Fonte: periodico "Uva da tavola"
Articolo a cura di Antonio Guario - Agronomo Fitoiatra
Cocciniglia farinosa della vite, Tignola rigata e Fillossera: come individuarli prontamente riconoscendo danni e alterazioni.
La gestione fitosanitaria dell'uva da tavola sta assumendo un ruolo sempre più complesso, per differenti e complesse problematiche che possono essere raggruppate in alcuni fondamentali aspetti che caratterizzano la fitoiatria. Il tecnico, attore principale nella definizione di tale gestione, oltre a stabilire un buon rapporto di fiducia con l'azienda, deve avere una buona conoscenza agronomica e fitoiatrica e impostare il suo lavoro sulla professionalità e imparzialità nelle scelte che devono essere essenzialmente rivolte agli interessi aziendali. La decisione fitoiatrica deve essere caratterizzata da una approfondita conoscenza della biologia dei fitofagi e dei loro antagonisti, delle metodiche di monitoraggio e delle sostanze attive da utilizzare per il loro controllo.
Il monitoraggio rappresenta la fase più dispendiosa, in termini economici e di tempo da dedicare, ma costituisce la base su cui poter valutare, con maggiore sicurezza, la percentuale di diffusione e di intensità di attacco degli insetti ma anche la soglia di intervento e di decisione delle strategia da adottare. Il monitoraggio, se effettuato con criteri basati sulla metodica rilevazione dei parassiti sulle stesse aree del vigneto, consente anche di valutare in modo temporale la progressione o regressione degli stessi, specialmente se tale valutazione deve essere fatta prima e dopo gli interventi fitosanitari.
Negli ultimi anni nei nostri vigneti si registrano incrementi di popolazione di alcuni fitofagi che richiedono una maggiore attenzione nel monitoraggio. Generalmente le prime infestazioni non sono mai generalizzate e, non avendo una conoscenza ampia sulla loro biologia e sui relativi sintomi e danni, gli operatori manuali e tecnici possono non individuarli subito.
In particolare, il riferimento va fatto ai seguenti fitofagi: Cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus), Tignola rigata (Cryptoblabes gnidiella), Fillossera (Daktulosphaira vitifoliae).
Cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus)
Le aree viticole interessate da tale fitofago sembrano estendersi progressivamente. La sua presenza non si manifesta mai in maniera generalizzata su tutto il vigneto, ma inizialmente si riscontrano piccole aree infestate. È importante, in tali casi, monitorare con attenzione l'intero vigneto per valutare se tale infestazione è legata a una sola piccola zona o a diverse altre sparse nell'intero appezzamento. Tale valutazione ci consente di attivare il controllo in modo parziale o generalizzato.
L'individuazione è facilitata dalla presenza di melata emessa in abbondanza dagli individui o di formiche che li proteggono da eventuali predatori o parassitoidi, ma anche dalla successiva comparsa di piccoli annerimenti dovuti all'insediamento di funghi saprofitari (fumaggine). Durante il periodo vegetativo, gli individui di differenti stadi biologici si riscontrano su tutte le parti verdi della pianta, compresi i grappoli. Al fine di impostare una corretta gestione del controllo della cocciniglia farinosa della vite, è fondamentale approfondire i suoi diversi stadi di diffusione biologica che possiamo sintetizzare in quattro momenti:
- fase di svernamento;
- fase di migrazione sui ceppi;
- fase di sviluppo sulla nuova vegetazione;
- fase di migrazione nel terreno o sotto il ritidoma.
In ognuna delle differenti fasi è possibile, sulla base delle disponibilità e delle decisioni aziendali, attuare differenti strategie di controllo.
Lo svernamento di P. ficus avviene come femmina fecondata, come uova nell'interno dell'ovisacco o come neanidi di seconda o terza età. Nel mese di maggio è necessario il monitoraggio per individuare la fase di migrazione degli individui svernanti, il momento dell'ovideposizione e della schiusura delle uova che danno origine alla nuova generazione. Inoltre, in questa fase si completa lo sviluppo delle neanidi svernanti che possono diventare femmine o in minor misura maschi alati.
Va evidenziato che in tale periodo e fino alla fine di giugno, quando si rileva la maggiore entità di maschi, la popolazione presente è costituita essenzialmente da individui (femmine e neanidi di diverse età) che stazionano sulla vegetazione e sui grappoli, per cui in caso di controllo è necessario utilizzare mezzi tecnici che possano funzionare su di essi.
In particolare è importante utilizzare prodotti chimici o biologici che agiscano direttamente sulle femmine e neanidi, nei confronti dei quali la confusione sessuale non ha alcuna efficacia, in quanto agisce solo sugli adulti maschi, presenti in tale periodo, in modo limitato.
