Pomodoro: riconoscere le principali malattie
Fonte: rivista "L'informatore agrario"
articolo a cura di Marco Valerio Del Grosso, Stefania Lanzuise, Mauro Senatore
Riportiamo in questo articolo un elenco sintetico di alcune delle più comuni fitopatie del pomodoro da mensa, citando le sostanze attive ammesse in agricoltura biologica e dai disciplinari regionali di lotta integrata sul pomodoro delle Regioni Sicilia e Campania
Il pomodoro è soggetto a diversi parassiti animali e patologie, controllabili con tecniche chimiche e non solo.
In questo lavoro elencheremo i patogeni più importanti e le varie tecniche utilizzabili per il loro controllo. Le sostanze attive citate sono quelle ammesse in agricoltura biologica e dai disciplinari regionali di lotta integrata sul pomodoro delle Regioni Sicilia e Campania.
Batteriosi
La maculatura batterica del pomodoro è causata da Xanthomonas campestris pv. vesicatoria.
I sintomi si manifestano su foglie, fusto e frutti con necrosi irregolari circondate da un alone clorotico.
I frutti presentano aree imbrunite e lacerate.
La macchiettatura o picchiettatura batterica è causata da Pseudomonas syringae pv. tomato.
I sintomi interessano tutte le parti della pianta. Sulle foglie si evidenziano delle maculature idropiche angolari, circondate da un alone clorotico, che diventano scure. Sul fusto compaiono maculature necrotiche allungate. Sul frutto la malattia si presenta attraverso punteggiature rotondeggianti circondate da un alone verde.
La necrosi del midollo o batteriosi del fusto è causata da Pseudomonas corrugata: si manifesta quando le piante sono in stadio di sviluppo avanzato. Si presenta inizialmente con delle clorosi fogliari diffuse seguite da perdita di turgore della pianta che collassa e muore. Sul fusto e sui peduncoli si formano delle striature scure, in corrispondenza delle quali si evidenzia un midollo con consistenza flaccida e imbrunito. In prossimità delle zone colpite si sviluppano radici avventizie. La malattia è favorita da sbalzi termici, da un'elevata umidità e da forti concimazioni azotate soprattutto ammoniacali. Può essere diffusa nell'ambiente di coltivazione attraverso le operazioni colturali, in particolare coni tagli e le ferite.
Il cancro batterico del pomodoro è causato da Clavibacter michiganensis subsp. michiganensis. È una patologia da quarantena ed è la più temibile batteriosi che colpisce il pomodoro. Il batterio si insedia all'interno della pianta, colonizzando il sistema vascolare attraverso il quale si diffonde fino ad arrivare al frutto, per poi insediarsi nel seme: principale serbatoio di conservazione per il batterio.
I sintomi iniziali consistono in una perdita di turgore fogliare, seguita da un ripiegamento a doccia verso il basso e avvizzimento della pianta. A seconda dei fasci vascolari colpiti, la perdita di turgore e l'avvizzimento possono presentarsi solo da un lato. Sezionando trasversalmente il fusto, i vasi linfatici appaiono imbruniti. Tagliando i piccioli fogliari si nota un imbrunimento a «ferro di cavallo».
Sul frutto l'infezione può manifestarsi con delle pustole superficiali brunastre circondate da un alone chiaro.
Per prevenire le batteriosi del pomodoro è fondamentale utilizzare acqua, seme e materiale vivaistico sano, disinfettare contenitori e attrezzi di raccolta e potatura e controllare le erbe spontanee, serbatoi di questi micro-organismi.
In biologico la coltura può essere trattata per via fogliare solo con ossibloruro o idrossido di rame, quest'ultimo più aggressivo; in integrato, anche con acibenzolar-S-metile. Alla fine del ciclo di coltivazione è utile solarizzare il terreno.
Malattie fungine
Peronospora (Phytophthora infestans)
La malattia colpisce tutti gli organi aerei della pianta. La comparsa dei primi sintomi si presenta nella pagina superiore delle foglie, sotto forma di macchie traslucide. Se l'umidità relativa resta elevata, l'alterazione progredisce nei tessuti e si sviluppa una muffa bianco-grigiastra.
