Fonte: periodico "Terra e Vita"
Articolo a cura di Rocco Carrillo
Individuati alcuni casi della pericolosa malattia da quarantena.
La Regione fa il punto sulla gestione della batteriosi.
La Regione Emilia-Romagna, il Servizio fitosanitario regionale (Sfr) e i Consorzi fitosanitari provinciali di Parma e di Piacenza uniscono le forze per divulgare le strategie finalizzate alla gestione del batterio Ralstonia solanacearum su pomodoro e patata.
«Siamo qui per spiegare le procedure messe in campo al fine di arginare e, se possibile, eradicare questo patogeno dalle colture di pomodoro e patata - ha detto Stefano Boncompagni, Responsabile del Servizio fitosanitario regionale, al seminario tecnico tenutosi a Parma -. Per vincere questa sfida sarà necessario fare un lavoro di squadra tra le istituzioni e tutti gli attori della filiera, dalle OP agli Agricoltori».
Un ritorno sgradito
La prima riunione tecnica che si è tenuta a Parma segna l'inizio dell'impegno a monitorare la diffusione del patogeno, da parte degli organi regionali; fortemente voluta dal Servizio fitosanitario dell'Emilia Romagna, ha lo scopo di informare gli agricoltori sul loro ruolo di controllo al fine di monitorare lo sviluppo della malattia nel corso dell'annata 2018.
Il patogeno, negli anni '90, era già stato avvistato nei territori dell'Emilia-Romagna, non destando preoccupazione per il carattere sporadico delle infestazioni. Il pericolo si è concretizzato, invece, durante il 2017, con l'infestazione presente in due casi nella provincia di Ferrara, due casi nella provincia di Bologna e ben quattro casi nella provincia di Parma.
Ralstonia solanacearum un batterio di origine tropicale/subtropicale, attacca oltre 200 specie vegetali diverse, in particolare Solanacee, causa, alle nostre latitudini, dell'avvizzimento del pomodoro e del marciume bruno della patata. Il suo carattere di pericolosità è dato non solo dalla velocità con cui diffonde l'infestazione all'interno dell'appezzamento colpito, ma anche dalla sua capacita di sopravvivere per numerosi anni nel terreno, nei residui di coltivazione, nel legno, nel metallo e nella plastica delle attrezzature agricole e nelle specie vegetali spontanee. Grazie al monitoraggio, operato dal Sfr nella scorsa campagna, estate possibile individuarlo, circoscriverlo e gestirlo; per la campagna 2018 sarà fondamentale operare un'osservazione costante per evitarne la diffusione.
Segnalare casi sospetti
Per questi motivi, secondo il Sfr, in considerazione dei casi che si sono manifestati nel 2017, il ruolo degli agricoltori e dei tecnici presenti sul territorio sarà fondamentale per la campagna 2018, al fine di monitorare e segnalare tempestivamente possibili casi di infezione, in questo caso la prevenzione e la rapidità di intervento sono la migliore strategia. Le procedure prevedono, quindi, oltre al costante monitoraggio già effettuato da parte del Sfr, sui materiali di propagazione, sui terreni oggetto di coltivazione e sulle acque di irrigazione, anche la richiesta di segnalazioni da parte delle aziende coinvolte di possibili casi sospetti. Nel caso in cui fosse confermata la presenza del patogeno, sarà necessario provvedere alla bonifica della produzione infetta e l'attivazione dei protocolli volti a contenere l'infestazione.
Solo attraverso queste procedure, le aziende agricole colpite potranno avere accesso ai sostegni che la Regione prevede di mettere a disposizione. Per quanto riguarda i casi manifestati nel 2017, in coerenza con il D.M. 30 ottobre 2007, tutte le produzioni infette sono state distrutte e sono stati attivati i protocolli di quarantena atti a contenere l'infestazione. A tal proposito Franco Finelli, Responsabile pianificazione dei controlli fitosanitari in relazione alle normative internazionali del Servizio fitosanitario regionale, dichiara: «La tempestività è fondamentale, è necessario utilizzare materiale di partenza sano, da rivenditori autorizzati, conservare il passaporto delle piante per un anno, perché sia possibile la tracciabilità, tenere i contatti con tutte le strutture di assistenza tecnica e segnalare subito, in caso di sintomi sospetti. Prima si trova il focolaio, meno è impattante l'intervento».
La tempestività è tutto
Appare evidente che per scongiurare il rischio di una potenziale diffusione del patogeno, in grado di danneggiare seriamente le colture di pomodoro e patata, sia necessario l'impegno degli agricoltori e dei tecnici a lavorare in maniera sinergica con il Sfr, al fine di eradicare la minaccia. Per fare ciò è fondamentale che sia garantito un supporto economico, oltre che tecnico, agli agricoltori colpiti.
