Direttiva NEC
Fonte: periodico "Fertilizzanti"
Articolo a cura di Elisabetta Peruzzi
peruzzi@arvan.it
L'Unione Europea approva nuove norme per ridurre le emissioni di gas inquinanti
Il 31 dicembre 2016 è entrata in vigore la Direttiva 2284/2016 (Direttiva NEC - National Emission Ceilings) concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici.
Le nuove norme completano il "Pacchetto sulla Qualità dell'Aria" e dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 30 giugno 2018. Il programma nazionale per il recepimento della direttiva NEC dovrà garantire il coordinamento con i piani adottati in ambiti quali i trasporti, l'agricoltura, l'energia e il clima.
La direttiva entrata in vigore recentemente è la naturale evoluzione di un insieme di misure e strategie già stabilite nella direttiva europea 81/2001, avente come scopo principale quello di fissare limiti massimi per le emissioni annue di gas inquinanti. Tali misure dovevano contribuire alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e i suoi impatti negativi sulla salute pubblica, ma anche conformarsi al protocollo di Göteborg (siglato nel 1999 con l'obiettivo di ridurre l'acidificazione, l'eutrofizzazione e l'ozono troposferico).
Nel 2013, la comunicazione della Commissione intitolata "Aria pulita per l'Europa" metteva in luce le mai risolte problematicità relative alle emissioni di inquinanti in atmosfera, ribadendo gli impatti negativi su salute umana e ambiente.
Di conseguenza, il settimo programma d'azione per l'ambiente (approvato nello stesso 2013) aveva come obiettivo quello di mettere a punto azioni strategiche post-2020, rafforzando l'impegno nei settori in cui la popolazione e gli ecosistemi sono esposti a livelli elevati di inquinanti atmosferici. Partendo da questi presupposti, è chiaro come la direttiva NEC approvata nel 2016 si inserisca in una più ampia politica europea di protezione ambientale, stabilendo nuovi obiettivi strategici a medio-lungo termine finalizzati a garantire determinati standard di qualità dell'aria.
Nella Direttiva 2284/2016 sono fissate le percentuali di riduzione, rispetto ai valori del 2005, per anidride solforica (SO2), ossidi di azoto (N0x), composti organici volatili non metanici (COVNM) e ammoniaca (NH3). Per ogni inquinante sono stabiliti due valori di abbattimento delle emissioni: uno valido per gli anni dal 2020 al 2029; l'altro a partire 2030, periodo nel quale le percentuali di riduzione diventano progressivamente più alte (il dato di riferimento è il livello di emissioni registrato nel 2005).
Per ottemperare agli obblighi previsti ogni Stato membro deve individuare i livelli indicativi di emissione per il 2025, da stabilirsi sulla base di una "traiettoria lineare" verso i limiti di emissione applicabili a partire dal 2030.
Impegni dell'Italia nella riduzione delle emissioni
Riduzione delle emissioni di NOx rispetto al 2005 | Riduzione delle emissioni di NH3 rispetto al 2005 | ||
Per qualsiasi anno dal 2020 al 2029 | Per qualsiasi anno a partire dal 2030 | Per qualsiasi anno dal 2020 al 2029 | Per qualsiasi anno a partire dal 2030 |
40% | 65% | 5% | 16% |
Gli Stati membri, qualora risultasse economicamente o tecnicamente più efficiente, avranno tuttavia la possibilità di seguire una "traiettoria non lineare", il che costituisce potenzialmente un limite all'efficacia delle misure previste, ma anche una certa flessibilità nell'applicazione, soprattutto in particolari contesti produttivi.
Gli Stati membri devono recepire la direttiva, come già indicato in precedenza, entro il 30 giugno 2018 ed, entro il 2019, sono tenuti a presentare un Programma di controllo dell'inquinamento atmosferico nazionale con misure finalizzate a garantire che le emissioni dei quattro principali inquinanti siano ridotte delle percentuali concordate entro i termini prestabiliti.
Il Programma nazionale di controllo dell'inquinamento atmosferico deve essere aggiornato almeno ogni quattro anni e trasmesso alla Commissione europea.