Sul fusto, sui piccioli e sul rachide l'infezione si presenta sotto forma di macchie longitudinali scure, più o meno estese. L'attacco sui frutti interessa soprattutto le bacche verdi, dove compaiono inizialmente delle macchie traslucide che progressivamente si estendono assumendo colorazioni tra il verde e il bruno.
Per prevenire la peronospora è importante l'arieggiamento dell'ambiente di coltivazione, evitare gocciolamenti e irrigazione a pioggia o, peggio, irrigazioni serali o notturne, contenere la densità di impianto e utilizzare varietà tolleranti.
Per gli impieghi chimici l'ideale è intervenire al manifestarsi dei primi sintomi.
Gli agrofarmaci utilizzabili sono: ametoctradina, ametoctradina + dimetomorf, ametoctradina + metiram, amisulbrom, azoxystrobin, benalaxil + rame, cimoxanil, cyazofamide, dimetomorf, dimetomorf + pyraclostrobin, dimetomorf + rame, famoxadone, fosetil alluminio, fosetil-alluminio + rame, iprovalicarb, iprovalicarb + rame, mandipropamide, metalaxil, metalaxil + rame, metalaxil-M, metalaxil-M + rame, metiram, propamocarb, propineb, pyraclostrobin, pyraclostrobin + metiram, zoxamide, zoxamide + rame.
In agricoltura biologica possono essere utilizzati solo prodotti rameici.
Muffa grigia (Botrytis cinerea).
La Botrytis colpisce tutti gli organi aerei della pianta ed è in grado di persistere per lungo tempo nel terreno grazie alla possibilità di produrre sclerozi.
L'infezione si presenta inizialmente con macchie clorotiche. Con elevata umidità si assiste alla comparsa nella pagina superiore di una muffa grigiastra, successivamente i tessuti attaccati marciscono. Il fungo generalmente penetra nei tessuti attraverso i petali disseccati e le ferite prodotte nelle operazioni colturali di sfogliatura, sfemminellatura e cimatura.
Sui frutti l'infezione può essere molto grave e si manifesta in evidenti marcescenze e attraverso le cosiddette «macchie fantasma» ossia anulature concentriche di colore verde chiaro, che determinano l'incommerciabilità dei frutti stessi.
La Botrytis cinerea possiede la capacità di sviluppare rapidamente resistenze ai fungicidi, per cui è necessario evitare le operazioni colturali in giornate piovose, arieggiare l'ambiente di coltivazione, evitare apporti idrici eccessivi e utilizzare basse densità di impianto.
La lotta chimica prevede interventi alla comparsa dei primi sintomi, ripetuti nel caso di condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo del patogeno con le seguenti sostanze attive: cyprodinil + fludioxonil, fenexamide, fenpirazamina, imazalil, penthiopirad, piraclostrobin + boscalid, pirimetanil. In regime biologico può essere utilizzato il Bacillus amyloliquefaciens.
Mal bianco (Leveillula taurica e Oidium lycopersici).
Colpisce la parte medio-bassa della pianta e quindi le foglie più vecchie e nei periodi più caldi.
Leueillula taurica è la specie più diffusa ed è caratterizzata da sviluppo endofitico. Questo fungo, dopo essere penetrato attraverso gli storni, si sviluppa all'interno della foglia e fuoriesce sulla pagina inferiore producendo l'efflorescenza biancastra costituita dai conidi.
In fase iniziale, sulle foglie si evidenziano piccole aree decolorate in verde chiaro determinate dalla forma agamica.
Oidium lycopersici si differenzia dalla precedente per l'andamento ectofitico e per la necessità di temperature più fresche. In ogni caso, col procedere della malattia, la foglia viene ricoperta completamente da feltro miceliare biancastro.
Gli interventi contro l'oidio del pomodoro in biologico prevedono l'uso di zolfo, Ampelomyces quisqualis e bicarbonato di potassio.
