Tignola rigata (Cryptoblabes gnidiella) Avversità >>

Articolo estratto dal periodico "Uva da tavola"
Articolo a cura di Antonio Guario - Agronomo Fitoiatra

Descrizione

Questo microlepidottero, individuato inizialmente nell'areale a confine tra le province BAT Foggia, è ormai diffuso in tutte le zone pugliesi e la sua elevata polifagia (circa 80 piante ospiti appartenenti a 40 differenti specie botaniche) gli consente di incrementare ogni anno la popolazione.

 

Il monitoraggio per tale fitofago assume importanza fondamentale in quanto, in molti casi, non si riesce a individuarlo sin dalle prime fasi di attacco. Sui grappoli la sua collocazione è nella parte interna e, il più delle volte, i sintomi si rendono visibili solo successivamente, con il rilievo degli acini marcescenti.

 

Identificazione dei sintomi

Sulle uve da tavola si riscontrano rosure superficiali degli acini, con conseguente fuoriuscita del succo linfatico e insediamento di muffe e marciumi acidi. Ulteriore criticità posta dalla tignola rigata è il periodo in cui determina i maggiori danni, che coincidono con l'approssimarsi della raccolta, per cui la gestione degli interventi diventa problematica per i tempi di carenza da rispettare. Nelle zone pugliesi le catture sono crescenti da luglio e raggiungono il massimo a fine settembre-inizio ottobre ma è possibile riscontrare dei picchi anche in agosto.

 

L'attività di monitoraggio deve essere impostata sia sul rilevamento degli adulti, con trappole feromoniche, che con rilievi visivi sui grappoli. Le trappole devono essere installate già dal mese di giugno per meglio conoscere la dinamica della popolazione nell'area di coltivazione, ma anche per valutare con maggiore attenzione l'infestazione sui grappoli.

 

L'identificazione di Cryptoblabes gnidiella può essere fatta sia sulle larve, per la presenza di una banda scura longitudinale, sia sugli adulti maschi per la presenza sul terzo antennomero di un processo corniforme.

Sul grappolo è possibile confondere la presenza della tignola rigata con la tignoletta (Lobesia botrana), ma per alcuni particolari è possibile riuscire a identificare con maggiore sicurezza la C. gnidiella:

  • la larva della tignoletta perfora gli acini e svolge la sua attività trofica esclusivamente all'interno degli stessi acini, passando da un acino all'altro senza esporsi molto all'esterno;
  • la larva della tignola rigata mangia gli acini all'esterno con versamento del succo linfatico e creando, nella parte centrale del grappolo, un ambiente completamente disfatto, con presenza di escrementi, fili sericei, marcescenza e sviluppo di diverse specie di muffe;
  • la crisalide della tignola si forma all'esterno del grappolo, essenzialmente nel terreno e in alcuni anfratti del ceppo;
  • la crisalide della tignola rigata viene riscontrata anche nell'ambiente disfatto del grappolo insieme alle larve di diverse età.

 

Il controllo della tignola rigata va effettuato sin dalle prime infestazioni, al fine di evitare l'incremento della popolazione delle larve e, comunque, pone alcune difficoltà sulle varietà con grappoli serrati e per l'impossibilità di intervenire poco prima della raccolta. Pertanto, il monitoraggio deve essere cadenzato in modo tale da consentire di individuare le prime penetrazioni delle larve nella parte interna del grappolo, bloccandole con specifici interventi, per giungere alla fase di maturazione con una entità di popolazione molto bassa.