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Fonte: periodico "Terra e Vita"
Articolo a cura di Antonio Guario e Vito Lasorella, Agrotec


Aumentano le criticità legate alla diffusione di Cryptoblabes gnidiella.
Danni diversi rispetto a quelli su uva da vino.

La Tignola rigata è diventata negli ultimi anni una seria problematica in molte Regioni. La presenza del microlepidottero Cryptoblabes gnidiella è ormai riscontrata in quasi tutto il territorio meridionale su diverse colture d'interesse economico come l'uva da vino e da tavola ma, per l'elevata polifagia, non sono risparmiate le frutticole (circa 80 le piante ospiti di 40 differenti specie botaniche).

Annidate dentro i grappoli

Nei nostri ambienti gli adulti si riscontrano già dal mese di giugno ma i picchi di volo sono concentrati da agosto a ottobre.

 

Il monitoraggio, con trappole feromoniche e i rilievi periodici sui grappoli, assume importanza fondamentale in quanto le larve si annidano nella parte centrale del grappolo, senza mostrare sintomi evidenti nella parte esterna. Le trappole devono essere installate già da giugno per meglio conoscere la dinamica della popolazione nell'area di coltivazione. l danni di maggiore intensità sono riscontrati sulle uve da vino, ma negli ultimi due anni è sempre più frequente rilevare la presenza delle larve e dei danni anche su uve da tavola.


I danni

Sull'uva da vino le prime ovideposizioni e il successivo sviluppo delle larve avviene nella parte più interna del grappolo, generalmente dopo la fase di chiusura dello stesso. Le larve iniziano a erodere gli acini e in moltissimi casi non si riscontrano evidenti sintomi esterni. Solo con un'accurata e attenta osservazione, a seguito di indicazioni sulla presenza di adulti nelle trappole, si riescono a identificare i focolai d'infestazione.

 

Nel nido focolaio sono presenti diverse larve, con diversi stati biologici, comprese le crisalidi. Le conseguenze sono la presenza di un disfacimento totale degli acini e dei grappoli con presenza di una elevata quantità di escrementi delle larve e di marciumi di ogni genere, che rende il grappolo completamente inutilizzabile per la sua destinazione commerciale.


Difficoltà nei trattamenti

La criticità maggiore è determinata dalla difficoltà a raggiungere la parte interna del grappolo con gli insetticidi, specialmente nelle varietà che hanno grappoli serrati e, in una fase già avanzata d'infestazione, pertanto il monitoraggio resta l'unico mezzo per programmare una strategia di controllo.

 

Ulteriore criticità posta dalla tignola rigata è il periodo in cui determina i maggiori danni, che coincidono con l'approssimarsi della raccolta, per cui la gestione degli interventi diventa problematica per i tempi di carenza.


Distinguere da tignoletta

In alcuni casi, e specialmente nelle fasi iniziali, è possibile confondere i danni determinati da C. gnidiella con quelli da tignoletta (Lobesia botrana). Alcuni macroelementi biologici e sintomatici consentono nella fase visiva di monitoraggio comunque di distinguerli, mentre altri elementi specifici vanno visionati con strumentazione idonea.

La strategia

È necessario adottare una strategia di controllo della tignola rigata adeguata alle varietà di uve coltivate e alle indicazioni che emergono dai monitoraggi delle catture e dai rilievi sui grappoli, intervenendo sin dalle prime fasi di riscontro dell'infestazione, al fine di evitare l'incremento della popolazione delle larve. Al momento è registrato per questa avversità il chlorantraniliprole, ma le sostanze attive utilizzate nei confronti di L. botrana possono risultare valide anche per tale fitofago, se i tempi di applicazione coincidono, preferendo prima della raccolta quelle non residuali e con tempi di carenza molto brevi.

Tignola rigata anche su uva da tavola

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