Fonte: periodico "Uva da tavola"
Articolo a cura di Teresa Manuzzi
Intervista alla dott.ssa Annamaria Fanelli - Graper
L'introduzione di nuove tecnologie a supporto delle aziende e il corretto utlizzo della pratiche agronomiche hanno fatto la differenza in una stagione complessa a causa dell'andamento meteorologico.
La stagione 2018 dell'uva da tavola è stata segnata dal maltempo - piogge abbondanti, umidità relativa alta e persistente, grandine, sbalzi termici, ecc. - che ne hanno indubbiamente complicato l'andamento. Tuttavia, sebbene in alcune zone il prodotto sia stato realmente danneggiato dalle condizioni climatiche avverse, la qualità delle uve da tavola pugliesi, grazie anche alla professionalità e alle competenze di produttori e tecnici, è rimasta elevata.
Di contro, per buona parte della stagione si sono registrate quotazioni non soddisfacenti, complice l'alto carico produttivo, il modesto consumo e la moderata domanda generata dal mercato. Per saperne di più sulla problematiche che hanno caratterizzato l'attuale stagione, Uva da Tavola Magazine ha intervistato la dott.ssa Annamaria Fanelli, agronomo di Graper, società che offre servizi di consulenza agronomica in viticoltura.
"Quanto accaduto in Puglia durante questa difficile stagione per le uve rispecchia anche quello che si è verificato in Sicilia" esordisce la dott.ssa Fanelli. "In campo i primi problemi si sono registrati sin dall'inizio della primavera.
Proprio nel corso di questi mesi, infatti, abbiamo avuto importanti precipitazioni dopo una partenza veloce e repentina delle piante, ragion per cui le aziende si sono ritrovate in seria difficoltà nel gestire le operazioni colturali. Infatti, il mese di aprile, ci ha regalato delle temperature medie abbastanza alte, che hanno permesso alle piante di germogliare molto rapidamente, ma le successive copiose piogge hanno contribuito a rendere più suscettibili i vigneti ad alcuni patogeni come l'oidio e la peronospora".
Il tecnico spiega che in quel periodo molte aziende non sono riuscite a mettere in pratica le idonee pratiche agronomiche necessarie, a causa dei tempi molto serrati: "diversi produttori non sono stati in grado di portare a termine per tempo diverse operazioni colturali. Questo ritardo, unito ai ritorni di freddo e all'ambiente molto umido, ha determinato l'insorgere di patogeni. Le fioriture su alcune varietà precoci con semi non sono avvenute in maniera ottimale e questo ha favorito, a discapito della qualità delle uve, la necessità di un maggiore diradamento manuale (acinino)".
In diverse aziende agricole in cui Graper offre assistenza tecnica, si utilizzano stazioni agrometeorologiche per gestire l'irrigazione: "qualche giorno fa (inizio settembre, ndr) ho controllato quanta pioggia c'è stata nei mesi che vanno da maggio ad oggi.
Nel tarantino ci sono zone in cui sono stati registrati 250 mm, nel Sud Est barese, invece, abbiamo avuto 160 mm. Questo è un dato importante che ci permette di capire come sta cambiando il clima".
L'agronomo spiega che i cambiamenti climatici ormai sono in atto in tutte la parti del Mondo per cui non è più sufficiente al termine di questi eventi richiedere solamente la cosiddetta "calamità naturale". Tutto il comparto è chiamato ad adeguarsi al cambiamento in atto e i produttori che vogliono continuare a produrre un prodotto di qualità sono obbligati a mettere in campo pratiche agronomiche sostenibili che consentano di gestire tali problemi. "È necessario coprire con i film plastici tempestivamente i vigneti, effettuare per tempo le necessarie pratiche colturali quali potatura verde e defogliazioni, gestire al meglio l'acqua per l'irrigazione, investire in tecnologia, usando software per modelli previsionali e calcoli dei bilanci idrici. Riferendomi alle nuove tecnologie, credo sia molto importante che i produttori comincino ad introdurle nelle proprie aziende. In futuro ci ritroveremo ad affrontare sempre più spesso questo genere di difficoltà e non possiamo non cautelarci. Il nostro territorio è vocato per la produzione di uva da tavola, dobbiamo lavorare per mettere in campo nuovi metodi sostenibili che ci consentano di gestire la coltura in maniera diversa rispetto a quello che si è sempre fatto, per prendere decisioni migliori".
