Fonte articolo: Rivista "Uva da Tavola"
Intervista a Marco Valerio e Michele Melillo (Sintonia Stp)
L'apporto di nutrienti in viticoltura da tavola deve tenere conto delle interconnessioni tra fisiologia della pianta, caratteristiche del suolo e condizioni ambientali. Con Marco Valerio Del Grosso e Michele Melillo abbiamo approfondito i diversi aspetti a cui porre attenzione.
Il livello qualitativo richiesto nella moderna agricoltura ha imposto una crescente specializzazione nella gestione della nutrizione vegetale. Sempre più aziende si stanno orientando in direzione di un più razionale apporto di fertilizzanti, supportato da analisi che permettono di prendere le decisioni in fatto di apporti di elementi nutritivi in modo sempre più ragionato. Abbiamo chiesto a Michele Melillo, agronomo consulente in viticoltura da tavola e a Marco Valerio Del Grosso, agronomo specializzato in nutrizione delle colture, entrambi soci in Sintonia Stp (Società tra Professionisti in agricoltura) di rispondere ad alcune fra le più diffuse e ricorrenti domande in fatto di nutrizione e fertirrigazione della vite.
Quali sono i principali elementi nutritivi che è necessario apportare alla vite ad uva da tavola?
I principali elementi da apportare sono azoto, fosforo, potassio, calcio e magnesio e alcuni meso e microelementi, ma la legge del minimo (o di Liebig) è chiara in questo: sono tutti importanti! La carenza di uno solo, anche quello meno necessario (il molibdeno) limita la produzione totale.
In quali fasi fenologiche la pianta manifesta maggiori esigenze per ciascuno di questi elementi nutritivi?
Calcio, magnesio e microelementi sono essenziali nella fase di partenza, di risveglio primaverile. Potassio e solfati, invece, servono nella fase di crescita del frutto e di maturazione. L'azoto è importante lungo tutto il ciclo e soprattutto nella fase di ingrossamento dell'acino.
Quando e come somministrare questi elementi?
In merito alla loro modalità di somministrazione, ricordiamo innanzitutto che la pianta ha le radici per nutrirsi,non le foglie. Nel periodo primaverile-estivo sono sufficienti gli apporti radicali, mentre in caso di carenze o stress si può intervenire anche per via fogliare. Non vanno trascurati gli apporti post-raccolta, fondamentali per preparare la pianta alla successiva annata. Generalmente circa il 10-15% degli elementi nutritivi totali andrebbero somministrati in quest'ultima fase.
Gli apporti post-raccolta vanno effettuati per tutte le varietà, tardive e precoci, oppure bisogna fare delle distinzioni?
Non si fanno distinzioni sulle somministrazioni in post-raccolta. Le varietà precoci sono più facili da gestire, dato il lungo intervallo tra la raccolta e la caduta delle foglie. Le varietà tardive, invece, vengono in alcuni casi raccolte troppo tardi per effettuare una concimazione realmente efficace. La concimazione post-raccolta andrebbe effettuata prima del secondo picco di produzione delle radici capillari, che nelle nostre condizioni avviene tra metà settembre e ottobre.
Questa concimazione ha come obiettivo quello di integrare le riserve negli organi perenni della pianta (fusto e apparato radicale) e assicurare una buona attività della pianta nel periodo invernale e primaverile (la pianta non si addormenta mai!).
Qual è l'importanza della concimazione invernale sulla gestione nutrizionale della vite da tavola?
Ad eccezione della concimazione organica sempre necessaria, chi dispone di un impianto di fertirrigazione potrebbe anche fare a meno della concimazione invernale, tranne in casi di carenza conclamata nel terreno.
Esistono delle correlazioni tra la carenza di sostanza organica nei suoli e lo sviluppo di fisiopatie per la vite (es. disseccamento del rachide)?
L'aumento della sostanza organica dovrebbe essere una priorità assoluta nella gestione dei vigneti, ma le aree di produzione dell'uva da tavola in Puglia sono generalmente caratterizzate da suoli che ne hanno un basso contenuto.
