“Secondo gli economisti ogni anno si perde il 3% del Pil a causa della perdita di biodiversità. Ciò costa all'Ue 450 miliardi di euro all'anno. Rispetto a queste cifre, investire 5,8 miliardi di euro l'anno nel progetto Natura 2000 è un affare.” (Gerben-Jan Gerbrandy)
La PAC è la Politica Agricola Comune che l’Unione Europea adotta a sostegno dell’agricoltura, della sicurezza alimentare, dell’occupazione nelle aree rurali, della tutela dell’ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici.
Gli obiettivi della PAC sono tre:
- Produzione alimentare efficiente
- Gestione sostenibile delle risorse naturali
- Sviluppo territoriale equilibrato
La PAC è divisa in due “pilastri”:
- Il Pilastro 1 fornisce sostegno al reddito degli agricoltori sotto forma di pagamenti diretti, e anche agli interventi di mercato, come i sussidi all’esportazione.
- Il Pilastro 2, chiamato Politica di Sviluppo Rurale, si prefigge di migliorare la competitività del settore agricolo e forestale, e di tutelare l’ambiente e il paesaggio.
Relativamente al cosiddetto “secondo pilastro” della PAC, ossia la Politica di Sviluppo Rurale, la Commissione Europea ha istituito un fondo specifico, chiamato Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), a cui si affiancano il Fondo di coesione, il Fondo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo per la pesca (FEAMP).
La Politica di Sviluppo Rurale del periodo 2014-2020 si ripropone di perseguire sei obiettivi:
- Promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
- Potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole
- Promuovere l’organizzazione della filiera agro-alimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo
- Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalle foreste
- Incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale
- Adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali
Per il raggiungimento di questi obiettivi, il FEASR si avvale di Programmi, chiamati Piano di Sviluppo Nazionale (PSN) e Piani di Sviluppo Rurale (i PSR).
Il PSN 2014 – 2020, che definisce il quadro strategico a livello nazionale, e i PSR, attraverso i quali vengono identificati gli interventi da attuare nelle singole Regioni, trovano nella conservazione della biodiversità uno degli obiettivi fondamentali.
I Piani di Sviluppo Rurale incentivano gli agricoltori a mettere in pratica quanto segue:
- La diffusione di un mosaico di habitat, creato dall’alternanza di campi coltivati, siepi, fossi, alberature, stagni, muretti a secco, cumuli di sassi, scarpate, eccetera, un tempo designati come “superfici di compensazione ecologica”. Questi habitat sono spesso utilizzati come ricoveri per numerosi animali utili, come uccelli, ricci, donnole e altri; pertanto devono incidere per almeno il 5% della intera superficie destinata alla frutticoltura.
- La creazione di habitat quasi scomparsi in seguito all’intensificazione dell’agricoltura, come zone umide, aree prative alternate ad arbusti, prati allagati, eccetera;
- La messa in atto di coltivazioni estensive di cereali e foraggere;
- La rotazione colturale tra cereali autunnali e invernali e leguminose;
- Il ritiro ventennale dei seminativi dalla produzione a scopi ambientali;
- Il posizionamento e la manutenzione di nidi artificiali nei frutteti e nei vigneti;
- Il ritardo del periodo degli sfalci, per permettere alle specie di uccelli che si riproducono al suolo di terminare con successo la riproduzione e l’allevamento della prole;
- Il mantenimento o recupero di prati;
- La gestione razionale dei pascoli;
- L’aratura tardiva delle stoppie;
- Il mantenimento dei residui della mietitura nei campi durante il periodo invernale, per fornire semi e riparo agli uccelli nel periodo più difficile dell’anno;
- L’allungamento del periodo di allagamento delle risaie;
- Il ricorso all’agricoltura biologica, che utilizza come unico concime quello di tipo organico (letame e compost), e difende le coltivazioni attraverso la prevenzione;
- La messa a riposo (set-aside) del 10% della superficie coltivata nel caso dei seminativi (cereali, barbabietola, ecc.);
- La tutela dei fossi, in cui si concentra una ricca comunità di animali, come gli anfibi. Per tutelare la biodiversità di questi micro-ambienti, le operazioni di pulizia dei fossi andrebbero effettuate solo con mezzi meccanici e solo nel periodo fra agosto e dicembre, quando non sono in essere le attività riproduttive.
Il individua nelle Aree Protette e nella Rete Natura 2000, le aree preferenziali in cui promuovere gli interventi legati alla conservazione della biodiversità.
Rete Natura 2000 è l’insieme di tutte le aree destinate alla conservazione della biodiversità presenti nell’Unione Europea. Essa nasce dalle due Direttive comunitarie Natura:
- la direttiva “Uccelli” del 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici
- e la direttiva “Habitat” del 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, delle piante e degli animali selvatici.
Si tratta di provvedimenti legislativi a tutela del patrimonio naturalistico, che tuttavia riescono a tenere conto delle esigenze economiche, sociali e culturali delle popolazioni locali.
