Maculatura reticolare e puntif... (Pyrenophora teres) Avversità >>

Fonte: Malattie dei cereali a paglia - Regione Lombardia

Agente causale:

Pyrenophora teres Drechsler., anamorfo di Drechslera teres Shoemaker.

Organi della pianta colpiti: 

Guaina, lamina fogliare e raramente la spiga.

Pianta ospite: 

Orzo.

Sintomi: 

La malattia dà origine ad imbrunimenti basali sui germinelli e giovani piantine, ma tipicamente si presenta sulle foglie e sulle guaine con due tipologie di sintomi riconducibili a Pyrenophora teres f. sp. teres e a Pyrenophora teres f. sp. ma­culata. 

 

Pyrenophora teres f. sp. teres si manifesta con piccole maculature di colore marrone-marrone scuro, disposte tra le nervature della pagina superiore della lamina fogliare. Le maculature hanno forma irregolare allungata e, confluendo tra loro, formano striature di diversa lunghezza in cui sono evidenti una reticolatura marrone chiara racchiudente aree di colore marrone scuro. La forma maculata invece si manifesta sulle foglie con macchie circolari o ellittiche di colore marrone scuro e bordate da una zona clorotica. Tali sintomi sono facilmente confusi con la maculatura indotta da Cochliobolus sativus.

Diagnosi: 

Sulla pianta la malattia è di facile identificazione visiva ad infezione avvenuta per la comparsa della sintomatologia tipica soprattutto per la forma teres. La forma maculata, invece, in caso di dubbio, può essere confermata da osservazioni al microscopio: in corrispondenza dei sintomi è, infatti, possibile osservare i conidi di forma cilindrica e con le due cellule apicali arrotondate. I conidi sono subialini, presentano da 1 a 11 setti e sono di colore verde oliva scuro. La presenza del fungo sui semi è diagnosticato mediante il test del blotter refrigerato.

Danni e importanza economica in Italia: 

La presenza del patogeno sul seme riveste particolare importanza perchè è un'importante fonte d'infezione per l'inoculo primario della coltura. I danni più gravi sono imputabili alla distruzione dell'apparato fotosintetizzante con conseguente riduzione della disponibilità di nutrienti per la crescita della pianta. Gli attacchi precoci riducono il numero di culmi m, e danno origine a una pianta che cresce stentatamente, quelli più tardivi (fine botticella-maturazione lattea) riducono il numero di semi per spiga e danno origine allo striminzimento del seme (in prove sperimentali sono state evidenziate riduzione del peso 1000 semi del 18-32%). In Italia la malattia è stata sinora considerata endemica nelle aree appenniniche del Centro e nelle pianure del Nord. In questi ultimi anni, tuttavia, la malattia ha assunto forma epidemica in diverse aree del Centro-Nord, dove sono state registrate perdite di produzione dell'ordine del 20-30%.

Ciclo vitale e modalità di diffusione: 

Il fungo si conserva mediante periteci e clamidospore sui residui pagliosi per circa 2 anni e come micelio dormiente sul seme. L'infezione primaria della coltura avviene in autunno ad opera del micelio presente sui semi infetti che, durante il processo della germinazione, contamina il coleoptile e dei conidi liberati dalle clamidospore presenti nel terreno che infettano le foglie delle giovani piante. La presenza del fungo sul seme rappresenta, inoltre, un'importante fonte per la distribuzione geografica del patogeno. Durante i mesi più freddi la progressione della malattia è lenta, per riprendersi a fine inverno inizio primavera con l'innalzamento della temperatura. In presenza di elevata umidità la contaminazione delle colture attraverso le ascospore richiede, infatti, temperature comprese tra i 4 °C e i 30°C e temperature ottimali di 18°C. I conidi, invece, si formano a temperature di 20°C e germinano entro un range di 3-31°C. Con temperature di 18­-24°C (ottimale) la germinazione avviene in circa 4 giorni. Dalle infezioni primarie derivate dalla presenza del fungo sul seme e nel terreno, con condizioni climatiche favorevoli alla diffusione delle ascospore e dei conidi, si sviluppano le infezioni secondarie che possono portare, anche, alla completa distruzione dell'apparato fotosintetizzante della pianta.

 

Condizione questa che, negli ambienti dell'Italia Centro Settentrionale, si manifesta in coincidenza del periodo di riempimento della cariosside.

Condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia:

  • l'inserimento della coltura dell'orzo in rotazioni molto strette o in sistemi di monosuccesione e l'adozione della tecnica della semina su sodo, in quanto favoriscono l'accumulo nel terreno dei focolai d'infezione primaria;

  • l'impiego di seme infetto e non conciato;

  • le semine ritardate e/o troppe profonde che, rallentando la germinazione, favoriscono l'insediamento delle infezioni primarie;

  • le colture con eccesso di vegetazione a seguito di errate densità di semina e di apporti azotati;

  • l'uso di varietà suscettibili.