Fonte: rivista "Fertilizzanti"
articolo a cura di Riccardo Calzavara - calzavara@arvan.it
Per ottenere una concimazione efficace e produttiva è molto importante sapere come vanno distribuiti i fertilizzanti
Le modalità di distribuzione dei fertilizzanti sono fondamentali per garantire un buon utilizzo delle sostanze organiche e inorganiche in essi contenute. Infatti nel terreno si verifica tutta una serie di modificazioni chimiche, fisiche e biologiche che fanno variare la disponibilità degli elementi.
Per ogni categoria di fertilizzanti esiste quindi un momento e una modalità ottimale per la distribuzione, compatibilmente con le esigenze dell'organizzazione aziendale. Andiamo ad analizzare alcuni aspetti fondamentali su tale argomento.
Localizzazione dei concimi
La pratica della localizzazione va effettuata con molta attenzione, poiché può portare a inconvenienti, anche gravi, soprattutto se le attrezzature impiegate non sono perfettamente tarate o se si impiegano concimi ad alta salinità.
Infatti se è vero che nelle prime fasi di sviluppo la piantina si giova di buone disponibilità di elementi nutritivi in prossimità del seme, è altrettanto vero che le giovani piante, e soprattutto le giovani radici, sono molto sensibili sia alla salinità che agli eccessi di singoli elementi.
Pertanto va evitata la localizzazione dei concimi azotati e potassici e dei composti, che possono far sensibilmente aumentare la salinità. Inoltre le macchine distributrici vanno tarate con attenzione, ricordando che una seminatrice perfettamente a punto all'inizio della stagione può stararsi durante le semine, soprattutto su terreni troppo duri o sassosi, e uno o più elementi della seminatrice possono deporre il seme troppo vicino al concime.
In questo caso si possono avere danni anche gravi alle giovani piante, dovuti soprattutto alla salinità, e che sono più gravi per i concimi, semplici o composti, contenenti azoto e/o potassio. Questi due elementi possono infatti portare a eccessivi innalzamenti della salinità in prossimità del seme e, nel caso del potassio, anche una eccessiva disponibilità dell'elemento che può indurre carenze magnesiache, anche temporanee, ma comunque gravi.
Anche il fosforo localizzato troppo vicino al seme può provocare dei danni, in quanto l'eccessiva presenza dell'elemento inibisce l'assorbimento di microelementi indispensabili, come il manganese e lo zinco. Nelle primavere fredde o siccitose la radichetta si sviluppa poco e, restando in prossimità del concime fosfatico, non riesce ad assorbire quantità sufficienti dei due microelementi, manifestando carenze anche gravi.
La situazione di solito è solo temporanea e quanto la temperatura aumenta, o si verifica una pioggia, la radichetta si sviluppa e la pianta ristabilisce il suo equilibrio. Malgrado ciò, la regolarità dello sviluppo è stata interrotta e la produzione alla fine ne risentirà negativamente.
I pericoli di sovradosaggio sono quasi inesistenti qualora si impieghino i cosiddetti "concimi microgranulari". Si tratta infatti di apporti limitati (non più di 50 kg/ha), effettuati con l'attrezzatura presente in molte seminatrici per la distribuzione di geodisinfestanti. Il concime microgranulare può quindi essere posizionato vicino al seme, senza, date le dosi ridotte, i pericoli di bruciature che si hanno con la tradizionale concimazione localizzata.
Rispetto a quest'ultima, inoltre, si ha una facilità ed economicità di distribuzione enormemente superiore, soprattutto per la ridotta necessità di provvedere alla ricarica del serbatoio del concime. Ovviamente tale pratica può essere adottata solo quando non sia necessario l'apporto di fitofarmaci o qualora sia possibile utilizzare nel distributore miscele di insetticida e concime, ambedue in microgranuli. A tal fine è però indispensabile che i due prodotti abbiamo le stesse dimensioni e lo stesso peso specifico, in maniera da avere miscelazione e distribuzione omogenee e uniformi.
I concimi microgranulari da localizzare alla semina e al trapianto devono avere un elevato tenore in fosforo assimilabile ed è utile la presenza dei microelementi (soprattutto zinco e manganese), la cui assimilazione, come si è visto, potrebbe essere ostacolata dall'elevata presenza di fosforo. Questi prodotti possono anche contenere un po' di azoto, meglio se in forma organica, dato che la salinità dev'essere limitata al massimo per evitare qualsiasi fenomeno di tossicità a livello radicale.
In ogni caso, data la limitata quantità di microgranulari che è possibile distribuire, va ricordato che questi apporti non possono mai sostituire completamente le concimazioni tradizionali.
