Mosaico giallo (Barley yellow mosaic - Baym) Avversità >>

Fonte: Malattie dei cereali a paglia - Regione Lombardia

Agente causale: 

I virus del mosaico giallo (BaYMV) e del mosaico moderato (BaMMV) appartengono alla famiglia dei Potyviri­dae, e al genere Bymovirus. Sono virus filamentosi trasmessi da funghi in modo persistente e distinguibili sulla base di reazioni sierologiche e delle loro caratteristiche biologiche. Dal 1990 è nota una terza forma (BaYMV - 2) riscontrata nel Nord della Francia e originata da una mutazione di BaYMV. Entrambi i virus sono provvisti di particelle filamentose flessuose con due lunghezze predominanti di 275-290 e 550-600 nm.

Organi della pianta colpiti: 

Intera pianta.

Pianta ospite: 

Orzo.

Sintomi:

Per BaYMV e BaYMV - 2 si manifestano durante il periodo invernale, si attenuano a partire dalla fine di febbraio e tendono a scomparire con l'innalzarsi delle temperature (20°C). I sintomi di BaMMV, invece, si esprimono in genere all'inizio di febbraio, al crescere delle temperature medie, e restano evidenti fino a fine marzo-inizio aprile. Le piante colpite mostrano dapprima maculature clorotiche rotondeggianti, di piccola dimensione e ben visibili in trasparenza, dando alla foglia il caratteristico aspetto mosaicato.

 

Le aree clorotiche tendono poi a confluire, originando delle striature gialle parallele alle nervature. Oltre alle alterazioni di colore, le foglie presentano in genere i bordi leggermente arrotolato verso la pagina superiore ed un portamento diretto verso l'alto, un po' «rigido». In alcuni casi si può avere il disseccamento prematuro delle foglie basali e la necrosi della porzione apicale. Ai sintomi sulle foglie si accompagna successivamente un limitato sviluppo della pianta, che presenta minor accestimento e taglia ridotta, un ritardo nella spigatura (2-3 giorni), la sterilità della spiga e semi striminziti.

Diagnosi: 

La virosi in generale, per un esperto, è di facile identificazione al manifestarsi della sintomatologia tipica sulle foglie. La matematica certezza dell'identificazione delle tre entità virali si può avere, tuttavia, solo attraverso analisi di laboratorio quali: immunomicroscopiaelettronica (ISEM), test immu­noenzimatico (ELISA), analisi del DNA mediante reazione poli­merasica a catena (PCR).

Danni e importanza economica in Italia: 

L'entità dei danni dipende dalla suscettibilità varietale e dall'andamento climatico invernale. In alcune annate con inverno molto freddo la riduzione di produzione delle piante colpite di varietà suscettibili può raggiungere perfino 1'80%. In generale la presenza della virosi induce una maggiore sensibilità al freddo, con conseguente mortalità delle piante, un minor accestimento e sviluppo in altezza (la taglia della pianta si riduce mediamente del 30-50%), una riduzione della fertilità della spiga e del peso del seme. La malattia è diffusa a macchia di leopardo in tutta l'Italia settentrionale, con maggiore diffusione in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Ciclo vitale e modalità di diffusione: 

Le entità virali responsabili del «mosaico giallo» sono diffuse in natura esclusivamente dal protozoo plasmodioforale Polymixa graminis, provvisto di zoo-spore biflagellate, a parassitismo obbligato e a localizzazione esclusivamente ipogea. Polymixa graminis si trova comunemente nei terreni coltivati a cereali, di cui è ospite esclusivo e, una volta acquisito il virus, ne diventa il vettore. Il ciclo del complesso vettore-virus inizia con la formazione dei cistosori, organi di conservazione di Polymixa graminis che assicurano la sua sopravvivenza, unitamente a quella del virus, da una stagione all'altra e sono il mezzo per la diffusione della malattia. I cistosori possono conservarsi anche per molti anni nel terreno (10-20 anni), assicurando la sopravvivenza nel tempo della malattia e favorendo l'incremento del suo potenziale d'inoculo. I cistosori, stimolati dagli essudati radicali delle giovani piantine, liberano le zoospore virulifere che, favorite dall'umidità del terreno e da temperature di 12-16 °C, si fissano ritirando i flagelli sui peli radicali e le radici, ed emettono uno stiletto con cui perforano la parete cellulare dell'ospite riversandosi nelle cellule dello stesso. Successive moltiplicazioni agami­che di Polymixa graminis liberano nuove zoospore, che contribuiscono al trasferimento del vettore e del virus ad altre radici dello stesso ospite o a piante. Il virus si trasferisce dalle radici alle foglie, ove si localizza nei cloroplasti e si replica, provocandone la distruzione. In un secondo momento le entità virali migrano dalle foglie nuovamente nelle radici, localizzandosi nei nuovi cistosori che saranno liberati nel terreno in seguito alla degenerazione dei tessuti radicali, chiudendo così il ciclo epidemiologico.

 

La disseminazione del complesso vettore-virus (cistosori) avviene tramite trasferimento di particelle terrose da un appezzamento all'altro per opera del vento e, soprattutto, dell'acqua di irrigazione, prelevata dai canali nei quali si raccoglie quella proveniente dai terreni infetti, e mediante il passaggio delle macchine operatrici durante le lavorazioni del terreno. Per questo motivo la malattia si manifesta inizialmente a chiazze, che nel tempo tendono ad allungarsi.

 

Le differenze fondamentali che caratterizzano le due entità virali sinora presenti in Italia, BaYMV e BaMMV, a parte quelle di natura fisica e biochimica, risiedono nella regolazione dell'espressione dei sintomi mediante la temperatura. BaYMV, infatti, è inibito da temperature superiori ai 20°C e, quindi, è prevalente nei mesi di gennaio-febbraio, mentre BaMMV si sviluppa anche a temperature di 24-26°C ed è prevalente sulle colture infette sino a tutto aprile-inizio di maggio. Oltre queste temperature i due virus sono completamente inibiti e le nuove foglie che si sviluppano sono perfettamente sane. Il virus si manifesta nelle colture con ingiallimenti a chiazze irregolari, di dimensioni variabili, spesso collegati ad altre cause. Nel corso degli anni tali ingiallimenti progrediscono nel senso delle lavorazioni e questo perché, da piccoli focolai d'infezione, la malattia progredisce in funzione dell'accumulo del potenziale d'inoculo, a sua volta dipendente dalla frequenza con cui l'orzo ritorna sullo stesso terreno.

Condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia: 

Terreno contaminato e impiego di varietà suscettibili. Queste due condizioni sono i presupposti per lo sviluppo della malattia, che è favorita inizialmente da una rapida crescita dell'apparato radicale, da temperature miti e da buona o elevata umidità del terreno che favorisce la mobilità del vettore. Ad infezione avvenuta, la massima espressione della sintomatologia tipica sulle foglie è accompagnata da basse temperature, alternate a temperature più miti.