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Fonte: Periodico "Vigne, Vini & Qualità"
Articolo a cura di Riccardo Bugiani, Massimo Bariselli
Servizio Fitosanitario Emilia-romagna

 

Le strategie e gli strumenti per contenere efficacemente questo patogeno, che va bloccato sul nascere

 

Plasmopara viticola è  l'avversità più temuta dai viticoltori, specialmente negli areali del Nord Italia dove le condizioni climatiche più fresche e piovose la rendono maggiormente aggressiva. Ciò porta sovente a impostare la difesa anticrittogamica della vite sul contenimento di questa malattia, eseguendo numerosi trattamenti per contenerla a livelli economicamente accettabili. Se invece la si vuole vedere alla luce di quanto avvenuto nel 2017, la prima considerazione da farsi è che l'anno passato non è stato certamente un anno problematico nel contenimento di questa malattia.

 

L'unico effetto positivo del gelo

E questo perché il 2017, aldilà della gelata che ha colpito la vite nella seconda metà di aprile, è stato caratterizzato da una prolungata siccità che è iniziata nell'autunno del 2016 ed è proseguita durante la primavera e soprattutto l'estate dell'anno successivo. Ciò ha fatto sì che il patogeno, oomicete, favorito dalla pioggia e dalla presenza di acqua sulla superficie vegetale, non trovasse se non per brevi e sporadici periodi, le condizioni migliori per portare a termine il processo infettivo ai danni della coltura.


L'inverno è stato complessivamente caratterizzato da temperature sopra le medie normalmente registrate e da scarse precipitazioni. La primavera è arrivata decisamente presto: già a febbraio e marzo si sono registrate temperature superiori alla media. Le piogge preparatorie di marzo hanno fatto sì che il potenziale inoculo fosse disponibile già ad aprile e infatti le prime, anche se deboli infezioni sono comparse la seconda settimana di maggio in seguito alle piogge del 22-23 aprile. Successive infezioni si sono succedute sporadicamente con le piogge della seconda metà di maggio, ma le temperature estreme registrate a giugno e luglio hanno impedito che la malattia potesse svilupparsi ulteriormente. Questo particolare andamento climatico si è riflettuto, oltre che sull'agente patogeno, anche sulla coltura. Rispetto alla norma, infatti, la vite ha visto un anticipo di 10 giorni della ripresa vegetativa ma anche un consistente anticipo della vendemmia.



Le strategie di difesa integrata

Normalmente le strategie di difesa si differenziano in funzione della frequenza e gravità con la quale la malattia si manifesta nei diversi areali viticoli. Nella difesa contro questa malattia è, tuttavia, di fondamentale importanza evitare, soprattutto nel periodo iniziale, ma anche durante buona parte della stagione vegetativa, l'instaurarsi di infezioni primarie. Recenti acquisizioni scientifiche hanno infatti dimostrato che le infezioni che prendono avvio dai macrosporangi, originatisi dalle oospore svernanti e scatenate dall'azione della pioggia, possono protrarsi fino al loro esaurimento anche fino a luglio inoltrato.

 

Al contrario, le infezioni secondarie, che prendono avvio anche in assenza di pioggia, con bagnature della vegetazione causate dalla semplice deposizione di rugiada, contribuiscono molto limitatamente alla progressione dell'epidemia. Infatti mentre le oospore risultano uniformemente distribuite nel vigneto e sono in grado di mantenere la capacità germinativa per lungo tempo, gli sporangi hanno un raggio di dispersione molto limitato in quanto, pur essendo disseminati dal vento, si formano e si distaccano dai rami sporangiofori che li hanno generati solo in condizioni di umidità prossima a saturazione.

 

Nelle aree a basso rischio, pertanto, si può aspettare una pioggia infettante e trattare con fungicidi ad azione curativa entro il 20% del periodo di incubazione trascorso a partire dalla pioggia infettante. Nelle aree ad alto rischio i trattamenti verranno fatti preventivamente in relazione a una presunta pioggia infettante. L'individuazione della prima pioggia infettante - e di conseguenza l'inizio dei trattamenti - è sempre una fase critica.


Questo momento può essere scelto, in base alla fenologia della pianta, quando i germogli raggiungono i 5-10 cm (momento nel quale le foglie cominciano a essere sensibili all'infezione per la presenza dei primi storni funzionali), oppure su segnalazione dei diversi modelli previsionali oggi comunemente utilizzati.