Spesso si tratta di accortezze, come la realizzazione di un impianto con sesto più largo che permette un maggiore arieggiamento e un migliore ingresso di luce nei vigneti, minime lavorazioni o inerbimenti permanenti per il terreno, impianti idrici che ottimizzano gli interventi irrigui. Queste sono solo alcune delle operazioni che consentono alle aziende agricole di gestire la vigna in modo più efficiente e sostenibile.
Oidio [vai alla scheda]
Tra la fioritura e l'allegagione si sono verificati i primi problemi di oidio.
Oltre alle condizioni climatiche, le cause che hanno portato alla proliferazione del patogeno sono da ricercare nella conduzione agronomica dell'impianto: "come detto, molte uve erano ancora tra le foglie nel momento in cui sono stati effettuati i trattamenti antioidici e l'agrofarmaco non riusciva a raggiungere il frutto per l'elevata quantità di vegetazione. Il vigneto ha accelerato i suoi processi fisiologici e il produttore non è riuscito ad effettuare tempestivamente le operazioni di defogliazione.
È noto che nella fase dell'allegagione il fungo è molto presente e la suscettibilità al patogeno è molto alta. Mi rifiuto di credere che i produttori non abbiano adottato le giuste strategie preferendo il risparmio di acqua e prodotto, trattando a file alterne. Infatti, considerando la presenza massiccia di foglie sarebbe stato chiaro che questo tipo di azione avrebbe comportato solo un danno al vigneto".
La dott.ssa Fanelli ribadisce l'importanza di una corretta strategia antioidica: "oltre all'utilizzo delle giuste sostanze attive è anche fondamentale l'adozione di pratiche agronomiche che permettano al prodotto di arrivare sui grappoli.
L'apertura dei germogli e le defogliazioni prefiorali sono fondamentali".
Peronospora [vai alla scheda]
Le ripetute piogge e l'elevata umidità relativa verificatesi nella prima parte della stagione hanno favorito la sporulazione del fungo. Il tecnico spiega: "le aziende dove non si effettuano le lavorazioni del terreno o si fa minima lavorazione sono riuscite ad intervenire tempestivamente contro il patogeno senza problemi. Nei vigneti condotti in modo tradizionale, invece, nei giorni in cui si sono registrate precipitazioni abbondanti e frequenti era impossibile effettuare gli interventi chimici a causa dei terreni inondati. Il patogeno così ha avuto modo di svilupparsi più velocemente e in alcuni impianti scoperti le infezioni sono state importanti".
La pressione della malattia nell'attuale stagione è stata molto alta a causa di piogge ripetute che hanno comportato una continua bagnatura della vegetazione.
"La campagna è stata molto dura ed impegnativa anche per noi tecnici di campo, perché oltre a badare alla strategia da attuare per contenere i problemi fitosanitari, abbiamo dovuto pensare anche al futuro commerciale delle uve e ai potenziali problemi che i produttori avrebbero dovuto affrontare una volta cominciata la raccolta. I nostri clienti vendono il proprio prodotto su mercati nei quali non è possibile superare i 4-5 principi attivi. Siamo stati costretti a stravolgere le strategie per riuscire a compensare anche questo tipo di problema".
Muffa grigia [vai alla scheda]
Dopo la peronospora è comparsa anche la muffa grigia, che ha interessato sia le uve senza semi che quelle con semi.
"Anche per questo patogeno le strategie tecnico-agronomiche si sono rivelate fondamentali. Con una corretta gestione dell'acqua, la pianta ha un vigore diverso e reagisce in maniera diversa alla botrite".
Il controllo degli apporti idrici è infatti fondamentale per il controllo della muffa e di tutte le malattie fungine.
