Le aziende che aderiscono al disciplinare di Produzione Integrata devono adottare un avvicendamento quinquennale, che comprenda almeno tre colture e preveda al massimo un ristoppio per ogni coltura.
Tuttavia, qualora il criterio generale di rotazione risulti impraticabile, è consentito ricorrere a un modello di successione che nel quinquennio preveda due colture e al massimo un ristoppio per coltura; è possibile avere due ristoppi della stessa coltura a condizione che la coltura inserita tra i due ristoppi sia di famiglia botanica diversa. La coltura inserita tra i due ristoppi può essere sostituita con un anno di riposo del terreno (maggese). Rientrano in questa tipologia:
- i terreni che ricadono in aree particolarmente svantaggiate (ad es. collinari o montane), o caratterizzate da una limitante natura pedologica;
- gli indirizzi colturali specializzati e gli indirizzi colturali orticoli intensivi (ad es. pomodoro da industria o da mensa, fagiolo/fagiolino da industria);
- le colture erbacee foraggere di durata pluriennale;
- le aree a seminativi, inferiori a 5 ettari, presenti in aziende viticole o frutticole dove la superficie a seminativi non supera il doppio di quella viticola o frutticola.
Ad integrazione di quanto sopra indicato si precisa che:
- i cereali autunno-vernini (frumento tenero e duro, orzo, ecc.) sono considerati colture analoghe ai fini del ristoppio;
- considerata la peculiarità della coltivazione del riso, legata alla sommersione e sistemazione della camera, è ammessa la mono - successione per cinque anni consecutivi;
- le colture erbacee poliennali tecnicamente non avvicendabili non sono soggette ai vincoli rotazionali;
- gli erbai sono considerati, agli effetti dell’avvicendamento, colture di durata annuale;
- le colture erbacee poliennali avvicendate ed il maggese vengono considerate ai fini del conteggio come una singola coltura;
- le colture erbacee foraggere di durata pluriennale devono essere seguite da una coltura diversa;
- per le colture orticole pluriennali (es. carciofo, asparago) è necessario un intervallo minimo di almeno due anni, ma negli impianti dove sono stati evidenziati problemi fitosanitari è necessario adottare un intervallo superiore;
- considerate le peculiarità delle colture protette prodotte all’interno di strutture fisse (es. ortaggi a foglia da taglio, lattughe a cespo ecc.) è ammessa la mono-successione per cinque anni consecutivi, a condizione che, ad anni alterni, vengano eseguiti interventi di solarizzazione (di durata minima di 40 giorni) o altri interventi non chimici di contenimento delle avversità (es. sovesci, sterilizzazione a vapore, incolto per 40 gg, ecc.);
- considerata la peculiarità della tecnica colturale e i costi di gestione correlati alla coltivazione della valerianella, è ammessa la mono-successione per almeno tre anni, con l’uso di funghi antagonisti;
- per le colture orticole a ciclo breve è ammissibile la ripetizione di più cicli nello stesso anno, e ciascun anno con cicli ripetuti viene considerato come un anno di coltura; nell’ambito dello stesso anno, la successione fra colture orticole a ciclo breve appartenenti a famiglie botaniche diverse, o un intervallo di almeno quaranta giorni senza coltura tra due cicli della stessa coltura, sono considerati sufficienti al rispetto dei vincoli di avvicendamento;
- le colture da sovescio che normalmente occupano il terreno per un breve periodo di tempo non vengono considerate ai fini della successione colturale; qualora il loro ciclo (da emergenza a interramento inclusi) sia superiore ai 120 giorni, rientrano invece tra le colture avvicendate.
Ai fini del reimpianto di colture arboree, deve essere valutata l’opportunità di:
- lasciare a riposo il terreno per un congruo periodo, durante il quale praticare una coltura estensiva oppure il sovescio;
- asportare i residui radicali della coltura precedente;
- effettuare una concimazione con sostanza organica sulla base dei risultati delle analisi chimico-fisiche del terreno;
- sistemare le nuove piante in posizione diversa da quella occupata dalle precedenti;
- utilizzare portainnesti adatti allo specifico ambiente di coltivazione.