Tremila euro ad ettaro per le aziende colpite
La Regione garantisce agli agricoltori che segnaleranno e seguiranno i protocolli tutto il sostegno necessario ad affrontare questa emergenza. Per ora il primo sostegno è stato messo in campo dall'Oi del Pomodoro che, dopo essersi confrontato con l'assessorato all'Agricoltura dell'Emilia-Romagna, ha potuto erogare un prestito ponte, pari a 3mila euro a ettaro, destinato agli agricoltori colpiti nel 2017 che ne hanno fatto richiesta, in attesa che vengano mobilitati i fondi che la Regione Emilia Romagna ha già messo a disposizione.
L'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Simone Caselli ha fatto sapere che: «sono state già messo a budget 2018 le risorse necessarie per sostenere le aziende colpite nel 2017 e, se sarà necessario, siamo grado di rinnovare tali risorse anche per la prossima campagna».
Le risorse ammontano a 250mila euro destinati a sopperire al mancato reddito subito dalle aziende agricole colpite lo scorso anno, e per far fronte ai primi nuovi casi, qualora dovessero manifestarsi nel 2018.
«Noi in regione faremo la nostra parte, oltre a garantire gli indennizzi e il supporto tecnico - aggiunge Caselli - ci faremo sentire anche in Europa. La questione va presidiata. Era importante organizzare questa giornata perché bisogna lavorare a libro aperto e gestire bene la questione, no quindi a zone d'ombra o a dubbi.Bisogna che tutti gli aneli della filiera siano collegati e collaborino, in un clima di fiducia».
Le bAtteriosi delle solanacee coltivAte
Le condizioni climatiche di questa stagione, caratterizzate do temperature elevate e da eventi piovosi spesso o carattere temporalesco e intervallati da bel tempo, stanno determinando condizioni ottimali per lo sviluppo di malattie batteriche sulle coltivazioni di potate e di pomodoro da industria in pieno campo.
Negli areali pomodoricoli del settentrione le batteriosi sono particolarmente pericolose per la coltura e pertanto giustamente temute in quanto portano o riduzione sia quantitativo che qualitativo della produzione. Se si esclude la necrosi batterica causata da Ralstonia solanacearum malattia da quarantena di una certa gravità le avversità batteriche più comuni sono rappresentate dal cancro batterico, la maculatura batterica e lo macchiettatura batterica causate rispettivamente da Corynebacterium michiganensis, Xanthomonas vesicatoria e Pseudomonas syringae pv tomato.
Macchiettatura batterica: Anche la macchiettatura batterica è in grado di colpire tutti gli organi della pianta. Il batterio sopravvive nel terreno sui residui colturali su oltre colture e su piante spontanee come anche sullo superficie del seme.
La macchiettatura si presenta spesso in concomitanza di prolungate bagnature ma basse temperature in quanto il patogeno ho un tasso optimum termico (13-20°C).
Sulle foglie compaiono delle piccole maculature idropiche che in seguito necrotizzano mentre sui frutti i sintomi interessano solo di strati superficiali dei tessuti vegetali. Ciò, per il pomodoro da industria, assume un aspetto poco rilevante se non per un lieve deprezzamento del prodotto.
Maculatura batterica: La maculatura batterica è, fra le tre avversità batteriche, quella in grado di provocare maggiori danni. Il patogeno è in grado di svernare sui residui colturali. La malattia è influenzato da temperatura elevata (25-27°C) e da ferite che possono essere favorite sia dal clima (vento e grandine) che dall'uomo (con le normali pratiche colturali). A differenza della macchiettatura batterica, le sue manifestazioni sintomatiche compaiono tardivamente nel corso della stagione.
Cancro batterico: Il cancro batterico è un'avversità meno frequente nei nostri areali e si presenta solamente in seguito ad annate particolarmente favorevoli. Il patogeno, non sporigeno, è in grado di conservarsi sui residui colturali. Tuttavia è anche in grado di colonizzare il seme sia superficialmente che vascolarmente. L'introduzione pertanto di nuove varietà particolarmente suscettibili è pertanto una delle cause principali della sua insorgenza in campo. Qui il batterio si sviluppa a livello dei vasi xilematici impedendo pertanto il fluire della linfa grezza all'interno della pianta che, progressivamente va incontro ad avvizzimento e disseccamento della porzione interessata alla infezione. Sintomo caratteristico dello malattia è caratterizzato dalla cavitazione del fusto e dall'imbrunimento dei tessuti a "Ferro di cavallo", facilmente osservabile sezionando il Fusto longitudinalmente. Il batterio si sviluppa con temperatura elevata (superiore ai 25°C) e in seguito a ferite dovute alle operazioni colturali o in seguito ad attacchi di insetti. La comparso della malattia in aree normalmente indenni è spesso dovuto al materiale vegetale contaminato che rimane attaccato alle macchine dopo che hanno operato in appezzamenti colpiti.