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Fonte: Rivista "Vigne, Vini e Qualità"
articolo a cura di Lorenzo Tosi

 

Trentotto cromosomi, 30mila geni, 500 milioni di nucleoti­di, almeno 500 geni deputati al riconoscimento dei patogeni per l'attivazione dei meccanismi di autodifesa. E soprattutto l'enorme variabilità genetica che caratterizza il germoplasma di Vitis vinifera.

Testimoniata a livello fenotipico dalla biodiversità di ol­tre 10mila cultivar, ognuna differenziata in doni, bioti­pi, materiali autoctoni. La ricerca italiana ha avuto un ruolo decisivo negli ultimi anni nello svelare i segreti più intimi della vite. Scoprendo ad esempio che la va­riabilità intraspecifica della vite coltivata è di gran lun­ga superiore rispetto alla variabilità interspecifica con le varietà selvatiche portatrici di geni di resistenza alle malattie fungine.

 

Eppure, a dieci anni dal successo tutto italiano della codifica del genoma della vite, nel registro italiano, su un totale di 511 varietà (e 1.286 cloni), sono iscritti solo 20 vitigni resistenti: 10 frutto della più recente attività di breeding italiana (anzi friulana, grazie all'Università di Udine e a Iga, istituto di genomica applicata) e 10 di scuola tedesca (grazie all'attività di reincrocio effettuata a Friburgo negli anni '80). Vitigni che per ora hanno uno sviluppo limitato più da vincoli burocratici che tecnici, visto che la loro coltivazione è autorizzata solo in alcune regioni del Nord e solo per produzioni non Doc.


Il futuro accelera

A livello mondiale la domanda di sostenibilità e di varietà in grado di abbattere il peso, sociale ed economico, dei trattamenti fitosanitari è però sempre più elevata. Una domanda che sta spingendo i Vivai cooperativi Rausce­do ad intraprendere, sempre in collaborazione con l'Università di Udine e con Iga, un'attività di breeding 4.0 in grande stile. Ottenendo, dal 2015, 4.142 nuovi genotipi resistenti attualmente in fase di valutazione. Un'attività che è partita dagli ultimi risultati ottenuti dall'Universi­tà di Udine. Le prime dieci varietà italiane resistenti, di cui VCR è licenziatario esclusivo, sono state infatti realizzate, grazie a un'attività di ricerca partita nel 2006, incrociando le migliori linee resistenti ottenute in Ungheria, Serbia, Germania, Austria, Francia con vitigni internazionali e italiani di pregio (Sauvignon, Chardon­nay, Merlot, Cabernet, Sangiovese, Tocai ecc). L'ultima tappa di questo progetto riguarda oggi la valutazione di 7 selezioni resistenti di Pinot nero e Pinot bianco attualmente in attesa di iscrizione al Registro.


Fermento sugli autoctoni migliorati

E per il prossimo futuro? Sostenibilità e varietà autocto­ne: sono i principali driver che guidano oggi le scelte del mercato mondiale del vino. I Vivai Cooperativi Rausce­do sono partiti da questa doppia esigenza per realizza­re una nuova campagna di incrocio, selezione e moltipli­cazione che mira proprio ad ottenere varietà autoctone migliorate. Iniziando dalla varietà italiana che attual­mente riscuote più successo sui mercati internazionali, ma che attira al contempo le maggiori contestazioni dei movimenti ambientalisti per la frequente contiguità de­gli impianti produttivi con le abitazioni civili.


Una risorsa per il Prosecco

Cinquecentosessantuno biotipi potenziali di Glera resistente a peronospora e oidio. Sono già nei campi sperimentali dei Vivai cooperativi Rauscedo, presso il nuovo centro diagnostico in costruzione, in attesa di un'attività di selezione che porterà presumibilmente entro 7-8 anni alle prime iscrizioni al Registro varietale. "Si trat­ta di un progetto di lavoro molto intenso che ha avuto inizio nel 2015", spiega Asia Khafizova, nuova bree­ding project manager di Vcr. "Siamo partiti da tre dei nostri doni più promettenti e moderni (VCR 101, VCR 124 e VCR 223) e li abbiamo progressivamente incrociati con un ibrido multiresistente, ottenuto da un lungo lavoro di piramidizzazione, caratterizzato dalla presenza di cinque geni di resistenza a peronospora e oidio. Da una prima selezione abbiamo scartato l'80% dei genotipi, concentrandoci sul rimanente 20%: i 561 biotipi che abbiamo impiantato in pieno campo, per l'appunto". Un'at­tività di ricerca che sembra in vantaggio, sia in termini di tempo che di soluzioni, rispetto all'analogo progetto di miglioramento genetico della Glera in corso presso il Crea-Vit di Conegliano (Tv): molti produttori dell'area del Prosecco Doc attendono con impazienza la possibi­lità di ricorrere a questi vitigni sostenibili.