La prima preoccupazione dei nostri agricoltori dovrebbe essere quella di utilizzare pratiche mirate all'aumento ed il mantenimento del contenuto di sostanza organica. In questa ottica la combinazione di utilizzo di compost (assicurarsi della sua origine) e di sovescio sarebbe fondamentale.
Suoli con maggiore contenuto di sostanza organica hanno una migliore struttura, migliore disponibilità di elementi nutritivi, conferiscono alla pianta maggiore elasticità e capacità di superare periodi di stress. In questo senso la correlazione tra aumento di sostanza organica nel suolo e fisiopatie è assolutamente negativa.
Qual è l'influenza degli eventi climatici sull'assorbimento dei nutrienti (pioggia, freddo, temperatura terreno)?
Temperature basse rallentano l'assorbimento del fosforo, del ferro e del magnesio in primis.
Alte temperature, associate a bassa umidità relativa (UR), limitano l'assorbimento del calcio. In particolare la temperatura del terreno influisce notevolmente sull'assorbimento radicale e quindi sull'attività vegetativa. Terreni leggeri si riscaldano più velocemente e permettono una partenza primaverile più veloce.
Perché alte temperature e bassa umidità relativa limitano l'assorbimento del calcio? Qual è il meccanismo fisiologico che determina questo fenomeno?
Di questo concetto potremmo parlarne per ore e ci sono molte pubblicazioni a riguardo. In linea di massima, elevate temperature e bassa UR limitano la traspirazione delle foglie ovvero il motore da traino del flusso xilematico contenente il calcio; inoltre la pianta sposta il flusso xilematico verso le foglie e non verso il frutto, per cui si verifica la carenza.
Quindi, il principio fisiologico per cui si verifica questa riduzione dell'assorbimento del calcio è che con umidità relativa bassa la pianta chiude gli stomi per ridurre le perdite di acqua.
Fisiopatie della vite: in che modo una non corretta nutrizione ne influenza la comparsa (cracking, disseccamento del rachide, clorosi ferrica)?
Il cracking è soprattutto legato all'andamento climatico e irriguo, meno a problemi nutrizionali. Il disseccamento del rachide invece è determinato soprattutto da elevato vigore vegetativo e produzioni elevate, eccessivo ombreggiamento, carenze di magnesio (Mg) e calcio (Ca), elevate temperature (con traspirazione delle foglie maggiore di quelle degli acini e quindi concorrenza sul flusso del calcio), periodi prolungati di pioggia in fase di maturazione con aumento dell'assorbimento del potassio (K) e quindi del rapporto K/Ca+Mg nelle foglie, terreni ricchi in potassio (carenza indotta).
Per evitare il più possibile la comparsa di problemi e avere il massimo in termini di qualità e quantità dalla pianta è importante che questa sia in equilibrio. L'equilibrio vegeto-produttivo non è un obiettivo semplice da raggiungere e necessita che molti dettagli vengano curati al massimo. La nutrizione minerale è uno di questi.
Come capiamo che la pianta è in equilibrio?
Ci sono diversi modi. Tra i nostri preferiti: analisi dei tessuti, dimensione dei tralci, peso del legno di potatura in rapporto alla produzione, percentuale di germogli attivi.
Abbiamo detto che Ca e Mg devono essere apportati anche in fase di pre-fioritura, ma in viticoltura è pratica comune apportarli quasi esclusivamente in fase di ingrossamento...
Non esiste una regola fissa. Piuttosto direi che è importante assicurarsi che non vi siano carenze e che la pianta possa raggiungere più facilmente l'equilibrio.
Esistono diverse situazioni dove in pre-fioritura non è necessario effettuare nessun intervento radicale o di correzione fogliare e altre dove invece lo è. In questo caso è il buon senso del tecnico che deve aiutare l'agricoltore a comprendere le diverse situazioni.