Ad oggi in Italia sono stati individuati 2.565 siti Natura 2000, in parte definiti Zone di Protezione Speciale (ZPS), per la protezione degli uccelli, e
in parte definiti Siti di Importanza Comunitaria/Zone Speciali di Conservazione (SIC/ZSC), per la protezione degli habitat e di tutte le specie differenti dagli uccelli. Questi siti coprono complessivamente il 21% circa del territorio nazionale.
Gli interventi promossi da Natura 2000 si possono così dividere:
Misure di sostegno alla conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario:
- Indennità Natura 2000 (213): questa misura sopperisce, tramite indennità, ai costi aggiuntivi e al mancato guadagno che l’agricoltore deve sopportare in seguito all’applicazione delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE. Gli interventi finanziati sono: creazione, conservazione e recupero di corridoi ecologici, zone umide temporanee e permanenti, laghetti e pozze artificiali, muretti a secco, siepi.
- Misure agro-ambientali (214): questa misura garantisce all’agricoltore un premio fisso calcolato sulla base dei costi sostenuti e del mancato introito derivanti dalla sottoscrizione di impegni agroambientali di durata compresa fra i 5 e i 7 anni. Gli interventi finanziati sono: fertilizzazione bilanciata e avvicendamento; utilizzo della sostanza organica in alternativa all’uso sistematico dei concimi chimici; produzioni agricole biologiche; produzioni vegetali estensive; mantenimento di strutture vegetali lineari e fasce tampone boscate, siepi, corridoi ecologici, colture intercalari; conservazione e cura dei fossati di bonifica e creazione di aree umide; tutela di razze autoctone a rischio di abbandono; riconversione dei seminativi e/o recupero e mantenimento dei prati-pascoli; coltivazioni a perdere per l’alimentazione della fauna selvatica.
Misure che possono avere un beneficio indiretto per la conservazione delle specie, degli habitat e degli ecosistemi:
- Misure per le aree svantaggiate (211, 212): gli interventi finanziati sono: mantenimento dell’agricoltura di tipo tradizionale, come lo sfalcio e il pascolo; colture foraggiere; colture arboree specializzate; mantenimento del pascolo permanente.
- Investimenti non produttivi (216): questa misura prevede investimenti non remunerativi volti a creare ambienti idonei al rifugio e riproduzione della fauna selvatica; a migliorare la fruizione a scopo educativo, didattico e turistico degli habitat; a migliorare la qualità delle acque; ad aumentare la presenza di corridoi ecologici, fasce tampone, siepi e boschetti; a salvaguardare la biodiversità intrinseca alle colture foraggere prative. Gli interventi finanziati sono: realizzazione di sistemi macchia-radura; realizzazione di colture a perdere per la fauna; creazione, conservazione e recupero di zone umide temporanee e permanenti, di stagni, laghetti, prati allagati; ricostituzione di corridoi ecologici, fasce boscate, fasce fluviali ripariali arboreo-arbustive; ricostituzione di elementi storici del paesaggio (muretti a secco, siepi, filari, boschetti, ecc.); recupero dei fontanili.
- Imboschimento di terreni agricoli (221, 222) e non agricoli (223)
- Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi (226)
- Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale (323): gli interventi finanziati sono: salvaguardia e valorizzazione degli alpeggi; ricostituzione di elementi storici del paesaggio (muretti a secco, siepi, filari, boschetti, ecc.); recupero e valorizzazione, con finalità di turismo didattico, culturale e ricreativo, comunque a scopo non lucrativo, di antiche strutture ed attrezzature
- legate all’agricoltura ed all’artigianato rurale (antichi frantoi e cantine, mulini, forni, cisterne, lavatoi, fontane, ecc.)
Misure SENZA un fuoco diretto, ma che possono avere un impatto positivo indiretto sulla conservazione della biodiversità:
- Sostegno agli investimenti per l’ammodernamento aziendale (121)
- Benessere animale (215)
- Diversificazione delle attività agricole verso la creazione di nuovi servizi ambientali (311)
Alcuni problemi pongono un freno al pieno raggiungimento degli obiettivi della PAC e della Rete Natura 2000; essi comprendono:
- Mancanza di consultazione tra amministrazioni locali e aziende agricole nell’elaborazione dei piani di gestione dei siti.
- Poca comunicazione tra esperti scientifici, amministrazioni pubbliche e comunità agricola.
- Mancanza di coordinamento tra i settori dell’amministrazione pubblica che si occupano di agricoltura e ambiente.
- Pratiche per ottenere i finanziamenti lunghe e complicate.
- Mancanza di un approccio strategico nella progettazione pluriennale.
- Finanziamenti inadeguati.
- Inadeguato compenso agli agricoltori.
- Scarsa informazione relativa a Rete Natura 2000 (secondo la recente indagine realizzata da CTS su un campione di più di 2000 aziende agricole, il 78% degli intervistati non conosce questo strumento europeo).