Scegliere le contromisure giuste

La farmacopea oggi disponibile per contrastare la peronospora in Italia è quanto mai varia. La revisione dei prodotti fitosanitari in seguito al regolamento europeo n.1107/2009 ha portato alla limitazione d'uso di alcuni principi attivi, specialmente di copertura, ma è pur vero che ne sono stati introdotti sul mercato di nuovi, che aumentano le possibilità di contenimento di questa pericolosa avversità.

 

Tuttavia si moltiplicano le iniziative per applicare strategie di difesa maggiormente sostenibili, in assenza di taluni principi attivi di copertura come mancozeb e folpet sostituiti da ciazofamide, amisulbron, zoxamide e sali di rame. Questi ultimi, tuttavia, sono stati ulteriormente contingentati a livello europeo e pertanto sono soggetti alla limitazione di 6 kg di ione rame per ettaro all'anno, mentre è bene ricordare che gli altri principi attivi sostituti agiscono tutti su un unico sito specifico della cellula fungina e, pertanto, il loro uso nel tempo è soggetto alla comparsa di ceppi del fungo a questi resistenti. Vanno pertanto anch'essi gestiti razionalmente.


La strategia, tappa per tappa

All'interno di una strategia di difesa, la scelta dei prodotti utilizzati varia tenendo op­portunamente conto dei seguenti fattori:

  • rischio peronosporico (l'uso dei modelli previsionali dà un notevole contributo);
  • fase fenologica della coltura;
  • velocità di accrescimento della vegetazione (i prodotti di copertura non proteggono la nuova vegetazione prodottasi dopo il trattamento);
  • caratteristiche del principio attivo, in termini di: efficacia; modalità di azione; traslocazione; persistenza; altre avversità da contenere (alcuni principi attivi possiedono un'attività collaterale anche nei confronti, per esempio, di oidio e black rot).

 

Da germogli di 5-10 cm a (prefioritura).

 

In questo periodo, si possono utilizzare prodotti di copertura, quali i ditiocarbammati (mancozeb, metiram o propineb), dithianon o composti rameici, eventualmente miscelati con fosetyl-al o fosfito di potassio o di sodio per consentire una migliore protezione della nuova vegetazione in una fase di rapida crescita vegetativa.

 

Eventuali trattamenti curativi possono essere eseguiti con principi attivi trasnslaminari come dimeto­morph o cymoxanil, oppure alla miscela di propamocarb+cymoxanil.


Da prefioritura ad allegagione.

 

In questo periodo il rischio aumenta, perché i grappolini, specialmente quando ancora allo stato erbaceo, sono particolarmente suscettibili e possono essere gravemente danneggiati dalle infezioni con pesanti conseguenze sulla produzione.

 

È necessario mantenere una buona copertura fungicida, utilizzando prodotti translaminari (ciazofa­mide, fenamidone, famoxadone, valiphenal, iprovalicarb, dimetomorf, mandipropami­de, ametoctradine, fiupicolide) oppure sistemici come metalaxyl, metalaxyl-m, be­nalaxyl.

 

Inoltre, proprio recentemente è stato autorizzato Zorvec, fungicida a base di Oxathiapiprolin, dotato di un nuovo meccanismo d'azione e di una notevole persistenza. Il suo posizionamento ottimale, in associazione con Folpet, è in fioritura per un massimo di 2 trattamenti annuali.

 

Generalmente in questa fase è consigliabile utilizzare miscele con 2-3 principi attivi a diverso meccanismo d'azione, che consentono di mantenere un intervallo fra i trattamenti di 8-10 giorni.

 

Le miscele con fosetyl-­al e i fostiti di K o Na, anche in questa fase sono in grado di migliorare le performance dei fungicidi partner.



