Fonte: periodico "Terra e Vita"
Articolo a cura di Tiziano Galassi e Mauro Boselli
Monitoraggi, trattamenti localizzati, reti: se la conosci non la eviti ma la contieni.
Negli ultimi anni la difesa insetticida di alcune colture frutticole nell'Italia settentrionale è stata sconvolta dall'arrivo della cimice asiatica (Halyomorpha halys). Ritrovata per la prima volta nel modenese, nel 2012, ha impiegato pochi anni per diventare un pericoloso fitofago in grado di determinare danni molto consistenti in Emilia Romagna, soprattutto su pero già a partire dal 2015.
H. halys, specie estremamente polifaga, in Italia sta causando danni gravi anche su pesco, che sembra la specie preferita, nocciolo, actinidia e su diverse colture erbacee e ortive.
L'arrivo al Sud
Nel 2018 si segnalano danni anche su ciliegio e albicocco. In altri Paesi sono stati segnalati danni anche su olivo. Su vite l'insetto si è insediato in maniera importante, ma al momento non si rilevano problemi sulla qualità dei vini, potrebbe essere però più dannoso per l'uva da tavola. In questi ultimi mesi si è ulteriormente diffusa sul territorio nazionale e anche in Puglia è facile ritrovare adulti di H. halys in prossimità delle abitazioni, alla ricerca di un rifugio per svernare. In questi territori di recente colonizzazione può essere utile capitalizzare le esperienze del Nord Italia.
La chimica non è risolutiva
Dove, per l'impostazione della difesa, si sta dimostrando opportuno un approccio complessivo che tenga conto delle colture presenti, della loro suscettibilità agli attacchi, dei possibili siti di svernamento.
Una volta accertata l'area con una presenza significativa del fitofago può essere opportuno effettuare trattamenti localizzati, ripetuti sui bordi dei campi da proteggere con l'esecuzione di un minor numero di trattamenti nelle parti centrali dei frutteti.
In questi anni sono stati valutati numerosi prodotti, ma al momento non sono stati individuati insetticidi in grado di risolvere la problematica.
In Europa è stata recentemente limitata in maniera consistente la disponibilità di agrofarmaci, ma, nel caso specifico, non sembra che siano stati vietati prodotti in grado di risolvere il problema.
Le sostanze attive che hanno dimostrato una maggiore attività nei confronti della cimice asiatica sono clorpirifos metile, limitato comunque nel numero delle applicazioni annue, acetamiprid, impiegabile al massimo due volte all'anno e l'etofenprox. Meno impiegati sono gli altri piretroidi registrati, la cui applicazione potrebbe, nel tempo, favorire lo sviluppo degli acari fitofagi. I trattamenti insetticidi hanno fornito i migliori risultati se eseguiti nelle ore più fresche della giornata, quando l'insetto è meno mobile.
Reti anti-insetto
Tra le diverse strategie di difesa praticabili ha dimostrato un certo interesse l'uso delle reti antinsetto che, integrate con le reti antigrandine, hanno consentito di limitare la diffusione della cimice nei frutteti. In corso di valutazione l'attività di possibili predatori e parassitoidi su cui impostare eventuali programmi di lotta biologica ma, a causa delle normative che vietano l'introduzione di parassiti esotici, nel breve periodo non si possono prevedere positive soluzioni del problema.
Un piano in sette mosse
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