Le scelte su cui potersi orientare sono in funzione del tipo di conduzione, biologica o integrata. Nel primo caso le possibilità sono lanci di due parassitoidi, Anagyrus pseudococci e Cryptolaemus montrouzieri o l'impiego di olio minerale bianco; nel secondo caso, oltre alle opzioni già indicate, è possibile intervenire con sostanze attive riportate nelle "Norme di difesa ecosostenibili", tra le quali vi sono spirotetrammato, clorpirifos metile e acetamiprid.
La valutazione sull'opportunità di effettuare o meno interventi viene condizionata essenzialmente dai risultati ottenuti dal monitoraggio, che consente di definire l'entità della diffusione e dell'intensità di attacco.
La successiva fase di sviluppo dell'insetto sulla vegetazione è caratterizzata dalla presenza contemporanea di tutti gli stadi biologici (uova, neanidi, femmine, maschi alati) e si protrae fino all'autunno (ottobre). In particolare, l'installazione delle trappole attivate con feromone sessuale femminile consente di valutare la presenza dell'insetto nell'areale di coltivazione ma anche l'entità dei maschi presenti, pur non essendo quest'ultimo dato molto significativo al fine della valutazione dell'intestazione presente sul vigneto.
Le trappole, inoltre, consentono di poter stabilire, nella zona interessata e in relazione alla condizioni climatiche del microclima del tendone, le curve di volo dei maschi, specialmente se l'azienda decide di attuare la confusione sessuale. In questo periodo di maggiore diffusione della cocciniglia, le scelte sulla strategia da adottare vanno definite in relazione all'infestazione e all'entità di popolazione presente sul vigneto, basandosi su quanto già rilevato nell'anno precedente e nelle prime fasi vegetative della vite, come già descritto in precedenza.
La confusione sessuale deve essere impostata non oltre la prima settimana di giugno ed è necessario, in relazione al tipo di diffusore scelto, che la durata di emissione del feromone arrivi al mese di ottobre, quanto si completa l'ultimo volo dei maschi.
Tale copertura è fondamentale al fine di consentire lo svernamento di una minore popolazione di femmine fecondate, con conseguente riduzione dell'infestazione nell'anno successivo. Va evidenziato, da esperienze maturate recentemente, che la confusione sessuale per il P. ficus può anche essere effettuata su piccoli appezzamenti, poiché le femmine sono stanziali e soltanto i maschi sono alati per cui, questi ultimi, si concentrano essenzialmente dove sono collocate le femmine. Inoltre, i maschi si spostano poco e vivono per breve tempo, e probabilmente senza alimentarsi, con un volo molto sincronizzato con il periodo di fecondazione delle femmine. L'installazione delle trappole nel vigneto sottoposto a confusione è indispensabile per monitorare la funzionalità della confusione sessuale.
In alternativa alla confusione sessuale, successivi interventi con prodotti chimici possono essere effettuati con le stesse sostanze attive sopra indicate, in relazione alle limitazioni previste.
Subito dopo la fase di migrazione (fine anno) è necessario continuare le attività di monitoraggio al fine di quantificare l'aumento o la diminuzione della diffusione dell'insetto nel vigneto e per valutare eventuali operazioni di controllo sulle forme svernanti posizionate sotto il ritidoma. Pennellature o trattamenti direttamente sui ceppi, previa eventuale eliminazione del ritidoma, permettono di eliminare una elevata popolazione di individui costituita da femmine fecondate e neanidi, che nell'anno successivo possono costituire fonte di incremento della popolazione e, in alcuni casi, è possibile anche riuscire a contenere l'infestazione evitando interventi nel periodo primaverile.
Tignola rigata (Cryptoblabes gnidiella)
Questo microlepidottero, individuato inizialmente nell'areale a confine tra le province BAT e Foggia, è ormai diffuso in tutte le zone pugliesi e la sua elevata polifagia (circa 80 piante ospiti appartenenti a 40 differenti specie botaniche) gli consente di incrementare ogni anno la popolazione.
Il monitoraggio per tale fitofago assume importanza fondamentale in quanto, in molti casi, non si riesce a individuarlo sin dalle prime fasi di attacco. Sui grappoli la sua collocazione è nella parte interna e, il più delle volte, i sintomi si rendono visibili solo successivamente, con il rilievo degli acini marcescenti.