LE PREVISIONI Dl DOWGRAPRI
I modelli epidemiologici sono gli strumenti più moderni attualmente a disposizione per razionalizzare gli interventi antiperonosporici in funzione del reale rischio infettivo. Le conoscenze acquisite nei primi anni Cinquanta avevano sortito come indicazione il fatto che le infezioni primarie avvengano quando contemporaneamente si verificano almeno 10°C di temperatura, 10 mm di pioggia caduti nella 48 ore e i germogli raggiungono almeno 10 cm di lunghezza. Queste condizioni sono ascrivibili alla Regola dei 3-10, elaborata da Goidanich nel 1957. La regola, anche se non si è rivelata efficace e precisa in tutti gli ambienti e condizioni climatiche, viene tuttora ampiamente utilizzata. Il modello previsionale DOWGRAPRI è nato dalla collaborazione fra i Servizi Fitosanitari di Emilia-Romagna e Piemonte e le Università di Piacenza e Bologna, analizzando tutte le fasi del ciclo infettivo primario di P. viticola. Il modello utilizza dati orari di temperatura dell'aria, umidità relativa, pioggia e bagnatura fogliare per simulare la germinazione delle oospore, la sopravvivenza degli sporangi, il rilascio e la sopravvivenza delle zoospore, la loro dispersione e, infine l'infezione e l'incubazione. Il processo di simulazione parte dal presupposto fondamentale che la popolazione di P viticola in un vigneto è composta da diverse famiglie di oospore che sono in fase di quiescenza e che, prima di germinare, devono superare un determinato e graduale periodo di latenza. Il processo di simulazione della germinazione prende avvio in occasione di ogni evento piovoso in grado di bagnare la lettiera di foglie presente nel terreno del vigneto. 


Il modello, adottato in diverse aree viticole italiane e con pressioni epidemiche diverse [Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Marche, Basilicata e Sardegna] ha sempre fornito risultati molto attendibili riuscendo, dove è stato applicato, a far risparmiare dal 30 al 50% dei trattamenti. Può quindi essere utilizzato come supporto alle decisioni per i trattamenti antiperonosporici col fine di superare le criticità che si erano manifestate utilizzando la vecchia Regola dei 3-10.

 

Da allegagione a invaiatura.

 

Dopo l'allegagione è importante proteggere efficacemente i grappolini. Sono pertanto da preferire quei principi attivi che possiedono una affinità con lo strato epicuticolare dell'acino, quali amisulbron, ciazofamide, zoxamide+mancozeb, piraclostrobin+metiram, fluopicolide+fosetyl-­Al. Anche in questa fase, pertanto, raggiunta di fosfiti permette di potenziare l'azione anche sulle foglie e sulle femminelle in accrescimento. Tuttavia l'impiego di questi deve essere interrotto almeno 40 giorni prima della raccolta, per non incorrere in problemi di residualità.

 

Dopo l'invaiatura.

 

Trascorso tale periodo, gli acini diventano ontogeneticamente resistenti alle infezioni di peronospora e si può pertanto tornare a impiegare prodotti a base di sali di rame.


Scelte antiresistenza

Nell'adozione delle strategie di difesa dalla peronospora bisogna inoltre tenere conto del rischio di insorgenza di ceppi del fungo resistenti a quei principi attivi antiperonosporici dotati di maggiore specificità d'azione. L'uso non razionale di questi prodotti può portare a selezionare ceppi di P. viticola resistenti. Negli ultimi anni sono stati segnalati casi di ridotta attività di ciazofa­mide e dei principi attivi appartenenti alla famiglia chimica dei CAA (dimetomorf, mandipropamid, iprovalicarb etc). Per ridurre al minimo tale rischio è necessario pertanto da parte delle case produttrici e delle istituzioni attivare un attento monitoraggio, mentre da parte degli utilizzatori è indispensabile:

  • attenersi al numero massimo di interventi consentiti all'anno con un determinato principio attivo come ormai indicato sempre più spesso sulle etichette dei formulati di più recente introduzione (nei Disciplinari di produzione integrata non si possono eseguire più di 3 applicazioni all'anno con QoI, cianocetamidi, fenilamidi, QxI e QiI; sono consentite 4 applicazioni all'anno con CAA e zoxamide, 2 con fluopicolide, così come anche Zorvec, il nuovissimo fungicida recentemente introdotto sul mercato);
  • favorire l'alternanza fra le diverse fami­glie chimiche di principi attivi;
  • utilizzare miscele di principi attivi a di­verso meccanismo d'azione;
  • usare i prodotti alla dose indicata in etichetta e soprattutto non sotto-dosati.

 

Peronospora, agire precocemente

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