Concimazione fogliare
Di norma i vegetali si nutrono attraverso le radici. Anche le parti aeree delle piante, in particolare le foglie, sono però in grado di assorbire rapidamente gli elementi nutritivi sciolti in acqua. Queste capacità di assorbimento variano notevolmente in funzione delle condizioni ambientali, della specie coltivata, dell'età della foglia e di alcune sue caratteristiche, come la presenza di peli o di sostanze cerose.
Va comunque ricordato che sciogliendo un qualunque concime nell'acqua se ne aumenta la salinità e di conseguenza si devono impiegare dosi ridotte di fertilizzante. Pertanto la concimazione fogliare non può mai garantire da sola la nutrizione delle colture e le sue possibilità di impiego sono limitate ad alcuni casi:
- La distribuzione di elementi necessari in dosi molto ridotte, come i microelementi.
- Il sostegno di piante in difficoltà per la siccità, la troppo bassa temperatura del terreno o le conseguenze di un grave attacco parassitario.
- La nutrizione di piante appena trapiantate, con apparato radicale poco sviluppato.
- La rapida eliminazione di fenomeni di carenza, soprattutto da microelementi.
Va ricordato che quest'ultima applicazione risolve ii problema solo momentaneamente: per eliminare definitivamente le carenze si deve intervenire con una correzione del terreno.
Trattandosi di interventi di emergenza, che esulano dalla normalità e che apportano modeste quantità di nutrienti, nelle schede di concimazione non si è mai fatto riferimento alla concimazione fogliare, che va eventualmente considerata aggiuntiva a quanto qui indicato.
Sovescio
L'arricchimento del contenuto in sostanza organica del suolo può essere ottenuto anche con l'interramento dei residui delle colture, definito anche sovescio parziale. Questa pratica provoca un leggero, ma significativo, aumento sia delle rese delle colture che del contenuto in azoto e sostanza organica del terreno.
Le numerose prove condotte sull'argomento non confermano invece le tradizionali considerazioni sulla necessità di apporti azotati supplementari nel caso di interramento dei residui vegetali.
Per la formazione di sostanza organica stabile a partire da residui vegetali è infatti necessario che una certa quantità di azoto venga sottratta al terreno e incorporata in tali sostanze. Questo azoto non va però considerato perso, perché è rilasciato progressivamente con la mineralizzazione dell'humus e torna quindi disponibile per le colture o per ulteriori umificazioni. Inoltre le perdite di azoto per lisciviazione o volatilizzazione sono ridotte dal processo di umificazione dei residui colturali, che quindi è in grado di autoregolarsi e non crea le carenze azotate che vengono invece presunte sulla base di calcoli teorici che trascurano le reali trasformazioni della sostanza organica.
In conclusione, pertanto, l'interramento dei residui non richiede un aumento delle dosi di azoto, sempre che, naturalmente, le concimazioni siano adeguate alle esigenze delle colture.
Il sovescio totale, ovvero l'interramento completo di una coltura, è invece raramente attuato perché evidentemente porta alla perdita completa del prodotto. Di maggiore interesse è invece la possibilità di effettuare, nei periodi di tempo liberi dalle coltivazioni principali, le cosiddette colture furtive. Per esempio è possibile coltivare dell'orzo o della senape durante l'inverno, interrandoli prima della loro completa maturazione. Considerando che l'obiettivo di queste colture è solo la produzione di sostanza verde, si possono agevolmente utilizzare anche sementi di scarsa qualità o quelle derivate direttamente dalla produzione dell'anno precedente, senza sostenere particolari spese.
È importante comunque che il sovescio sia ben concimato, sia per aumentarne la resa in sostanza organica, sia per evitare che gli asporti effettuati rendano più difficile la nutrizione della coltura che segue. Quest'ultima infatti non può usufruire degli elementi assorbiti dal sovescio se non con la loro mineralizzazione, che procede con una certa lentezza. La fertilizzazione del sovescio è pertanto indispensabile, ma può essere recuperata con graduali riduzioni delle dosi di concimazione per le colture che seguono.
I vantaggi del sovescio, totale o parziale, sono nettamente superiori quando si interrano piante o residui colturali di leguminose. Tutte queste piante infatti, grazie alla loro simbiosi con specifici batteri, fissano l'azoto dell'aria e ne lasciano consistenti residui che possono essere utilizzati dalle colture.
Va però ricordato che se non si impiegano leguminose il sovescio non fa aumentare le quantità di elementi nutritivi nel terreno, ma solo la presenza di sostanza organica, dato che tutti gli elementi contenuti nelle piante derivano dallo stesso terreno. Indirettamente l'aumento di sostanza organica nel suolo può però influire positivamente anche sulla disponibilità degli elementi nutritivi.