Gli interventi con altri agrofarmaci vengono effettuati alla comparsa dei primi sintomi e vengono ripetuti in funzione delle condizioni climatiche. Si possono utilizzare: azoxystrobin, bupirimate, cyflufenamid, difenconazolo, metrafenone, miclobutanil, penconazolo, pyraclostrobin + boscalid, tebuconazolo, triadimenol, trifloxystrobin, tryfloxystrobin + tebuconazolo.
Cladosporiosi (Cladosporium fuivum)
I sintomi possono rilevarsi principalmente sulle foglie, con la comparsa nella pagina superiore di ampie macchie clorotiche a margini irregolari, dove, in corrispondenza delle stesse, nella pagina inferiore, si sviluppa una caratteristica muffa olivastra.
Per il contenimento dell'infezione è utile praticare una buona aerazione della serra e l'utilizzo di varietà resistenti. Per la lotta integrata si possono utilizzare: azoxystrobin, ciproconazolo, difenconazolo, metiram, propineb, pyraclostrobin + boscalid, pyraclostrobin + metiram.
Solo prodotti rameici in caso di agricoltura biologica.
Radice suberosa (Pyrenochaeta lycopersici)
Il fungo attacca la parte radicale della pianta e più di rado la base del fusto.
Le foglie basali presentano una clorosi diffusa, spesso confusa con la carenza di magnesio. In seguito all'infezione, i tessuti corticali delle radici vanno incontro a suberificazione, fessurandosi in senso longitudinale e assumendo un aspetto che ricorda quello di una corteccia. Sulla radice si alternano porzioni suberificate di colore scuro ad altre di colore chiaro.
Generalmente il fungo si propaga attraverso picnidi e microsclerozi che ne permettono la sopravvivenza nel terreno per diversi anni.
Le misure di lotta integrata prevedono principalmente le rotazioni colturali. Se non si riescono ad attuare è consigliabile l'uso di portinnesti resistenti e infine l'impiego di prodotti con attività fumigante come: dazomet, metam sodio e metam potassio. La lotta biologica si può condurre con prodotti a base di Trichoderma spp.
Fusariosi delle radici (Fusarium oxysporum radicis lycopersici)
Il fungo penetra nella pianta attraverso le radici per poi infettare i vasi xilematici e quindi diffondersi in tutta la pianta. I tessuti vascolari vanno incontro a un progressivo imbrunimento e a una totale occlusione, che determina avvizzimento e morte delle piante. Le piante infette presentano crescita stentata e clorosi. L'ingiallimento inizia a partire dalle foglie basali, per progredire su quelle giovani. La radice imbrunisce e poi marcisce, e a livello del colletto si osserva una efflorescenza di colore rosa che vira al chiaro.
Le piante tendono ad avvizzire soprattutto in presenza di elevate temperature. Fusarium oxysporum radicis Iycopersici è in grado di colonizzare anche substrati inerti: può costituire un potenziale pericolo per le colture fuori suolo.
Per contenere l'infezione possono essere utilizzati funghi antagonisti appartenenti al genere Trichoderma.
Tracheofusariosi e verticilliosi (Fusarium oxysporum lycopersici e
Verticillium dahliae, V. albo-atrum).
Queste malattie colpiscono le piante in qualunque stadio di sviluppo. I sintomi esterni consistono in ingiallimenti fogliari procedenti dal basso verso l'alto. Talvolta è visibile un ingiallimento longitudinale per quasi tutta la lunghezza del fusto. A seguito dell'attacco le piante avvizziscono e muoiono. I sintomi interni evidenziano un imbrunimento dei tessuti vascolari. La lotta agronomica prevede l'utilizzo di piante innestate su piede resistente e di varietà geneticamente resistenti.
La difesa può essere attuata con tecniche preventive, che prevedono la rotazione, la solarizzazione, la disinfezione dei substrati con vapore o l'impiego di formulati ad azione fumigante.
Virosi
Virus trasmessi da aleurodidi
Accartocciamento fogliare giallo del pomodoro (Tomato Yellow Leaf Curl Virus - TYLCV).
