Articolo a cura della rivista "Fertilizzanti"
Come mai le crisalidi sono ancora un concime ammesso dal D. Lgs. 75/2010
Al punto 8 del Capitolo 5.1 dell'Allegato 1 del D. Lgs. 75/2010 è ancora previsto il concime organico azotato "Crisalidi".
Questo fertilizzante è da sempre ammesso in legge, ma al giorno d'oggi sembra essere un po' datato e obsoleto. La definizione di legge è Crisalidi di baco da seta sgrassate ed è previsto che abbia un contenuto in azoto organico di almeno il 5%.
Oggi giorno l'industria del baco da seta è praticamente scomparsa in Italia, ma nel passato ha rivestito una certa importanza ed è per questo motivo che questa tipologia di concime è da sempre nella normativa dei fertilizzanti.
Vediamo di seguito un po' di storia di questo interessante materiale.
La seta
L'arte della lavorazione dei bozzoli del Bombyx mori o baco da seta è molto antica e fu, dapprima, monopolio della Cina. Leggi molto severe impedivano che l'arte si diffondesse all'estero. Tuttavia il segreto giunse in Italia, non si sa bene per opera di chi. L'allevamento del baco da seta si diffuse da noi nel XV e XVI secolo, soprattutto in Lombardia e Piemonte, ove vi erano le condizioni più favorevoli per la coltivazione del gelso.
L'Italia fu all'avanguardia per le tecniche della "trattura" e della torcitura fino alla metà del XVIII secolo. La produzione della seta godette di un periodo di grande impulso nell'epoca napoleonica e nei primi decenni seguenti la Restaurazione. Tra il 1800 e il 1853 la produzione di seta in Italia fu triplicata: in Piemonte e in Lombardia vi erano, nella metà del secolo, 700-800 stabilimenti di torcitura che davano lavoro a 150.000 addetti.
L'industria della seta occupava una parte preminente nelle attività industriali italiane. Tuttavia la maggior parte della seta veniva esportata allo stato grezzo verso la Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera. In Italia le tessiture erano scarse. La filatura della seta si sviluppò notevolmente solo tra il 1860 e il 1880. Nel 1876 i fusi erano 1.800.000 e i lavoratori 200.000. La produzione di seta grezza si aggirava intorno ai 3 milioni di t/anno, ma nel 1890 aveva superato i 4 milioni e nel 1901 aveva raggiunto i 5 milioni.
La seta artificiale
La seta è sempre stata molto cara a causa degli elevati costi di produzione, dovuti soprattutto alla mano d'opera. La produzione comprende la coltivazione del gelso, la raccolta delle foglie, l'allevamento del baco fino all'ottenimento del bozzolo. Il bozzolo deve poi essere dipanato, dopo essere stato immerso in acqua calda.
È naturale che a qualcuno venisse l'idea di riprodurre il lavoro del baco allo scopo di ottenere artificialmente la seta. La prima idea la ebbe il famoso fisico francese Reamur che nel 1734 scriveva nella sua "Memoire pour servir l'Histoire des insectes": "La soie n'etant qu'une gomme liquide qui se desséche, ne pourions nous pas nous-memes, faire de la soie avec nos gommes et nos résines ou avec leur preparations? Cette idée, qui pourrait—d'abord paraitre chimerique, ne semblera pas telle lorsqu'on viendra l'approfondir".
Tuttavia l'idea del grande fisico francese rimase tale per molti anni anche, e soprattutto, perché non esisteva una sostanza adatta a essere filata, fino a quando, nel 1846, il chimico tedesco Christian Friedrich Schonbein scoprì la nitrocellulosa, di cui fu preconizzato l'uso soprattutto come esplosivo (cotone fulminante). Ma alcuni anni dopo Andermars prese un brevetto per fabbricare con la nitrocellulosa una seta artificiale. Nel suo brevetto inglese n. 283 del 1855 si legge: "Il mio processo consiste nel ridurre in pasta dei giovani rami di moro, nel purificare questa pasta, nell'imbianchirla trasformandola in una sostanza esplosiva.
Sciolgo quindi questa sostanza in un miscuglio di alcool ed etere, vi aggiungo una soluzione eterea di caoutchouc precedentemente trattato con ammoniaca. Trasformo quindi il liquido viscoso in fili".
Non sembra tuttavia che il brevetto abbia avuto un seguito commerciale. Alcuni anni dopo l'idea di utilizzare il collodio (cioè una soluzione di nitrocellulosa in alcool ed etere) per produrre la seta artificiale fu ripresa dal francese Hilaire Berniguaud, conte di Chardonnet.
Questi iniziò i suoi studi nel suo laboratorio privato di Vernay à Charette-sur-Furon nel 1878 e, dopo 6 anni di esperimenti, consegnò, nel 1884, all'Academie des Sciences una sua memoria su una materia tessile simile alla seta da lui ottenuta trasformando in filo una soluzione di nitrocellulosa.
Nel 1890 Chardonnet fondò la SOCIÉTÉ ANONIME POUR LA FABRICATION DE LA SOIE DE CHARDONNET con capitale di 6 milioni di franchi oro. Fu subito iniziata la costruzione di una fabbrica presso Besanpon che entrò in funzione nel 1892, tra molte difficoltà.
Solo nell'agosto dell'anno successivo la produzione si normalizzò. Nel 1894 la società evidenziava una perdita di 800.000 franchi.
Quando i problemi tecnici erano sulla via di essere completamente risolti intervenne un ribasso della seta naturale che rese quella artificiale non più competitiva. Inoltre la produzione era di soli 200 chilogrammi al giorno rispetto ai 1.000 preventivati mentre gravavano fortemente sui costi le accise molto elevate sull'alcool e sull'etere usati per preparare il collodio.
Solo nel 1898 il bilancio evidenziò un piccolo utile. Il capitale venne svalutato a 500.000 franchi e poi reintegrato a due milioni nel 1900. La società era finalmente in attivo. Frattanto, nel 1891, era stata fondata un'altra fabbrica di seta artificiale a Spreitenbach (Svizzera) per iniziativa di Baudry d'Asson, che aveva ottenuto una licenza da Chardonnet, ma anche questa iniziativa urtò contro notevoli difficoltà ed, essendo deficitaria, la fabbrica fu ceduta a un gruppo svizzero che aveva acquistato anche un'altra fabbrica di seta artificiale: la LEHNER ARTIFICIAL SILK LTD fondata nel 1892.
Nel 1899 un'esplosione seguita da un incendio distrusse lo stabilimento di Spreitenbach, che fu ricostruito e successivamente ceduto a un gruppo finanziario tedesco che creò la VEREINIGTE KUNSTSEIDE FABRIKEN A.G., con sede a Francoforte sul Meno. La stessa società costruì subito dopo un'altra fabbrica a Bobingen e sviluppò fortemente la produzione.
Nel 1903 ne eresse un'altra a Kelsterbach, con una potenzialità di 1.000 kg al giorno e nel 1905 partecipò, alla costituzione di un'altra società in Italia.