Sulle uve da tavola si riscontrano rosure superficiali degli acini, con conseguente fuoriuscita del succo linfatico e insediamento di muffe e marciumi acidi. Ulteriore criticità posta dalla tignola rigata è il periodo in cui determina i maggiori danni, che coincidono con l'approssimarsi della raccolta, per cui la gestione degli interventi diventa problematica per i tempi di carenza da rispettare. Nelle zone pugliesi le catture sono crescenti da luglio e raggiungono il massimo a fine settembre-inizio ottobre ma è possibile riscontrare dei picchi anche in agosto.
L'attività di monitoraggio deve essere impostata sia sul rilevamento degli adulti, con trappole feromoniche, che con rilievi visivi sui grappoli. Le trappole devono essere installate già dal mese di giugno per meglio conoscere la dinamica della popolazione nell'area di coltivazione, ma anche per valutare con maggiore attenzione l'infestazione sui grappoli.
L'identificazione di Cryptoblabes gnidiella può essere fatta sia sulle larve, per la presenza di una banda scura longitudinale, sia sugli adulti maschi per la presenza sul terzo antennomero di un processo corniforme.
Sul grappolo è possibile confondere la presenza della tignola rigata con la tignoletta (Lobesia botrana), ma per alcuni particolari è possibile riuscire a identificare con maggiore sicurezza la C. gnidiella:
- la larva della tignoletta perfora gli acini e svolge la sua attività trofica esclusivamente all'interno degli stessi acini, passando da un acino all'altro senza esporsi molto all'esterno;
- la larva della tignola rigata mangia gli acini all'esterno con versamento del succo linfatico e creando, nella parte centrale del grappolo, un ambiente completamente disfatto, con presenza di escrementi, fili sericei, marcescenza e sviluppo di diverse specie di muffe;
- la crisalide della tignola si forma all'esterno del grappolo, essenzialmente nel terreno e in alcuni anfratti del ceppo;
- la crisalide della tignola rigata viene riscontrata anche nell'ambiente disfatto del grappolo insieme alle larve di diverse età.
Il controllo della tignola rigata va effettuato sin dalle prime infestazioni, al fine di evitare l'incremento della popolazione delle larve e, comunque, pone alcune difficoltà sulle varietà con grappoli serrati e per l'impossibilità di intervenire poco prima della raccolta. Pertanto, il monitoraggio deve essere cadenzato in modo tale da consentire di individuare le prime penetrazioni delle larve nella parte interna del grappolo, bloccandole con specifici interventi, per giungere alla fase di maturazione con una entità di popolazione molto bassa.
I prodotti utilizzati nei confronti della L. botrana risultano validi anche per tale fitofago, preferendo prima della raccolta prodotti a base di Bacillus thuringiensis.
Fillossera della vite (Daktulosphaira vitifoliae)
Non è strano parlare di monitoraggio della fillossera su uva da tavola, in quanto da alcuni anni la sua presenza sembra aumentare progressivamente sulla parte aerea delle varietà europee, costringendo in alcuni casi le aziende ad effettuare interventi specifici.
La fillossera è un afide e presenta un ciclo abbastanza complesso che si svolge sia sulle radici sia sulle foglie, provocando reazioni dei tessuti vegetativi con formazione di numerose galle che racchiudono nell'interno le forme giovani dell'insetto. La possibilità di trovare dei portinnesti americani e varietà europee da innestare non suscettibili a tale fitofago ha consentito in passato di risolvere tali infestazioni. L'evoluzione delle specie e la loro adattabilità alle esigenze di sopravvivenza hanno permesso, come da indicazioni espresse da ricercatori, ad alcuni genotipi la possibilità di adattarsi alle varietà europee attaccando le foglie ma anche di completare il ciclo biologico sulla parte aerea senza interessare le radici.
Tutto ciò ha determinato un lento ma continuo incremento di tali genotipi che in alcune zone hanno superato la soglia di tolleranza, determinando infestazioni consistenti sulle giovanissime foglie con conseguente preoccupazione tra i viticoltori.
La diffusione non è ancora generalizzata ma le segnalazioni dei tecnici sono sempre più frequenti, specialmente nell'Arco Jonico e nel Barese. Le varietà interessate sono diverse senza ancora una identificazione precisa di cultivar più o meno sensibili. Il monitoraggio deve riguardare il vigneto interessato, ma anche le zone limitrofe per individuare l'eventuale presenza di viti abbandonate o ricacci di portinnesti lungo i bordi delle strade che possono ulteriormente incrementare la popolazione della fillossera.
Nelle "Norme di difesa ecosostenibile" non è ancora stata inserita tale avversità, ma trattandosi anche di un parassita da quarantena, in caso di necessità documentata dal monitoraggio, è possibile utilizzare un prodotto registrato per tale fitofago a base di Acetamiprid, rispettando le limitazioni d'impiego previste.