Obiettivo multiresistenza

La ricerca del Disa (Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell'Università di Udine) è infatti in questi anni proseguita, sequenziando il genoma di vitigni autoctoni e selezionando nuove generazioni di incroci che accumulano resistenze multiple, capaci di tenere a bada più malattie e in modo più duraturo.


E da questi risultati è partito VCR per la nuova campagna di miglioramento e selezione. SK-00-1/7: è questa la prima varietà multi-resistente utilizzata per la Glera. Realizzata attraverso il reincrocio della varietà resistente Pannonia, ottenuta in Serbia, e alcune linee di Vitis rotundifolia e caratterizzata dalla presenza di cinque geni di resistenza a Plasmopara viticola (Rpv 3, Rpv 12, Rpv 1) ed Eri­siphe necator (Run 1, Ren3).


I tre cloni di partenza

La possibilità di partire da tre diversi doni di Glera che hanno mostrato una forte adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del Belpaese è il vero punto di forza del progetto. I parentali scelti si caratterizzano per la capacità di dare vini frizzanti o spumanti con aroma fruttato tipico e persistente. In campo presentano buona fertilità e produttività e periodo di maturazione variabile tra la prima e la terza settimana di settembre. Un ciclo mediamente tardivo che rappresenta una caratteristica positiva per le varietà resistenti (le varietà tedesche sono invece calibrate sui climi mitteleuropei e spesso sono troppo precoci per i nostri areali produttivi). L'altro aspetto positivo deriva dalla multiresistenza. Ogni resistenza monogenica è destinata infatti ad essere superata in tempi più o meno lunghi dal patogeno, mentre la presenza di più barriere genetiche da superare complica invece l'attività di peronospora e oidio assicurando una lunga carriera di successi a queste varietà.

 

"Quest'anno - spiega Khafizova - valutiamo il livello del­la resistenza alle malattie (peronospora/oidio e anche malattie secondarie) nel campo, verifichiamo la presen­za di tutti i cinque geni di resistenza e scegliamo i geno­tipi con forte somiglianza con le caratteristiche paren­tali. Dall'anno prossimo moltiplicheremo i genotipi più interessanti per valutare la produttività della pianta e il potenziale enologico del vino, puntando ad una for­te somiglianza o sovrapponibilità con le caratteristiche ampelografiche, agronomiche e enologiche con dei doni parentali.


Infine - prosegue - si procederà alle microvinificazioni e alla caratterizzazione sensoriale e organolettica: i vitigni che saranno presentati per l'iscrizione dovranno essere caratterizzati da un forte richiamo, una forte somiglianza o sovrapponibilità con le caratteristiche enologiche e l'ampiezza aromatica dei doni parentali di partenza".


BREEDING GLERA: I CLONI PARENTALI

CloneGrappoloVALUTAZIONE
AGRONOMICA
VALUTAZIONE
ENOLOGICA
 I-VCR-101

Fertilità buona,
produttività
buona e costante,
maturazione
3a decade settembre

Profilo aromatico
eccellente e tipico,
ottima acidità, si
presta alla
spumantizzazione
  I-VCR-124 Vigoria media, produttività medio
bassa, maturazione
2a decade settembre

Sentori fruttati e floreali persistenti, sapido, buona
acidità, buona struttura;
sia per vini frizzanti o
spumanti, sia per vini
tranquilli

  I-VCR-223 Vigoroso, ottima
produzione,
maturazione
1a decade settembre
Preminenti sentori fruttati
di mela e limone, per vini
freschi e frizzanti


nuova attivitÀ di breeding presso vcr


Il peso della burocrazia

Un lavoro che sta proseguendo senza soluzione di continuità. L'attenzione alle varietà autoctone migliorate non è infatti esclusiva del nostro Paese. Nel 2016 e nel 2017 sono così stati incrociati altri vitigni autoctoni italiani e stranieri (donatori della qualità enologica) con nuove varietà resistenti (questa volta caratterizzate da 6 geni di resistenza).

L'auspicio è che questa nuova corsa verso il migliora­mento genetico e la sostenibilità non debba affrontare gli stessi scogli burocratici che hanno rallentato le at­tuali varietà resistenti. "Alcuni stati concorrenti e vici­ni - fa notare Eugenio Sartori, direttore generale di VCR - come la Svizzera, sono ad esempio molto più po­sitivi e non impongono barriere riguardo all'impiego nel­le denominazioni di pregio di questi vitigni sostenibili". Il rischio da evitare per- il futuro è infatti quello di avere una piramide della sostenibilità esattamente opposta a quella della tipicità.

Varietà autoctone migliorate: si parte dalla Glera

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