I MACROELEMENTIAzoto |
Fosforo
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Potassio Il potassio è importante per lo sviluppo di frutti di buona pezzatura e per la resa del vigneto. Questo macroelemento è il più utilizzato dalla vite ed è richiesto in grandi quantità rispetto all'azoto. Le asportazioni di potassio con l'uva sono maggiori di quelle della maggior parte degli altri elementi. In condizioni ambientali secche e anche durante i mesi estivi il potassio può non essere disponibile con facilità. Per questo motivo le applicazioni fogliari, in particolare quelle fatte all'invaiatura, possono rendersi necessarie nei casi di bassi livelli di potassio nel suolo. In genere, una buona disponibilità di questo elemento favorisce sia la qualità (colore, zuccheri, sapore, aroma) che la conservabilità dell'uva. Se in eccesso, in terreni con bassi quantitativi di calcio e magnesio, potrebbe essere la causa del disseccamento del rachide. La carenza di potassio si manifesta invece con lignificazione imperfetta dei tralci, margine fogliare clorotico, scarsa colorazione e minore contenuto in zuccheri. |
Ha senso apportare Ca e Mg dopo l'invaiatura per via fogliare? E per via radicale?
Applicarli per via fogliare non ha senso, per via radicale ha senso soprattutto nella fase prima dell'invaiatura. Come già scritto Ca e Mg vanno somministrati soprattutto nelle prime fasi vegetative e fino all'allegagione, dopo per la pianta è sufficiente quello che già è presente nell'acqua e/o nel terreno.
Quanto l'apporto di azoto influenza la gestione agronomica e fitosanitaria del vigneto?
Certamente incide, ma bisogna discernere l'azoto nitrico da quello ammoniacale. È quest'ultimo il principale responsabile del vigore vegetativo e della suscettibilità ad oidio, afidi o cocciniglia. 10 kg di azoto nitrico hanno effetti completamente diversi da 10 kg di azoto ammoniacale sulla pianta. L'ammonio nelle piante è come la nutella per noi uomini (risolleva il morale), nelle piante spinge e dà vigore.
Perché e in che cosa differiscono azoto nitrico e ammoniacale e quali sono i meccanismi che determinano queste differenze?
La pianta si nutre soprattutto di nitrati e in misura minore di ammonio, ma solo perché il primo è subito disponibile, l'altro invece è legato al suolo. La pianta però quando assorbe i nitrati, prima di utilizzarli, al suo interno li converte in ammonio con dispendio di energia. Quando invece ha la possibilità di assorbire direttamente l'ammonio che noi somministriamo, non ha la necessità di trasformarlo, pertanto questa forma di azoto viene subito utilizzata ed inserita negli amminoacidi. C'è risparmio di energia e la pianta si "sveglia".
Quali sono, quindi, le forme di azoto da preferire?
L'azoto nitrico è da preferire a quello ammoniacale in genere. In una fertirrigazione bilanciata il rapporto molare tra i due dovrebbe essere intorno a 10: 1. Comunque l'eccesso di azoto mediante apporto di ammonio è più facile da raggiungere. In merito alle forme disponibili, Azoto ammoniacale e ureico hanno effetti simili, danno vigore vegetativo alla pianta e quindi più spinta. Ovviamente è sempre preferibile evitare eccessi di azoto in generale.
Quali sono le fisiopatie e i problemi collegati all'eccesso di azoto nelle diverse fasi fenologiche della vite?
Tra le fisiopatie coinvolte vi sono la spring fever (vedi dopo), disseccamento del rachide, aumento della sensibilità della pianta ai patogeni, imbrunimenti in fase di maturazione, eccesso di cascola fioraie in alcune varietà sensibili (es. Princess, Midnight Beauty), ritardo nella maturazione, scarsa colorazione e diminuzione della fertilità.
Puoi parlarci del fenomeno noto come "spring fever" o "febbre di primavera"?