Questo virus è trasmesso dalla Bemisia tabaci, insetto endemico nei nostri areali di coltivazione.
I sintomi della malattia si evidenziano con foglie accartocciate e lembi fogliari ingialliti, riduzione della taglia della pianta e vegetazione affastellata. Se la pianta è infettata nei primi stadi di sviluppo, si presenta con l'apice pressoché atrofizzato e non produce frutti. Quando l'infezione è tardiva, si assiste a rallentamento della crescita della pianta, scarsa allegagione e riduzione della pezzatura dei frutti.
Clorosi virale del pomodoro (Tomato Infectious Chlorosis Virus - TICV, Tomato Chlorosis Virus - ToCV).
Il TICV viene trasmesso dal Trialeurodes vaporariorum, mentre il ToCV viene trasmesso anche dalla Bemisia tabaci. I primi sintomi di questa virosi si manifestano nella parte mediana della pianta e sono spesso assimilabili a carenze nutrizionali di magnesio o fosforo. Le foglie si presentano con ingiallimenti irregolari della lamina e al tatto quelle adulte assumono una consistenza croccante e con la nervatura centrale rivolta verso il basso. In genere si assiste a una perdita di vigore e a una scadente allegagione. Entrambi gli insetti vettori possono essere ospitati da diverse specie coltivate e da numerose spontanee (Capsella b.p., Sonchus spp., ecc.), alcune delle quali possono costituire focolai di infezione. Non esistono forme di terapia per combattere le virosi. È utile solo la lotta al vettore. Per quanto riguarda il TYLCV esiste la possibilità di utilizzare varietà mediamente resistenti.
Virus trasmessi da tripidi
Virus della bronzatura del pomodoro (Tomato Spotted Wilt Virus - TSWV).
Viene trasmesso dal tripide Frankliniella occidentalis, diffuso in tutte le aree di coltivazione ortofloricola in serra e in pieno campo. Il tripide, essendo polifago, si sposta su numerose specie coltivate e spontanee seguendone la fioritura. Nel pomodoro, i sintomi della malattia sono diversi a seconda dello stadio di sviluppo della pianta e risultano più gravi quando l'infezione avviene nei primi stadi di sviluppo. Sulle piantine giovani il virus porta a un arresto della crescita e gli apici vegetativi necrotizzano rapidamente.
La fertilità dei fiori differenziati dopo l'infezione risulta compromessa. Sui frutti l'infezione si manifesta con aree decolorate, tacche anulari infossate e deformazioni che li rendono incommerciabili. Per la difesa si tende a combattere il vettore mediante trattamenti con agrofarmaci autorizzati e a utilizzare varietà geneticamente resistenti o tolleranti.
Fondamentale alternare le sostanze attive
Per l'ottimale controllo di tutti i parassiti e patogeni è necessario attuare tutte le tecniche chimiche e non chimiche consigliate dalla lotta integrata, prima accennate.
Importante è alternare le sostanze attive per evitare l'insorgere di resistenza agli agrofarmaci da parte dei parassiti.
La stessa CE nel punto 7 dell'Allegato III della direttiva 2009/128 sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ovvero la direttiva sulla istituzione del Pan, recita: «Ove il rischio di resistenza a una misura fitosanitaria sia conosciuto e il livello di organismi nocivi richieda trattamenti ripetuti di pesticidi sulla coltura, le strategie antiresistenza disponibili dovrebbero essere messe in atto per mantenere l'efficacia dei prodotti. Ciò può includere l'utilizzo di diversi pesticidi con diversi modi di azione».
Purtroppo, l'alternanza degli agrofarmaci con diverso meccanismo di azione, uno dei principi basilari della lotta integrata, entra in collisione con la richiesta da parte della gdo (soprattutto tedesca) di ridurre il numero di residui sul prodotto edule. L'agricoltore è così costretto a usare sempre le stesse sostanze attive e, continuando a praticare la lotta chimica in tal modo, molti dei nuovi fungicidi (e insetticidi) perderanno inevitabilmente efficacia nel tempo.