"Ci sono dei vigneti in cui, grazie agli accorgimenti prima elencati (sesto più largo, ecc.), si è riusciti a gestire la malattia in modo ottimale. Diversamente, in alcuni impianti più tradizionali i problemi sono stati ingenti. Sulla base dei vigneti che seguo, distribuiti in diversi areali della Puglia, posso affermare che nel mese di agosto la zona dell'Arco Jonico è stata molto più colpita rispetto a quella del barese.
Da ferragosto in poi nel tarantino ha piovuto per due settimane quasi ogni giorno. In quella zona, per le uve pronte al taglio la situazione è stata sicuramente critica".
Cracking e marciumi [vai alla scheda]
Le piogge abbondanti verificatesi nei diversi areali pugliesi hanno portato alla formazione di cracking (o spacco), in seguito al quale si sono insediati i marciumi. Tale problema ha causato un aumento dei costi di produzione per le continue operazioni di toelettatura del grappolo, nonché una riduzione della qualità delle uve. "Per prevenire o ridurre lo spacco, importante è la gestione dell'irrigazione, associata all'utilizzo di strumenti per gestire correttamente gli apporti idrici, al fine di impedire un forte aumento della pressione di turgore all'interno della bacca che causa la fisiopatia".
Inoltre, tutte le condizioni ambientali (piogge, umidità elevate, escursioni termiche pronunciate, ecc.) e agronomiche (irrigazioni eccessive alternate a periodi di assenza di acqua, incisione, eccessivo utilizzo di fitoregolatori) sono favorevoli all'insorgenza del cracking.
Oltre alla suscettibilità varietale, importanti sono anche le condizioni climatiche che si verificano nelle settimane successive alla fioritura e che influenzano lo spessore dei tessuti dell'acino.
Basse temperature e periodi prolungati di umidità durante l'allegagione portano alla formazione di tessuti più sottili e di conseguenza a bacche più suscettibili allo spacco.
Disseccamento del rachide [vai alla scheda]
In alcuni vigneti in questa stagione si è manifestato il disseccamento del rachide."Tra i diversi fattori che provocano la fisiopatia vi ritroviamo anche la cattiva gestione dell'acqua.
In un'annata in cui è stato difficile gestire e controllare correttamente gli apporti idrici abbiamo riscontrato la presenza di disseccamento su diverse cultivar. L'innovazione varietale potrebbe aiutare anche i produttori a gestire meglio problemi come questo".
Tripide estivo e fillossera [vai alla scheda]
"Questi insetti sono presenti sul territorio da anni", spiega il tecnico. "Soprattutto sulla fillossera sono in atto degli studi in tutta Italia perché l'insetto sta causando problemi sia su vite da tavola che da vino". In merito al tripide, l'utilizzo di un ridotto numero di molecole legato alle richieste commerciali della GDO ha fatto sì che l'insetto sviluppasse resistenze ad alcune sostanze attive e questo ne ha favorito la proliferazione. "Per combattere gli insetti non ci sono molte innovazioni, ma sono sicura che in futuro ci saranno nuove tecnologie che ci consentiranno un maggiore controllo".
Rugginosità o "macchia"
La rugginosità degli acini, nota anche come "macchia", che in alcuni casi si manifesta sulle bacche di uva da tavola (in particolare della varietà Italia, ndr) è un imbrunimento polifefenolico.
"Su acini colpiti da imbrunimento si manifesta un assottigliamento dell'epidermide che può portare alla formazione di cracking" .
Conclusioni
La dott.ssa Fanelli conclude con alcune riflessioni: "sono convinta che si possa fare ancora viticoltura da tavola in Pu¬glia, introducendo tecniche agronomiche sostenibili diverse da quelle tradizionali con l'utilizzo di nuove tecnologie a supporto di tecnici e produttori. Solo in questo modo la Puglia potrà continuare ad essere leader nazionale nella produzione di uva da tavola. Molte sono le aziende che hanno già deciso di investire in innovazioni tecnologiche e questo ha consentito loro di offrire un prodotto dagli elevati standard qualitativi anche in una stagione così difficile".