La fisiopatia"spring fever" è legata ad un accumulo di azoto ammoniacale
nei vacuoli fogliari in seguito ad una minore attività dell'enzima nitrogenasi, dovuta a condizioni di bassa luminosità (nuvolosità) e cambiamenti repentini di temperatura tipici della stagione primaverile. L'azoto ammoniacale in eccesso viene trasformato dalla pianta in putrescine, il cui accumulo nelle foglie provoca la classica sintomatologia di spring fever con sintomi simili a quelli causati da carenza di potassio. Per questo è nota anche come "falsa carenza di potassio". Ci sono alcune varietà come Italia, Vittoria, Sublima, Midnight Beauty e Supernova che possono essere più sensibili a tale fisiopatia.
I MESOELEMENTICalcioIl calcio è richiesto in quantità relativamente elevate. In molte situazioni questo elemento assume importanza pari se non superiore all'azoto. Quasi il 40% di calcio assimilato viene impiegato dalla vite per la crescita delle foglie e dei tralci e quest'assimilazione si verifica prevalentemente tra il momento dell'emergenza delle foglie e l'allegagione. Si distribuisce soprattutto nelle pareti cellulari, determinando un incremento della produttività con acini e grappoli ben sviluppati, una migliore ed uniforme colorazione, maggior resistenza ad attacchi parassitari per una maggiore consistenza dei frutti e un aumento dell'assorbimento radicale di elementi nutritivi. Le applicazioni precoci di calcio potrebbero essere utili per fornire questo elemento essenziale. Un eccesso di calcio potrebbe comportare un minor assorbimento di potassio e magnesio e svolgere un'azione antagonista nei confronti di ferro e boro. La carenza si manifesta con necrosi su peduncoli e apici vegetativi, disseccamento del rachide o parziale disseccamento dei grappoli. Generalmente i nostri terreni non sono carenti di questo elemento. MagnesioIl magnesio occupa la posizione centrale nella molecola della clorofilla, senza la quale la fotosintesi verrebbe compromessa con ripercussioni sullo sviluppo vegeto-produttivo della pianta. Il magnesio applicato direttamente al suolo rappresenta la migliore strategia a lungo termine per assicurare la |
costante disponibilità di questo elemento. La carenza di magnesio può provocare ingiallimenti dei margini fogliari che in seguito confluiscono nelle zone internervali e il distacco di frutti prematuri già nel periodo antecedente la raccolta. Anche i trattamenti fogliari possono correggere le carenze che si verificano durante la stagione. Una scarsa resa può anche essere dovuta ad uno squilibrato rapporto tra potassio e magnesio. Infatti abbondanti concimazioni con potassio esaltano la carenza di magnesio. ZolfoLo zolfo è un elemento fondamentale per la formazione di aminoacidi essenziali. Ha un molo importante nella sintesi dei carboidrati e della clorofilla. |
É utile acidificare il suolo per un maggior assorbimento degli elementi?
Sì, ma solo durante la fertirrigazione. Le correzioni del pH del suolo effettuate con concimi o ammendanti al terreno sono costose e poco efficaci in quanto il potere tampone del terreno riesce sempre a riportare il pH ai valori di partenza, anche se interveniamo con quantità enormi di correttivi. Ecco perché è meglio correggere il pH con le fertirrigazioni, quindi solo quando la pianta "mangia".
Come gestire le fertirrigazioni per evitare eccessiva salinità delle acque di coltivazione (considerando che la maggior parte delle aziende non dispone di vasche o strumentazioni idonee a controllare la conducibilità elettrica e la miscibilità dei fertilizzanti)?
Bisogna almeno conoscere la conducibilità elettrica dell'acqua di partenza. In funzione di tale valore si possono valutare gli opportuni apporti di concime. Esempio: se ho un'acqua a 1000 microS è meglio non superare i 0,5-0,6 g/I di concime da apportare. Ovviamente anche in questo caso il supporto del tecnico è fondamentale.
Cosa succede alla conducibilità elettrica della soluzione fertirrigante se disciolgo e distribuisco 50 - 100 kg di concimi in un arco di tempo ristretto (30- 60 minuti)?
