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    «Senza tecnologia non c'è agricoltura»

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    Fonte: rivista "Agricommercio"
    articolo a cura di Laura Saggio

     
    In un convegno organizzato a Roma Confagricoltura, Compag e Agrofarma hanno ricordato che tutte le scelte, come quelle relative al glifosate, non devono fermarsi all'ideologia ma basarsi su serie motivazioni scientifiche

    L'agricoltura e il sistema agroalimentare sono chiamati a rispondere a una sfida globale sempre più incalzante: soddisfare - in modo sostenibile - la domanda di cibo di una popolazione in costante crescita.

     

    Secondo le ultime stime Fao la produzione agricola mondiale calerebbe del 30% senza interventi di difesa. E quando parliamo di "difesa" parliamo dell'impiego di prodotti fitosanitari, indispensabili per aumentare le rese e migliorare la qualità dei prodotti, e di tecnologia.

     

    Le nuove tecniche produttive, che si basano sulla la produzione integrata, sull'agricoltura di precisione e conservativa, e sulla ricerca di nuovi principi molecolari a livello industriale, hanno prodotto ottimi risultati relativi alla quantità di fitofarmaci utilizzati: -15,8%, pari a 24.410 ton, nel periodo 2004 -2014.

     

    E anche per quanto riguarda i residui, l'Italia segna (da alcuni anni) trend positivi: solamente l'1% dei campioni non è conforme ai limiti di legge; a fronte dell'1,6% della media europea (Ministero della Salute dati 2015).

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    «Senza tecnologia non c'è agricoltura». Ad affermarlo è Massimiliano Giansanti, presidente della Confagricoltura, durante il convegno "Tecnologie e strumenti a supporto dell'agricoltura: scienza e ragione alla base di ogni decisione" (svoltosi a Roma il 26 settembre) organizzato da Confagricoltura, Federchimica-A­grofarma e Compag. L'obiettivo dell'incontro: persuadere (a pochi giorni dall'avvio delle discussioni a Bruxelles sulla conferma o meno dell'utilizzo per altri 10 anni del glifosate) le istituzioni, le associazioni e i consumatori sull'importanza dell'innovazione e della ricerca in agricoltura.

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    CALA IL SUOLO AGRICOLO

    «La diminuzione del suolo agricolo - ha sottolineato Giansanti - e l'aumento demografico ci impongono di aprirci al progresso e lo sviluppo tecnologico delle aziende deve avvenire con una forte propensione alla sostenibilità sotto il profilo economico, ambientale e climatico. In quest'ottica è essenziale investire nell'agricoltura di precisione, intelligente, fatta da scienziati».

     

    Sul glifosate Giansanti ha ribadito che non esiste una concreta alternativa a questo prodotto e che «Non dobbiamo fare l'errore di cadere in insensate battaglie ideologiche ed economiche, ma affidarci alle valutazioni dell'Efsa dell'Echa che hanno stabilito che non esistono prove scientifiche per classificare il glifosate come cancerogeno o interferente endocrino».

     

    QUANTO COSTA PRODURRE SENZA GLIFOSATE?

    Sull'indispensabilità della chimica in agricoltura è intervenuto Alberto Ancora, presidente di Federchimica - Agrofarma, sottolineando che «Il comparto degli agrofarmaci è caratterizzato da una forte vocazione alla ricerca e sviluppo.

     

    Le imprese investono in tale ambito, in media, il 6% del loro fatturato: oltre 50 mln di euro l'anno, per portare nuove molecole sostenibili nel mercato al fine di garantire prodotti estremamente sicuri per la salute e l'ambiente». Ma secondo Ancora, le istituzioni dovrebberi garantire delle certezze normative alle aziende, altrimenti gli investimenti tecnologici vengono scoraggiati dai costi troppo alti.

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    Sul glifosate Ancora ha spiegato che «Deve essere difeso il principio, non devono prevalere le ideologie e l'emotività, altrimenti si potrebbe aprire un precedente pericoloso: qualsiasi altro prodotto futuro, diverso o sostitutivo al glifosate, potrebbe essere trattato nello stesso modo non scientifico».

     

    Sull'importanza di fornire nuovi impulsi e supporto per ottimizzare specialmente le tecniche di produzione integrata è intervenuto anche Fabio Manara, presidente di Compag, il quale ha affermato che «Abbiamo tolto negli ultimi 20 anni dal mercato un corposo numero di sostanze attive utilizzabili ritenute pericolose per l'uomo e per l'ambien­te, passando da 1.000 a 300 molecole utilizzate sicure e questo è stato possibile solo grazie all'ausilio tecnologico. Questo è un discorso tecnico e non politico e tale deve rimanere.

     

    Non si possono, su basi non scientifiche, impoverire le armi di difesa al servizio degli agricoltori, se non vogliamo fare strada a pratiche molto più pericolose». Ma­nara ha poi lanciato provocatoriamente un interrogativo sul glifosate:

     

    «Quanto costa produrre senza glifosate? E questi costi, aggiuntivi ed eventuali, chi li ammortizza? Noi siamo a contatto con gli agricoltori e non hanno risorse. Senza glifosa­te dovranno spendere di più per produrre ma non guadagneranno di più. Se continuano a toglierci i mezzi, questo Made in Italy con che cosa lo facciamo?».

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    IL PARERE DELLA SCIENZA

    Spunti scientifici interessanti sono stati presentati nelle relazioni dei docenti: Angelo Moretto (dipartimento di scienze biomediche e cliniche università degli studi di Milano), Andrea Sonnino (dirigent di ricerca Enea) e Michele Pisante (Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee università degli studi di Teramo).

     

    Secondo Moretto, le classificazioni in tossicologia non servono, anzi «fanno male» e causano una distorta percezione da parte dell'opinione pubblica e anche di taluni addetti ai lavori.

     

    I prodotti fitosanitari sono molto studiati, spiega Moretto, e l'autorizzazione all'uso è basata su una valutazione pre-marketing molto estesa. «Purtroppo c'è confusione fra pericolo e rischio, che altera la percezione e porta a decisioni incongruenti. In Italia, inoltre, esiste un problema strutturale per la gestione coerente ed efficiente dei prodotti fitosanitari».

     

    Sonnino, dopo aver messo l'accento sui cambiamenti climatici, sociali e agricoli globali, ha ribadito che l'unica arma possibile per contrastarli è l'innovazione tecnologica, organizzativa, gestionale sociale.

     

    Infine, Michele Pisante ha sottolineato la rivoluzione che l'agricoltura di precisione porta al sistema agricolo.

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    «È possibile - ha evidenziato - con Sistemi Globali di Navigazione Satellitare (GNSS), Sistemi Informativi Geografici (GIS), remote & ground sensing, partendo da un'agricoltura generalizzata, con applicazioni omogenee ed uniformi dell'intera superficie coltivata, arrivare a un'agricoltura avanzata e differenziata, ovvero sito-specifica sulla base dell'analisi e gestione efficiente della variabilità spaziale».

     

    Ma l'Italia è pronta per un'agricoltura di precisione?

     

    «Serve una evoluzione delle competenze verso il digitale. Siamo in ritardo, la ricerca va avanti, il genome editing ne è un esempio eccezionale, ma la normativa resta indietro». Il Professore ha infine spiegato che i benefici della semina su sodo e delle pratiche di minima lavorazione, soffrirebbero dell'eventuale eliminazione di glifosate, strumento essenziale per rendere queste tecnologie attuabili.

     

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