogliare della chioma.

 

Pertanto una certa quantità di miscela può essere risparmiata durante le prime fasi vegetative e in alcuni casi può venire reimpiegata per successivi trattamenti, con un significativo vantaggio in termini di razionalizzazione ed efficienza d'uso dei fitofarmaci. Il loro impiego può quindi consentire la riduzione della dose di fitofarmaco distribuita senza compromettere l'efficacia biologica del trattamento. Questa caratteristica viene talvolta criticata se riferita alle indicazioni riportate su alcune etichette di fitosanita­ri, per i quali è prevista una dose minima per ettaro. Tuttavia è difficile avallare tecnicamente questa eccezione, sapendo che la quota recuperata andrebbe comunque dispersa oltre la coltura.


Inoltre dove esistono limiti ben precisi nelle quantità massime di principi attivi impiegabili, come nel caso del rame in agricoltura biologica, il recupero della frazione di miscela non a bersaglio diventa un'opportunità in più per ottenere produzioni di qualità rimanendo in linea con i disciplinari.

 

Inoltre in varie esperienze sperimentali si è potuto stabilire che, con l'impiego di irroratrici a tunnel, il confinamento delle dispersioni è mantenuto entro aree considerevolmente limitate. Molte delle perdite per deriva e a terra interessano quasi interamente l'area limitrofa al filare trattato e ciò è importante anche per quei siti frequentati da visitatori occasionali ed astanti o in cui le coltivazioni sono attigue a corsi d'acqua. Le irroratrici schermate possono quindi essere opportunamente impiegate per ridimensionare le buffer zone, riducendo il rischio di contaminazione per le acque superficiali e altre aree sensibili ai prodotti fitosanitari. Infine con queste macchine risulta possibile eseguire i trattamenti anche in presenza di una moderata ventosità, specie se con direzione trasversale rispetto al­la disposizione dei filari.

Stop alla deriva con le irroratrici schermate

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