Tutto dipende da quanta acqua si somministra. Se alla pianta arriva
1 kg di concime in un m3 di acqua la conducibilità elettrica (EC) sale mediamente di 1,4 mS/cm. Non dimentichiamo che una elevata EC per la vite potrebbe avere ripercussioni negative, come la riduzione della pezzatura dell'acino o un calo della produzione. Generalmente in un vigneto è preferibile non superare i 2,5 mS/cm, ma tutto dipende dal tipo di terreno e dall'acqua di irrigazione.
Miscibilità: le principali incompatibilità tra i fertilizzanti.
Il maggior "colpevole" è il nitrato di calcio che non va mai miscelato con solfati o fosfati. Se si miscelano tali prodotti, questi a certe concentrazioni precipitano formando solfato di calcio e fosfato di calcio insolubili. Quindi si perde concime.
Qual è l'influenza dell'inerbimento sugli apporti di nutrienti?
L'inerbimento assicura l'incremento della sostanza organica, la presenza di siderofori (che rendono disponibile il ferro) e la riduzione dei fenomeni di stanchezza e lisciviazione. Tutto ciò permette col tempo una riduzione degli apporti di alcuni elementi. L'inerbimento permanente è da preferire in situazioni dove il contenuto della sostanza organica è già buono e si dispone di impianti di irrigazione localizzati ed efficienti. Nella maggior parte dei casi è necessario un approccio graduale all'inerbimento permanente: qualche anno di sovescio, adeguamento dell'impianto irriguo ed infine inerbimento permanente.
I MICROELEMENTIFerroIl ferro svolge un ruolo importante nella fotosintesi e nella respirazione cellulare, oltre ad essere fondamentale per la sintesi della clorofilla. La carenza di ferro si manifesta sulle foglie, soprattutto quelle giovani, con clorosi che, in casi gravi, possono portare a necrosi e ad una riduzione delle fertilità delle gemme. Spesso la carenza si manifesta non per la mancanza di ferro nel terreno, ma perchè questo è presente in forma non assimilabile per la presenza di elevato contenuto di calcare attivo. ZincoLo zinco è coinvolto nella sintesi delle proteine, dei carboidrati e delle auxine. Le carenze possono essere un serio problema in quanto determinano una limitata allegagione, comparsa di acinellatura, sviluppo di germogli striminziti con foglie piccole e deformi. Le applicazioni per via fogliare aiutano a tenerla sotto controllo. BoroIl boro favorisce la germinabilità del polline, incrementa l'accumulo di zuccheri negli acini ed è coinvolto nei processi di sintesi e trasporto di proteine ed ormoni (auxine e gibberelline) e nell'assorbimento e mobilità del calcio nella pianta. La carenza comporta foglie con dimensioni ridotte e di consistenza coriacea, tacche giallastre (o rossastre nelle varietà rosse) in |
prossimità del lembo, bollosità e arrotolamento, aumento delle femminelle, internodi corti, bacche piccole, grappoli poco allegati e fortemente acinellati con disseccamenti parziali o totali. ManganeseIl manganese partecipa alla sintesi della clorofilla ed alla fotosintesi. La carenza si manifesta con clorosi e bronzatura del tessuto internervale delle foglie mediane. MolibdenoIl molibeno è importante per la trasformazione dei nitrati assorbiti dalla pianta in azoto ammoniacale, ovvero la forma assimilata negli amminoacidi. La carenza si manifesta con clorosi, bollosità del lembo e necrosi marginali della foglia. RameIl rame partecipa ai processi di respirazione e metabolismo delle proteine. Le carenze sono poco frequenti e si manifestano su foglie giovani con colorazione più intensa e aree necrotiche. SilicioIl silicio si deposita nelle pareti cellulari e negli spazi intercellulari. Forma anche complessi con polifenoli, agendo in alternativa alla lignina nel rafforzamento delle pareti. |