Altre disposizioni previste dalla Direttiva prevedono sull'elaborazione e aggiornamento degli inventari nazionali delle emissioni per gli inquinanti, sulle proiezioni nazionali, nonché sulle relative relazioni di inventario, sul monitoraggio degli impatti dell'inquinamento atmosferico, sull'accesso e pubblicazione delle informazioni.
La Commissione coopererà con gli Stati membri per assicurare una corretta applicazione della direttiva: l'istituzione entro il 2017 del nuovo Forum "Aria Pulita" faciliterà lo scambio di esperienze e di buone pratiche tra tutti gli stakeholders.
Ridurre le emissioni di ammoniaca: ricadute nel settore agricolo e dei fertilizzanti
Per quanto riguarda il settore agricolo, la proposta della Commissione prevede l'adozione e l'attuazione di programmi nazionali da parte degli Stati membri, indicando possibili misure per la riduzione delle emissioni di ammoniaca, di particolato carbonioso e per la prevenzione di impatti negativi sulle piccolo imprese agricole.
Tra le misure individuate si hanno: l'adozione di un codice nazionale indicativo di buone pratiche agricole (tra cui la corretta gestione dei residui del raccolto); la definizione a livello nazionale di un bilancio dell'azoto per monitorarne le perdite di origine agricola; l'applicazione di alcuni metodi finalizzati alla riduzione delle emissioni di ammoniaca provenienti da fertilizzanti inorganici e da effluenti di allevamento; il divieto di incenerimento dei rifiuti agricoli, dei residui del raccolto e dei rifiuti forestali.
Nel testo della direttiva NEC, e in particolare nella seconda parte dell'Allegato III, sono esplicitate le "Misure per la riduzione delle emissioni di ammoniaca", di grande interesse per il settore agricolo e per il mercato dei fertilizzanti.
Facendo riferimento a una più sostenibile gestione dell'azoto nei sistemi agricoli, nella Misura 1 si citano due strategie fondamentali per il contenimento delle emissioni azotate in atmosfera derivate dalle pratiche agricole: i corretti spandimento e stoccaggio di letami, e la possibilità di limitare le emissioni di ammoniaca derivanti dall'impiego di fertilizzanti minerali.
Riguardo a quest'ultimo punto la Misura 3, oltre a vietare agli Stati membri l'utilizzo di fertilizzanti al carbonato di ammonio (i cui usi in agricoltura sono ben altro che diffusi), propone dei metodi per contenere l'impiego di fertilizzanti inorganici:
- sostituzione dei fertilizzanti a base di urea con fertilizzanti a base di nitrato di ammonio;
- in caso di utilizzo di fertilizzanti a base di urea, adozione di pratiche che consentano di ridurre di almeno il 30% le emissioni di ammoniaca rispetto al metodo di riferimento, come specificato nel documento di orientamento sull'ammoniaca;
- promozione della sostituzione dei fertilizzanti inorganici con fertilizzanti organici e, laddove si continuino a utilizzare fertilizzanti inorganici, spandendoli in funzione delle esigenze prevedibili delle colture o dei prati interessati in termini di azoto e fosforo, tenendo conto del tenore di nutrimenti del suolo e degli apporti di nutrienti degli altri fertilizzanti.
La Misura 4 riguarda le emissioni di ammoniaca da affluenti di allevamento e i metodi proposti per il loro abbattimento prevedono l'applicazione di liquami e letame solido sui seminativi e i prati mediante tecniche in grado di contenere le perdite in atmosfera di ammoniaca di almeno il 30% rispetto al metodo di riferimento descritto nel documento di orientamento sull'ammoniaca (vedi Decisione 2012/11, ECE/EB/ AIR/113/Add. 1.; Decisione ECE/EB.AIR/127; Direttiva CE 75/2010).
Ciò, nella pratica si traduce con l'applicazione di letame e i liquami solo in caso di esigenze effettive, evitando lo spandimento su terreni saturi di acqua o in condizione di difficile percolazione, incorporandoli entro quattro ore dallo spandimento.
Altre misure, come quelle riportate nella sezione B "Misure di riduzione delle emissioni per il controllo delle emissioni di particolato e di particolato carbonioso", prevedono l'impiego di buone pratiche agricole (tra cui la pratica del sovescio) influenzando la scelta dei piani culturali adottati dalle aziende agricole.